Caruana: inchiesta pubblica, Stato responsabile morte

(ANSA) – LA VALLETTA, 29 LUG – “Lo Stato dovrebbe assumersi
la responsabilità dell’assassinio” di Daphne Caruana Galizia, la
giornalista maltese uccisa con una bomba piazzata nella sua auto
il 16 ottobre 2017 che invece di essere protetta è stata esposta
ai suoi nemici da un governo corrotto i cui “tentacoli” sono
arrivati fino ai vertici della polizia.
    Sono inequivocabili le conclusioni del rapporto finale
dell’inchiesta pubblica condotta – dopo le fortissime pressioni
del Consiglio d’Europa – da una commissione composta dagli ex
presidenti del Tribunale Michael Mallia, Joseph Said Pullicino e
Justice Abigail Lofaro e conclusa la primavera scorsa. Lo scopo
della inchiesta pubblica, durata quasi due anni nei quali sono
stati chiamati a testimoniare in drammatiche audizioni anche
l’ex premier Joseph Muscat, l’ex capo di gabinetto Keith
Schembri e l’ex ministro dell’Energia e poi del Turismo Konrad
Mizzi (l’unico che ha rifiutato di rispondere in aula), era
quello di stabilire se lo Stato maltese avesse fatto tutto il
possibile per proteggere la giornalista e poi perseguire i
responsabili dell’omicidio.
    Lo Stato, hanno scritto i giudici nel rapporto di 437 pagine
pubblicato integralmente dai media maltesi e trasmesso ieri
prima al primo ministro Robert Abela (che stamani ha già
autorizzato la diffusione pur avendo otto giorni di tempo) poi
alla famiglia Caruana Galizia, “ha creato una atmosfera di
impunità, generate dai più alti livelli dell’amministrazione
all’interno dell’Auberge de Castille (la sede del governo
maltese alla Valletta), i cui tentacoli si sono diffusi nelle
altre istituzioni, come la polizia e le authority regolatorie
portando al collasso dello stato di diritto”.
    L’inchiesta giudiziaria, tuttora in corso, ha avuto
un’improvvisa accelerazione nell’estate 2019 (a quasi due anni
dall’arresto dei tre esecutori materiali) con l’individuazione
dell’intermediario di morte, Melvin Theuma, che a cascata ha
portato all’arresto del tycoon Yorgen Fenech come mandante, alla
caduta del governo Muscat e, a febbraio scorsa, quello dei
capimafia locali che fornirono l’ordigno. Dalle indagini sono
spuntate una serie di altre inchieste per corruzione e
riciclaggio che hanno portato all’arresto di Keith Schembri.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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