(ANSA) – BOGOTÀ, 17 GEN – Almeno 145 difensori dei diritti
umani sono stati assassinati in Colombia nel 2021: una cifra in
calo rispetto all’anno precedente ma che conferma la
recrudescenza della violenza nel Paese dall’accordo di pace del
2016, secondo l’ufficio del Difensore del popolo.
Nel 2021 sono stati registrati “145 omicidi di leader sociali
o difensori dei diritti umani”, ha affermato in un comunicato
stampa l’ente pubblico che vigila sul rispetto dei diritti umani
nel Paese. Nel 2020 erano stati registrati 182 omicidi. Secondo
il Difensore del popolo 32 rappresentanti indigeni, 16 leader
contadini e sette sindacalisti sono tra le vittime del 2021.
“Condanniamo questi fatti, principalmente dovuti alle azioni
criminali di gruppi armati illegali”, ha dichiarato il difensore
Carlos Camargo, senza fornire dettagli sui presunti autori di
questi attacchi.
Dalla firma dell’accordo di pace con i guerriglieri delle
Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) nel 2016, gli
omicidi contro i leader sociali sono stati ricorrenti. Le
organizzazioni sociali accusano dissidenti delle Farc,
combattenti dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) –
l’ultima guerriglia attiva in Colombia – trafficanti di droga e
gruppi paramilitari di essere dietro le uccisioni.
Particolarmente colpiti sono tre dipartimenti: Antioquia, Cauca
e Valle del Cauca, corridoi del narcotraffico.
La Colombia è uno dei paesi più pericolosi al mondo per gli
attivisti, secondo diverse Ong. Global Witness lo ha
identificato come il più letale per i difensori ambientali (65
morti nel 2020). Il governo del presidente conservatore Ivan
Duque accusa le bande legate alla droga di essere dietro gli
omicidi. La Colombia, il più grande produttore mondiale di
cocaina, sta vivendo il peggior picco di violenza dalla firma
dell’accordo di pace del 2016. (ANSA).
Fonte Ansa.it