Coltura idroponica, cos’è e come funziona

Secondo un rapporto di Markets and Markets il valore globale del mercato dell’agricoltura idroponica nel 2020 toccherà i 9,5 miliardi di dollari, per arrivare a 16,6 miliardi nel 2025. La gran parte di queste cifre si riferisce alla produzione di vegetali per l’alimentazione umana, cioè cibo, mentre una minima parte è relativa alla produzione di piante ornamentali e per fiore reciso. Gran parte delle aziende che si attiva in questo settore d’avanguardia dell’agricoltura, però, ha sede e stabilimenti nella parte più ricca del mondo: Olanda, Canada, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito.

Ma perché c’è tutta questa attenzione, e investimenti per centinaia di milioni di dollari, nei confronti delle colture idroponiche? Cosa hanno di particolare queste coltivazioni rispetto all’agricoltura classica, in piena terra o in serra? E, infine, perché la tecnologia e i sistemi di controllo elettronico sono fondamentali per lo sviluppo delle colture idroponiche?

Colture idroponiche, cosa sono

Per coltura idroponica si intende la coltivazione di una pianta, di qualunque tipo, in un substrato diverso dalla terra e in una condizione di completo controllo: le radici non sono infatti ancorate nel suolo, ma in appositi vasi o sacchetti posti in delle canaline all’interno delle quali c’è solitamente un qualche tipo di materiale inerte e non organico.

A differenza di quanto si possa pensare, però, idroponica non vuol dire coltivazione in acqua (che è un altro metodo, chiamato “acquaponica“): le radici non sono immerse e l’acqua viene erogata con precisione da ali gocciolanti che le bagnano dal basso, solo quando serve realmente. L’acqua poi scorre verso il basso grazie ad una pendenza prestabilita e viene raccolta per essere dispersa o riutilizzata dopo diversi trattamenti.

Poiché le radici non sono nel terreno non hanno modo di nutrire la pianta. Per questo motivo non vengono irrigate con semplice acqua, ma con una soluzione nutritiva studiata per fornire alla pianta tutti i micro e macronutrienti di cui ha bisogno in ogni momento del suo sviluppo: in fase di crescita si somministra più azoto, in fase di fioritura e fruttificazione più fosforo e potassio.

L’acqua in eccesso, quindi, contiene anche la soluzione nutritiva e per questo viene quasi sempre reimmessa in circolo per non sprecare concime (oltre che l’acqua stessa). La soluzione nutritiva deve quindi essere aggiustata in continuazione, in base alla quantità di sali e nutrienti “avanzati” dal ciclo precedente.

I vantaggi dell’agricoltura idroponica

agricoltura idroponica

Il vantaggio principale dell’agricoltura idroponica è che non richiede terra e può essere messa in atto praticamente ovunque (ma con i limiti che vedremo). Con i sistemi più avanzati, inoltre, si riesce ad ottenere delle rese per ettaro molto elevate perché il nutrimento delle piante è praticamente perfetto ed aggiustato in tempo quasi reale, in base alla luce e alle temperature rilevate dai sensori ambientali.

Se l’acqua viene riciclata, poi, paradossalmente una coltura idroponica ha esigenze idriche minori rispetto ad un campo dove la gran parte dell’acqua fornita o evapora per il calore o gronda fino alla falda. Gli elementi chimici e gli eventuali fitofarmaci, anche per questo, non vanno neanche a finire nella falda acquifera, inquinandola.

Gli svantaggi dell’agricoltura idroponica

coltivazione idroponica

Tutto quello che abbiamo descritto, come è facile capire, funziona bene se c’è il massimo controllo e non si lascia nulla al caso. Questo ha spinto molti produttori idroponici a spostare le loro coltivazioni al coperto, di solito in serra o in capannone, dove è possibile isolare le piante dagli agenti atmosferici e dai contaminanti esterni.

Le colture protette, però, hanno consumi energetici superiori a quelli che si sperimentano in pieno campo dove, grazie all’illuminazione del sole, non c’è ad esempio bisogno di usare le lampade a LED. Le colture idroponiche, poi, sono molto veloci ad arrivare a frutto e questo è un bene ma anche un male perché spinge i produttori idroponici a fare più raccolti ogni anno usando lampade e sistemi di riscaldamento in inverno.

Agricoltura per ricchi?

tecnologia agricoltura idroponica

Due cose sembrano quindi imprescindibili per l’agricoltura idroponica: la presenza di acqua e un elevato apporto tecnologico. Questo tipo di colture, quindi, sono difficili da realizzare in zone aride non servite da una rete idrica e dove non ci sono abbastanza capitali da spendere per l’automazione e la digitalizzazione spinta dell’azienda agricola. In altre parole: l’agricoltura idroponica non è una prospettiva facilmente raggiungibile per i Paesi più poveri del mondo.

Una speranza, però, potrebbe arrivare dal generatore di acqua atmosferica “Breathe” realizzato dal Politecnico di Torino. Breathe riesce a produrre acqua in modo simile ad un condizionatore d’aria, ma a temperatura ambiente. La macchina riesce ad assorbire l’umidità ambientale in delle apposite sfere, poi l’acqua viene fatta evaporare tramite dei pannelli solari termici e, una volta ottenuta la condensa, viene fatta scolare in un recipiente e viene filtrata. A questo punto, quindi, è possibile far coltura idroponica ad acqua zero.

Fonte Fastweb.it

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