Come comunicare in caso di disastro naturale

Nella comunicazione dell’emergenza i social network hanno avuto un ruolo sempre più importante negli ultimi anni. Allerte di terremoti, allagamenti e incendi corrono veloci grazie alla rete Internet, fornendo importanti informazioni per gli utenti. Anche molte app per smartphone permettono oggi di comunicare rapidamente in caso di disastri, ma alle potenzialità di questi strumenti c’è un limite invalicabile. La perdita di segnale Internet causata da danni alla rete, oppure l’intasamento delle linee telefoniche per l’aumento degli accessi, impediscono di scambiare informazioni proprio nel momento di maggiore difficoltà e quando ce ne sarebbe più bisogno.

In questi casi, dunque, si riscopre l’importanza delle comunicazioni attraverso la buona vecchia radio. Le forze dell’ordine, come polizia e corpi forestali, e i soccorritori della Protezione Civile si affidano nelle situazioni di emergenza alle ricetrasmittenti, sfruttando le comunicazioni radio a corto e lungo raggio.

Tra questi dispositivi troviamo i walkie-talkie e le ricetrasmittenti PMR446, che consentono di ricevere e inviare messaggi nel raggio di pochi chilometri, e possono essere utilizzati liberamente da qualsiasi utente, come anche le radio CB, conosciute anche come “baracchini”. Le ricetrasmittenti VHF e UHF, invece, sono frequenze destinate a categorie professionali e per essere utilizzate richiedono il pagamento di un canone annuo e speciali autorizzazioni rilasciate dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Il mondo della radio viene considerato oggi un semplice hobby, magari un po’ nostalgico, ma conoscere queste tecnologie di comunicazione e disporre di dispositivi adeguati può rivelarsi utile in caso di disastro, esattamente quanto prepararsi con scorte alimentari o di acqua. Scopriamo allora le differenze tra tipologie di radio frequenze e come utilizzarle in caso di emergenza.

Walkie-Talkie e PMR446 per comunicazioni a corto raggio

I walkie-talkie sono spesso considerati un gioco per bambini, ma si tratta di ricetrasmettitori che sono in grado sia di inviare che ricevere messaggi sfruttando le onde radio. Il primo dispositivo di questo tipo fu inventato negli anni Quaranta dalla Galvin Manufactoring Company, che ora conosciamo come la ben nota Motorola, e venne impiegato nell’ambito delle comunicazioni militari durante la Seconda Guerra Mondiale. I primi walkie-talkie erano dispositivi grandi e venivano portati dai soldati in uno zaino, poi la compagnia sviluppò una versione portatile chiamandola handie-talkie, ma il loro primo nome è quello che li ha resi celebri e rimane il più utilizzato.

Le caratteristiche principali di questi dispositivi sono di essere dotati un canale di comunicazione half duplex e un “punto multiplo”. Questo implica che una radio può inviare un solo messaggio, ma tutti coloro che sono sintonizzati sulla frequenza di trasmissione potranno ascoltarlo. Il funzionamento si basa sulla tecnologia “push to talk“, che prevede una trasmissione asimmetrica in due fasi: si preme un pulsante per parlare, si rilascia per ascoltare.

Il raggio d’azione di questi dispositivi varia da pochi metri a un massimo di qualche chilometro, a seconda della tecnologia di costruzione. Le ricetrasmittenti LPD, cioè Low Power Device, sono le più diffuse per le comunicazioni a corto raggio e non richiedono alcun tipo di licenza o canone da pagare allo Stato per l’utilizzo delle frequenze radio. Si tratta di dispositivi che funzionano su brevi distanze e consentono comunicazioni con un raggio tra 500 metri e 2 chilometri. Il prezzo contenuto le rende ideali da utilizzare in famiglia, ad esempio come gioco per i bambini in casa o per comunicazioni rapide anche tra vicini di casa.

Tra le ricetrasmittenti LPD vi sono anche i PMR 446, ovvero Personal Mobile Radio, che però vantano un raggio superiore d’azione che arriva fino a 5 chilometri. Fino a qualche mese fa, gli utilizzatori della PMR446 erano tenuti ad accedervi solo dopo aver inviato una dichiarazione di utilizzo al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), essere cittadino europeo con più di 14 anni e aver pagato un canone annuo di 12 euro. La normativa però è cambiata con il Decreto Legge per la Semplificazione e innovazione digitale del 16 luglio 2020, che di fatto ha cancellato il canone e aperto l’uso a tutti i cittadini, trasformandole in uno strumento ottimo per la comunicazione tempestiva in caso di emergenza.

Radio CB, la Banda Cittadina per comunicazioni fino a 10 km

radio cb

La “Banda Cittadina” delle radio CB nasce negli Stati Uniti dopo il 1945, per consentire ai cittadini di utilizzare una banda di frequenze radio per comunicazioni personali. Questi apparecchi, soprannominati “baracchini”, sono simili ai walkie-talkie per funzionamento e sono utilizzati soprattutto a scopo radioamatoriale.

Anche i dispositivi di questo tipo non supportano la modalità dual band, quindi per evitare sovrapposizione dei messaggi in arrivo e in uscita, bisognerà rispettare i tempi di trasmissione e ricezione degli altri utenti collegati. I tipi di modulazione ammessi sono la banda AM, FM e SSB e il raggio d’azione di questi dispositivi arriva tra i 5 e i 10 chilometri, ma diminuisce notevolmente in caso di presenza di ostacoli.

Come per le ricetrasmittenti PMR446, a partire dal 16 luglio 2020 le radio CB possono essere utilizzate senza dover dare comunicazioni al ministero, né pagare il canone annuo di 12 euro. Se invece si vuole utilizzare il “baracchino” per diventare un radioamatore, sarà necessario superare un esame organizzato dal Mise per ottenere la patente di “operatore radioamatoriale” e tutte le autorizzazioni necessarie a utilizzare le frequenze, che hanno durata di 10 anni.

Ricetrasmittenti VHF e UHF per le categorie professionali

radio uhf

Se walkie-talkie, PMR446 e radio CB possono essere utilizzate liberamente per comunicare con persone vicine, ci sono altri tipi di ricetrasmittenti che sono riservate a utenti civili e a specifiche categorie professionali che devono essere muniti di specifiche autorizzazioni rilasciate dal Mise. Si tratta delle ricetrasmittenti VHF FM, frequenze a corto raggio utilizzate soprattutto per la comunicazione marittima, e delle ricetrasmittenti UHF FM. L’utilizzo di queste frequenze è riservato solitamente ad ambiti militari e professionali, pertanto è regolato da normative ministeriali ed è soggetto al pagamento di un canone annuo che varia in funzione del numero di frequenze utilizzate.

Fonte Fastweb.it

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