Tra i lavori del futuro con maggiori opportunità di impiego c’è quello del mental coach, o preparatore mentale, una figura professionale che si sta diffondendo sempre di più in Italia e nel mondo e che risponde ai bisogni di tantissime categorie di persone.
Mental coach non ci si improvvisa, ma prima di poter esercitare la professione occorre seguire un intenso percorso formativo che fornisca tutte le conoscenze, le competenze e le soft skills necessarie per poter fare coaching nella maniera più corretta. È opportuno apprendere e interiorizzare un codice etico a cui aderire per il rispetto dei clienti e della professione.
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1. Mental coach: chi è e cosa fa
Il mental coach è un preparatore e un allenatore mentale. Il suo compito è quello di supportare e guidare l’individuo verso una gestione più consapevole della propria vita e un raggiungimento degli obiettivi personali e professionali, allontanando influenze negative esterne, interferenze e pregiudizi. Attinge alla conoscenza di diversi campi disciplinari, tra cui quello delle scienze umane, della fisiologia, della psicologia e della biomeccanica.
Attraverso un’attività di coaching, il professionista porta le persone a scoprire tutte le loro potenzialità personali e gli offre la possibilità di realizzarsi un set di strumenti da utilizzare quotidianamente per rispondere alle sfide e per cogliere tutte le opportunità.
Il suo intervento può migliorare i rapporti all’interno di un team di lavoro e risolvere le criticità nelle aziende e negli ambienti lavorativi.
Rapportarsi con un mental coach è utile soprattutto per coloro che provano un intenso senso di sfiducia verso sé stessi, nelle proprie capacità e nel futuro e che vogliono incrementare il self empowerment. Con un percorso attento, chiaro, preciso e strutturato sulle carenze e sui bisogni della singola persona si può migliorare l’approccio alla quotidianità e al lavoro, incrementando le performance e facilitando il raggiungimento del benessere mentale.
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2. Come diventare Mental Coach
Per diventare mental coach non servono delle competenze tecniche specifiche, ma è importante possedere e sviluppare quelle trasversali che instaurare un rapporto con il cliente (o Coachee), ascoltare e comprendere i suoi bisogni e trasmettergli gli strumenti che gli servono per poter affrontare imprevisti e incrementare le proprie performance.
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3. Corsi
Quella del mental coach è tra le professioni del futuro e offre spazi e opportunità lavorative interessanti. Tanti sono i corsi nati negli ultimi anni per formare le persone e renderle in grado di fare coaching con professionalità e una preparazione forte.
Spesso sono composti da parte teorica, in cui si apprendono le basi della comunicazione, del dialogo, dell’individuazione degli obiettivi, tecniche e metodologie, e da una parte pratica, in cui le conoscenze apprese in aula possono essere consolidate, esercitate e trasformate in competenze.
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4. Sviluppare le soft skills di base
Se non sono richieste competenze tecniche, per diventare mental coach è necessario essere in possesso di preziose soft skills. La flessibilità è essenziale per adattarsi a contesti sempre nuovi e per poter modificare il proprio approccio adattandolo al Coachee.
L’empatia è importante per poter comprendere fin da subito i reali problemi della persona che si ha di fronte e quali sono gli elementi che lo influenzano negativamente e che devono essere rimossi. Sono necessarie abilità comunicative e capacità di leadership.
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5. Apprendimento del codice etico
I mental coach devono conoscere e rispettare il codice etico e deontologico della professione. Non utilizza strumenti diagnostici per individuare disturbi psicologici, ma stimola l’auto-apprendimento della persona. Non ha fini terapeutici e riabilitativi. Non interviene su caratteristiche personali e aspetti caratteriali della persona, me cerca di migliorare il suo approccio alla quotidianità e al lavoro.
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6. Esperienza e specializzazioni
L’esperienza è importante per imparare a destreggiarsi tra le diverse situazioni e problematiche dei clienti. I mental coach possono specializzarsi in determinati ambiti e operare in contesti differenti. Ad esempio, possono rapportarsi principalmente con atleti, team di lavoro, business manager, e così via.
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7. Mental Coach e rapporto con il cliente
Il coaching è basato su un intenso dialogo motivazionale tra il preparatore mentale e il suo cliente. Per ottenere risultati vi deve essere fiducia, stima e rispetto reciproco. L’ascolto attivo è fondamentale: il coach deve prestare attenzione, non interrompere e porre domande solo per richiedere spiegazioni e approfondimenti.
Il coach non deve fornire al cliente soluzioni già pronte, basate sulla propria esperienza, ma guidarlo verso la ricerca di risposte personali. Per garantire una sessione efficace non deve assumere un atteggiamento giudicante, deve rimuovere tutte le barriere d’ascolto e comunicative e creare un’atmosfera in cui ci si senta liberi di esprimere ogni dubbio o insicurezza.
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8. L’applicazione del modello GROW
I mental coach possono utilizzare tecniche e modelli per rapportarsi al proprio assistito. Il modello GROW è uno dei più diffusi ed efficaci. Consiste nel portare l’individuo a raggiungere un obiettivo focalizzando su quello tutte le attenzioni.
GROW è un acronimo che sta per Goals, Reality, Options e Will. Sono i quattro aspetti sui quali ci si concentra durante le sessioni di coaching se si adotta questo modello. Si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere, si raccolgono informazioni sulla realtà, si valutano tutte le opzioni possibili e si stabilisce un preciso piano d’azione.
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Fonte Fastweb.it