Gli NFT sono uno degli asset del momento, soprattutto se si parla di mondo blockchain e/o di mondo delle criptovalute.
L’acronimo NFT sta per “non fungible token”, traducibile in italiano con “token non fungibili”. Si tratta dunque di una particolare tipologia di token, che però non presenta le classiche caratteristiche di “fungibilità”.
Per capire come creare un NFT occorre innanzitutto avere chiare in mente le caratteristiche di questo particolare bene digitale.
I token generalmente vengono considerati i gettoni delle criptovalute: si tratta infatti di beni digitali che vengono comprati, venduti e scambiati online attraverso la blockchain.
I token sono considerati fungibli, ovvero privi di individualità specifiche. Dunque i token dello stesso valore sono effettivamente interscambiabili, proprio come le monete.
Gli NFT sono invece dei particolari token non fungibli: dei token che quindi presentano caratteristiche all’insegna dell’unicità e della non riproducibilità.
Da questo punto di vista dunque, più che ai gettoni o alle monete, gli NFT assomigliano ai beni tipici del mondo dell’arte. Non a caso, anche gli NFT sono spesso vittime di fenomeni di imitazione, proprio come le opere di grandissimo valore.
Per “fare” un NFT, servono delle competenze specifiche. La creazione dei non fungible tokens richiede infatti diversi passaggi: si comincia con la realizzazione vera e propria, fino ad arrivare all’inserimento in una blockchain e, successivamente, nel wallet di un trader.
Come creare un NFT e inserirlo nella blockchain
I passaggi necessari per fare un NFT sono fondamentalmente tre: il primo riguarda la creazione della risorsa digitale. Il secondo riguarda la trasformazione della risorsa in un NFT. Il terzo riguarda la vendita.
La realizzazione di un non fungible token inizia con la creazione del bene destinato a trasformarsi in un NFT. Deve ovviamente trattarsi di un bene digitale, ma, per il resto, ogni utente è libero di sfruttare al meglio la propria fantasia e le proprie capacità.
In questo momento storico il formato .PNG è sicuramente uno dei prediletti se si parla di crypto art e, più in generale, di token non fungibili nell’ambito delle criptovalute e della blockchain. Detto questo, è anche possibile partire dalla digitalizzazione di un file di testo, come ad esempio un tweet.
Dopodiché si procede con la trasformazione dell’opera in NFT. In linguaggio informatico, i beni digitali sono rappresentati da una stringa di numeri 0 e 1. In informatica infatti ogni bit è rappresentato proprio da uno 0 o da un 1 e rappresenta un’unità di informazione.
Volendo riassumere e semplificare il concetto, si potrebbe dire che i computer lavorano proprio grazie a gigantesche sequenze di 0 e di 1 che arrivano ad altissima frequenza.
Per trasformare un file digitale in un NFT occorre comprimere la sua sequenza rappresentativa, ovvero i bit contenenti tutte le informazioni che lo rappresentano.
La creazione di un NFT inizia con la realizzazione di un bene digitale. Dopodiché si procede con l’hashing.
Per farlo si procede con un processo di nome hashing, che porterà a una stringa più corta di nome hash. L’hash rappresenta un primo, importantissimo elemento di garanzia sia per il creatore dell’NFT che per il suo possibile proprietario futuro.
Una volta creato il non fungible token, arriva quindi il momento di memorizzarlo all’interno di una blockchain, ovvero un registro di transazioni digitale. Questa fase permetterà inoltre di associare all’NFT una marca temporale specifica.
Le diverse blockchain permettono di coniare e caricare NFT con prezzi e contributi differenti. Di solito l’utente deve innanzitutto affrontare i costi base relativi alle spese dimantenimento della criptovaluta.
Dopodiché, potrebbe dovere versare delle commissioni nel momento in cui aprirà il proprio account e il proprio wallet: d’altronde il “portafogli digitale” è un elemento tecnicamente imprescindibile se si vuole fare crypto trading.
Infine è possibile che siano previste delle commissioni ulteriori, da versare nel caso in cui si riuscisse a vendere l’NFT coniato.
Come vendere gli NTF
Una volta scelta la blockchain più adatta alle proprie esigenze, arriva il momento di “coniare” il non fungibel token: il momento in cui il bene digitale viene caricato all’interno del proprio wallet. A questo punto la fase di “creazione” può considerarsi conclusa e non resta che capire come fare a vendere l’NFT appena realizzato.
Anche in questo caso, le blockchain e le criptovalute offrono opzioni di volta in volta diverse tra loro. Detto ciò, l’utente si trova generalmente di fronte a un numero limitato di possibilità di vendita dell’NFT.
In molti casi le possibilità di vendita si articolano in tre macro-categorie: la vendita a un prezzo fisso prestabilito, la vendita con asta a tempo e la vendita con asta senza limiti di tempo.
L’opzione di vendita a prezzo fisso è sicuramente la più rapida e semplice: l’utente individua la cifra a cui vuole vendere l’NFT e si limita ad aspettare un’offerta. In certi casi, la piattaforma potrebbe comunque proporre/imporre un limite temporale, dopo il quale il prezzo andrà ri-trattato.
Le aste a tempo prevedono che l’offerta più alta venga premiata con l’NFT una volta raggiunta la dead line. Infine, le aste senza limiti di tempo mettono il proprietario del non fungible token nella condizione di decidere se vendere o meno il suo asset.
La cosa importante da sottolineare è che, da un punto di vista teorico o sistemico, non esistono limiti al valore che può essere raggiunto da un NFT. La blockchain e le criptovalute infatti tendono a obbedire quasi esclusivamente alla legge della domanda e dell’offerta.
Gli NFT, da questo punto di vista, non sono quindi diversi dai classici token fungibili: se i trader si dimostrano sufficientemente interessati, più il loro valore può letteralmente schizzare alle stelle.
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Fonte Fastweb.it