Come non farsi tracciare dai social

Accedere a internet e navigare in rete: ovunque sono presenti algoritmi di profilazione che leggono i nostri click ed elaborano una nostra immagine virtuale a partire dal nostro comportamento online. Seguendoci passo dopo passo nella nostra vita online, questi piccoli codici consentono alle grandi società di analisi di scoprire le preferenze, le abitudini e ciò che seguiamo, senza farci mai – o quasi – accorgere della loro presenza.

Non sempre però gli algoritmi di profilazione sono cattivi: navigando sui social network queste stringhe ci permettono infatti anche di personalizzare la nostra esperienza online, mostrando principalmente contenuti che potrebbero interessarci rispetto ad altri, poco attraenti o sgraditi. Se volessimo essere noi a decidere? Ecco dunque come fare per tenerli a bada e riprenderci – almeno in parte – la possibilità di decidere secondo la nostra volontà.

Facebook

Gli algoritmi di profilazione di Facebook sono tra i più potenti di tutto il mondo. Con due miliardi di utenti al giorno intenti a navigare sulla piattaforma, la quantità di dati a disposizione di questi calcoli sono potenzialmente infiniti e in grado di mostrare una fotografia istantanea in tempo reale di una fette di pubblico praticamente enorme. Come funzionano però questi algoritmi?

Nel caso specifico di Facebook, il sistema privilegia la visione nella timeline dei contenuti pubblicati dagli amici con cui si è interagito di più. Non valuta dunque la reale amicizia, anche perché non ne avrebbe gli strumenti, ma solo la quantità di clic, tempo di permanenza sul post, e altri valori per decidere il grado di vicinanza tra i due profili. Inoltre, come sottolineato da uno studio interno del 2018 poi interrotto, Facebook tenderebbe a favorire i contenuti più divisivi.

Per questo motivo gli algoritmi di natura mutevole devono essere tenuti sempre sotto controllo, evitando così di mettere in risalto solo post dal tono polemico per attrarre l’attenzione degli utenti. Per evitare di essere inglobati da questi calcoli è possibile giocare con le impostazioni del social network, evitando quindi di leggere ciò che vogliono gli algoritmi ma preferendo ciò che è più di interesse dell’utente. In questo modo si può tornare in possesso del proprio profilo, lontano dall’influenza del cervellone centrale.

Per farlo basta agire sulla timeline, selezionando la visualizzazione in ordine cronologico inverso invece che per interesse. Il corretto procedimento è cliccare sulla voce “Più recenti” nel menu presente a sinistra in home page. In questo modo i post verranno visualizzati a partire dal più recente verso il più datato, semplicemente scorrendo la pagina.

Instagram

instagram

Nato nel 2010, Instagram da parecchio fa parte della stessa famiglia di Facebook ma il comportamento della timeline differisce in maniera profonda dal quello del fratello più grande. Fino al 2016 era infatti possibile impostare su Instagram l’ordine cronologico dei contenuti ma ora non è più possibile, costringendo dunque l’utente che vuole sempre rimanere aggiornato a scorrere all’infinito verso il basso o visitare direttamente il profilo di proprio interesse.

Sebbene non sia possibile dunque saltare a piè pari l’influsso dell’algoritmo, il social network consente di visualizzare quali sono gli utenti con cui si è avuta una minore interazione. È stata però rilasciata all’inizio del 2020 una particolare funzionalità che consente di tenere traccia di quegli utenti che normalmente tendono a comparire poco nella timeline disponibile all’apertura dell’applicazione.

Per farlo, bisogna entrare nel proprio profilo, fare tap sul numero dei follower; nella sezione Account seguiti sono disponibili due categorie: “Utenti con cui hai interagito di meno” e “Utenti mostrati più frequentemente nella sezione notizie”. Scegliendo la prima è possibile accedere direttamente a quei profili, sfogliando tutti i post che non si aveva avuto la possibilità di vedere prima.

Twitter

twitter

Come le due piattaforme precedenti, anche Twitter ha optato per mostrare i contenuti della timeline in un ordine diverso da quello cronologico. Nello specifico, l’opzione del social network si chiama “Tweet più popolari” e si basa sulle preferenze ricevute dal singolo cinguettio in termini di like e retweet, ovvero condivisioni da parte di profili terzi. Il modo per tornare alla versione ordinata della homepage è però molto veloce, sia da browser desktop che da mobile.

Basta infatti fare click o tap sull’icona a forma di stella e selezionare la voce “Mostra i Tweet più recenti” ed ecco che la timeline torna a essere un elenco temporalmente ordinato di messaggi, non più vincolato al successo dei contenuti e agli algoritmi di Twitter. Attenzione, però: vista la natura del social network in questione, la scelta di affidarsi ai contenuti più interessanti potrebbe essere più fruttuosa di scorrere tra i tweet alla ricerca di tematiche specifiche.

Come sempre, vale la regola della libera scelta: ogni utente deve sentirsi libero di sfruttare, a sua scelta, il potere degli algoritmi se può trarne un proprio vantaggio.

YouTube

youtube

Anche se non è un social network vero e proprio, YouTube raduna intorno a sé milioni di utenti che possono unirsi alla community condividendo video o commentando i contenuti pubblicati sulla piattaforma.

Esiste quindi una percentuale di interazione di cui è necessario tener conto, vista l’importanza che ricopre nella vita quotidiana dei navigatori della rete. In questo caso, l’algoritmo potrebbe sembrare nascosto ma in realtà non lo è visto che resta costantemente sotto gli occhi di tutti.

Una volta effettuata la scelta del filmato da visualizzare, YouTube produce una lista di video che si susseguono uno via l’altro davanti agli occhi dello spettatore, suggerito da un algoritmo basato principalmente su di una caratteristica: la natura controversa del contenuto. Cosa significa questo?

È presto detto: una volta visualizzato un video, esagerando un po’ possiamo pensare a degli adorabili gattini o alle ricette di cucina, l’algoritmo di YouTube inizia a spostare l’asticella mostrando uno dopo l’altro contenuti sempre più controversi, basandosi sulle precedenti scelte di altri utenti, aumentando l’interesse sulla tematica e sfruttandolo per mostrare ancora altri filmati e brevi pubblicità prima del loro inizio.

In tutto, la sessione media di un utente sulla piattaforma è di oltre un’ora, un bel contenitore senza alcun dubbio. Adattandosi, questo codice diventa dunque sempre più perverso, con una lista di visioni successive sempre più nera. Esiste però un modo per fermarla.

Basta spegnere l’autoplay, ovvero l’opzione di visualizzazione automatica del video seguente e tornare a scegliere i propri contenuti, senza farsi condizionare dall’algoritmo mutevole di YouTube. Per farlo, basta cliccare sullo switch “Riproduzione automatica“, che nella versione da browser desktop si trova vicino alla lista dei video successivi mentre nell’app è immediatamente sotto il box per l’inserimento dei commenti, per bloccarlo definitivamente.

Fonte Fastweb.it

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