“Sono 8,4 milioni i lavoratori
italiani a rischio per effetto della diffusione
dell’intelligenza artificiale”. La stima è di Confartigianato
che ha analizzato “il grado di esposizione all’Ia del nostro
mercato del lavoro” e avverte: “Il 36,2% del totale degli
occupati subirà l’impatto delle profonde trasformazioni
tecnologiche e dei processi di automazione”.
La maggiore percentuale “di personale in bilico” si registra “nel centro-nord, con in testa la Lombardia (35,2% degli
occupati assunti nel 2022 più esposti a impatto IA), seguita dal
Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%), Campania (25,3%),
Emilia Romagna (23,8%), Liguria (23,5%). In Europa “stanno
peggio di noi Germania e Francia” e spicca il 59,4% del
Lussemburgo.
L’intelligenza artificiale – sottolinea il presidente di
Confartigianato Marco Granelli – è un mezzo, non è il fine. Non
va temuta, ma governata dall’intelligenza artigiana per farne
uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze,
inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo
che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’anima dei
prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel
mondo il made in Italy”.
Se si guarda non ai rischi ma all’Ia come opportunità per le
imprese, l’Italia non è indietro: “Il 6,9% delle nostre piccole
aziende utilizza robot, superando il 4,6% della media europea.
Il 5,3% delle pmi usa sistemi di intelligenza artificiale e il
13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti
nell’applicazione dell’Ia”.
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Fonte Ansa.it