Cosa non dovreste mai postare sui social

I social media in tante occasioni parlano per noi, non necessariamente con una comunicazione non esplicita ma, in alcuni casi, in modo chiaro per chi sa leggere tra le righe. Sono molteplici le pubblicazioni da evitare se si vogliono limitare conseguenze decisamente poco gradevoli, che mettono a repentaglio l’incolumità e i nostri beni più preziosi.

In un mondo totalmente digitalizzato, spesso si agisce senza pensare a cosa potrebbe accadere se tali documentazioni finissero nelle mani sbagliate, rendendocene conto quando ormai è troppo tardi.

Il discorso vale principalmente per Facebook e Instagram, che sono due social praticamente universali e fortemente votati alle immagini, ma ormai si può estendere anche a TikTok e altre piattaforme emergenti che, se usate in modo inappropriato, possono diventare altrettanto pericolose.

Cosa non postare mai sui social? Ecco gli elementi da custodire gelosamente se si tiene alla propria privacy.

Riferimenti all’indirizzo di casa

Purtroppo conoscere tutti i propri contatti, a volte anche personalmente, non elimina completamente l’eventualità di brutte sorprese. Questo è un buon motivo per non diffondere sui social network l’indirizzo di casa. Se si ha bisogno di comunicarlo agli amici, l’alternativa migliore è una via privata, seppur online, utilizzando altre metodologie tra cui i messaggi privati.

Attenzione, però: non è fondamentale scrivere esplicitamente una via o un numero di telefono, dal quale risalire alla localizzazione geografica; bastano le fotografie.

Il panorama dal balcone, un particolare scorcio della strada in cui si vive o un elemento architettonico del palazzo bastano a un occhio attento per risalire all’indirizzo di casa nostra

E poi ci sono le indicazioni involontarie, ovvero quelle che compaiono laddove non ci si fa caso. Un invito a una festa con la via stampata sulla busta della lettera, una bolletta di pagamento o un pacco ricevuto dopo aver effettuato shopping: ogni strumento è buono per alimentare la curiosità degli sconosciuti.

Doxing, un pericolo per la privacy

doxing

Con il termine doxing, o doxxing, si indica la pubblicazione di rimandi diretti a dati personali. Può capitare senza accorgersene, attraverso un’immagine che sullo schermo del device portatile si mostra piccola ma che, ingrandita, può rivelare più del dovuto. Non si tratta unicamente di una questione di sicurezza fisica, che può condurre a rapine o furti, ma di attacchi alle finanze se ben elaborati.

Indirizzi o numeri telefonici, combinati con nome e cognome o data di nascita indicati nel profilo, permettono di elaborare facilmente una “carta d’identità” dell’utente, consentendo l’accesso a servizi di telefonia, conti bancari e altro ancora.

Documenti riservati o foto private

selfie

Un selfie esplicito o un documento riferito magari allo stato di salute: due esempi di ciò che non va condiviso sul web. Il discorso si può estendere alle stesse informazioni di altri membri della famiglia, compresi i bambini che casualmente appaiono sullo sfondo, immortalati di sfuggita ma al contempo ben visibili che possono far scattare l’interesse di malintenzionati.

Sono dettagli che dicono molto della persona, aprendo uno spiraglio su aspetti che, se ben analizzati, possono invogliare i cyber criminali a saperne di più su di noi.

Piani dettagliati per le vacanze

vacanze

Che si tratti di un solo weekend o di un piano articolato di molte settimane, parlarne in rete può rappresentare non esclusivamente una tentazione ma pure un vero rischio per l’abitazione. Infatti, dichiarando che si rimarrà lontano da casa per un arco temporale più o meno lungo, si comunicherà un’informazione che può far gola ai ladri che sfruttano il web per sapere quali case andare a visitare in sicurezza.

Lo stesso vale per le comunicazioni relative agli allontanamenti inaspettati dal domicilio, magari per problemi logistici o per uno spostamento non programmato. È sufficiente un’immagine geolocalizzata in un post Instagram, con una didascalia che fa riferimento al tempo in cui non ci si troverà in città, per dire palesemente che l’appartamento è vuoto.

La scelta più indicata è di condividere le proprie immagini e i programmi di viaggio solamente una volta rientrati, anche in maniera dettagliata ma con la rassicurazione che eventuali “visite non gradite” non trovino la dimora sguarnita dei suoi abituali abitanti.

Informazioni sugli impegni quotidiani

orario di lavoro

Per quanto si sia portati a pensare al contrario, la maggior parte dei furti nella proprietà avviene durante le ore del giorno, momento in cui si ha una maggiore certezza che non vi sarà nessuno a commettere effrazioni.

Ciò accade perché, aiutati da routine quotidiane ripetute nel corso degli anni, molti ladri sono in grado di osservare i nostri movimenti e ricostruire tempi e percorsi per intrufolarsi tra le quattro mura di poveri malcapitati.

Pubblicare aggiornamenti, testuali o fotografici, che indicano apertamente la gestione del tempo quotidiano, come gli orari di ufficio, o semplicemente indicando l’attività svolta all’interno del profilo personale, può fornire un dettaglio da non sottovalutare. Con un post Facebook o una biografia mirata, benché condivisi tra un gruppo ristretto di user, si può “svendere” l’organizzazione della giornata.

Contenuti che mettono a rischio la carriera

hater

Battute di cattivo gusto, commenti non edificanti o accese polemiche sono alcune delle pubblicazioni che, a disposizione dei datori di lavoro, potrebbero mettere a repentaglio l’impiego. La condivisione di queste boutade può rivelarsi un’arma a doppio taglio: se da una lato aiuta a ottenere visibilità, dall’altro mette in piazza idee o atteggiamenti non in linea con i comportamenti richiesti dal ruolo lavorativo.

Inoltre è giusto considerare che se un post non dovesse comprendere nel proprio pubblico queste figure di rilievo, almeno non in modo diretto, tag e condivisioni altrui consentono di raggiungere potenzialmente chiunque.

Le esternazioni negative o violente, effettuate nel passato, sono fonte inesauribile di momenti di imbarazzo: meglio dunque riflettere sempre prima di premere il tasto “Pubblica”.

Fonte Fastweb.it

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