Cos’è la blockchain, tutto quello che devi sapere

Fino a qualche anno fa parole come blockchain, Bitcoin e criptovaluta erano sconosciute alla stragrande maggioranza delle persone. Si trattava infatti di termini tecnici, utilizzati quasi soltanto dai professionisti del settore della finanza.

Il cittadino “medio” dunque non solo non aveva idea di cosa fosse la tecnologia blockchain, o, per entrare più nello specifico, di cosa fosse un blockchain wallet; ignorava addirittura buona parte delle regole alla base del mondo degli investimenti. Oggi invece il panorama è decisamente cambiato e il mondo del trading online è in espansione costante.

Secondo dati riportati da Il Sole 24 Ore, nel 2020 si contavano quasi 4 milioni di trader italiani: investitori in possesso di un conto titoli, abituati a gestire in prima persona il proprio portafoglio online.

L’analisi attestava inoltre un aumento di trader digitali quantificabile in circa il 40% rispetto all’annata precedente.

Un dato di crescita davvero impressionante, che va più o meno di pari passo con quello dei broker online: quelle piattaforme che svolgono il ruolo di intermediario e che, previa iscrizione, permettono ai trader di accedere ad asset e mercati vari ed eventuali.

Da questo punto di vista, negli ultimi anni la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) ha certificato un aumento di oltre l’80% dei broker online autorizzati, ovvero di quelle piattaforme considerate autorevoli, sicure e sottoposte a un regime di vigilanza continua.

Non sorprende dunque che anche l’educazione a tema finanziario sia mediamente cresciuta e che, ogni giorno, investitori più o meno esperti cerchino informazioni per migliorare e aggiornare le proprie competenze. Questo vuol dire, ad esempio, effettuare ricerche di base, come “trading online significato”.

Ma vuole anche dire entrare nel merito degli strumenti finanziari o delle tecnologie del momento e quindi effettuare ricerche quali: “blockchain info”, “blockchain significato”, “blockchain cos’è”, “blockchain definizione” e via dicendo.

Anche perché, in molti casi, parlare di blockchain significa parlare di criptovalute: uno degli asset più desiderati in assoluto in questo momento storico. Le ragioni del successo di criptovalute quali il sopracitato Bitcoin, Ripple o Ethereum sono molteplici.

Volendo riassumere (e, in un certo senso, semplificare) si può però affermare che le crypto sono uno dei beni più volatili di tutto il trading online: un bene il cui valore può aumentare in maniera esponenziale e a tempo di record. Ebbene, proprio le criptovalute sono un asset che fonda la sua esistenza sulla blockchain.

Detto questo, il termine “blockchain” chiama in causa una tecnologia, o meglio, un insieme di tecnologie con possibilità che vanno ben oltre la semplice creazione di valute digitali. La blockchain sta infatti contribuendo a rendere possibile l’inizio di un processo potenzialmente irreversibile: un processo capace di cambiare una volta per tutte diverse regole fondamentali del mondo delle transazioni finanziarie in rete.

Anche grazie alla blockchain infatti, si è iniziato a parlare in maniera concreta di finanza decentralizzata: un sistema che prevede l’eliminazione di intermediari quali i broker, gli exchange o le banche.

Indice dei contenuti

  • 0. Come funziona la blockchain

    Prima di entrare nel merito delle applicazioni e degli investimenti relativi alla blockchain, sarà utile chiarire innanzitutto la blockchain cos’è: fornire dunque qualche indicazione in merito alle sue caratteristiche principali e al suo funzionamento.

    Da un punto di vista strettamente tecnico, la blockchain è un registro digitale che consente di raggruppare le voci in “blocchi”. Blocchi capaci di ospitare un contenuto che, una volta stabilito, non può venire né modificato né eliminato, senza invalidare il processo nella sua interezza.

    La blockchain permette inoltre di scambiare beni di diversa natura tramite la rete: può trattarsi di asset con un’esistenza fisica (immobili, valuta, terreni ecc.), ma può anche trattarsi di asset intangibili (brevetti, proprietà intellettuale, copyright ecc.). Infine, volendo parlare di “blockchain info” applicate alla finanza, si inizierà col dire che la tecnologia blockchain nasce con l’obiettivo di semplificare i processi di registrazione delle transazioni e i processi di tracciabilità dei beni all’interno di una rete commerciale.

    Esistono quindi tante diverse applicazioni della blockchain.

    Definizione formale a parte, questo insieme di tecnologie consente di rintracciare in maniera inequivocabile e di scambiare in maniera sicura tante diverse tipologie di bene. Ma non solo: proprio grazie alla blockchain, la trasmissione di dati, beni o informazioni diventa molto più rapida e molto più accurata.

    Infatti i registri, oltre a essere immutabili, risultano accessibili soltanto a membri autorizzati: un presupposto che rende la blockchain tanto affidabile quanto efficiente. Si consideri in tal senso che una rete blockchain non permette soltanto di tracciare ordini, tracciare pagamenti o registrare account. Nella rete blockchain è possibile visionare tutti dettagli di ogni singola transazione end-to-end

    La prima idea di blockchain è stata presentata al mondo nel 2008 da un inventore sconosciuto, noto soltanto con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. Nakamoto teorizzò la blockchain pensandola come registro delle transazioni della valuta digitale a cui stava lavorando: nel 2009 infatti, Nakamoto avrebbe lanciato sul mercato Bitcoin, la prima criptovaluta di tutti i tempi. Da allora, la storia della blockchain e quella delle crypto è andata grosso modo di pari passo.

    È stata proprio la creazione di un registro digitale aperto, distribuito e capace di memorizzare transazioni in modo sicuro e permanente, a rendere possibile il successo globale della criptovaluta. Resta però molto importante non confondere tra loro blockchain, Bitcoin e crypto varie ed eventuali.

    Da una parte infatti parliamo di un sistema caratterizzato da vantaggi e applicazioni molteplici. Dall’altra parliamo di una valuta digitale, protetta dalla crittografia, che utilizza tecnologie di tipo peer-to-peer e che, di solito, ricorre proprio alla blockchain come database delle transazioni finanziarie.

  • 1. Benefici della blockchain

    blockchain

    Si è già spiegato come la parola blockchain abbia un significato tutt’altro che univoco. Questa tecnologia costruisce infatti un registro condiviso in cui le transazioni vengono registrate come singoli blocchi dati. Dunque, ogni volta che un asset (tangibile o meno) si muove, viene registrato un blocco dati contenente le informazioni più svariate: in cosa consiste l’asset, chi lo ha acquistato, quando lo ha acquistato e via dicendo.

    D’altronde la blockchain, per definizione, è proprio una “catena di blocchi”: ogni blocco contiene i dati relativi a una transazione e ogni blocco è collegato sia a quello che lo precede che a quello che lo segue. Questo sistema a “incastro” aiuta a capire sia la blockchain cos’è, sia perché è così sicura: è infatti proprio l’aggiunta di singoli blocchi a rafforzare, di volta in volta, la verifica di tutti i blocchi precedenti.

    Questo vuol dire rafforzare la verifica dell’intera blockchain, che, tra l’altro, è per sua natura immutabile e quindi a prova di manomissione.

    Esistono però molti altri benefici legati alla diffusione e alla crescita della tecnologia blockchain. Ad esempio, lo sviluppo di transazioni sicure, a disposizione dei soli membri partecipanti, può portare a un aumento considerevole della fiducia di chi investe.

    I partecipanti infatti ricevono dati accurati, tempestivi e altamente confidenziali, ogni volta che lo desiderano. Questa fiducia si traduce in sicurezza, considerato che (come già affermato in precedenza), la blockchain è tecnicamente immutabile.

    Le transazioni convalidate infatti non possono venire eliminate né modificate da nessuno: neanche da un eventuale amministratore del sistema. I record della blockchain restano immutabili persino nel caso in cui un determinato blocco contenga un errore.

    Anche in questa circostanza infatti, l’unica opzione disponibile consiste nell’aggiungere una nuova transazione atta a correggere l’errore di cui sopra: dopodiché, entrambe le transazioni rimarranno comunque visibili e immodificabili.

    Diffondere blockchain info in merito ai benefici, attuali e futuribili, di questa tecnologia significa inoltre ricordare quanto questa tipologia di registri distribuiti sia efficiente. In tal senso, si può iniziare col dire che l’esistenza di un registro condiviso tra membri rende inutili le riconciliazioni di record.

    A ciò si aggiunga che è possibile accelerare ulteriormente tutte le transazioni della catena, memorizzando al suo interno set di regole e contratti intelligenti che poi saranno eseguiti in maniera del tutto automatica.

    Ultimo, ma non ultimo, lo sviluppo della blockchain si sta rivelando ogni giorno più decisivo per la crescita della finanza decentralizzata. La finanza decentralizzata, spesso descritta con l’acronimo DeFi, è una specie di ecosistema di protocolli finanziari, in cui però l’organizzazione di servizi non presuppone l’esistenza di gerarchie. Le transazioni vengono infatti portate avanti attraverso automatismi e dunque non hanno bisogno di interventi esterni.

    In tal senso, proprio i contratti intelligenti su blockchain permetteranno pian piano di eliminare il bisogno di parti terze nelle transazioni: intermediari centrali come, ad esempio, i broker, gli exchange o persino le banche.

    Inoltre, nei loro sviluppi più rosei, le piattaforme DeFi sono/saranno in grado di diventare indipendenti persino dai loro sviluppatori: in questo caso ci si troverebbe di fronte a degli ecosistemi governati direttamente dalle loro comunità di utenti, in cui il potere del singolo deriverebbe dalla quantità di token presenti all’interno del suo blockchain wallet.

  • 2. Applicazione della blockchain

    blockchain

    Non a caso, una delle prime applicazioni della blockchain è stata proprio quella legata alla circolazione di criptovalute e token: due asset digitali che spesso vengono confusi, ma che, in effetti, presentano caratteristiche abbastanza distinte. Una criptovaluta è una valuta digitale, o meglio, una rappresentazione digitale di valore che è basata sulla crittografia.

    La crittografia, a sua volta, è un insieme di metodi capaci di rendere un determinato messaggio non comprensibile a chiunque non sia autorizzato a leggerlo. La criptovaluta è dunque una specie di valuta nascosta, che non ha alcun tipo di corrispettivo fisico e che può essere acquistata soltanto attraverso canali telematici quali i broker online.

    Le criptovalute sfruttano la blockchain come database per le transazioni finanziarie pubbliche e utilizzano tecnologie peer-to-peer per eseguire programmi con funzione blockchain wallet su computer potenzialmente distribuiti in tutto il mondo. Detto questo, la cosa più importante da sottolineare quando si parla di criptovalute è che, al momento, non esistono autorità centrali che le controllino.

    Il particolare sistema di attribuzione di valore delle crypto fa sì che la loro quotazione dipenda soprattutto dalla legge della domanda e dell’offerta: dunque, più gli utenti si dimostrano interessati verso Bitcoin, Ripple e soci, più il loro valore può continuare a crescere.

    Come anticipato in precedenza, la prima criptovaluta basata su blockchain è stata Bitcoin: un bene lanciato nel mercato nel 2009 da un inventore anonimo, che avrebbe letteralmente rivoluzionato il mondo del trading online.

    Da allora, col passare degli anni, sono nate tante diverse crypto e alcune di esse sono state in grado di ampliare notevolmente il ventaglio di servizi a disposizione dell’utente. Si pensi, in tal senso all’evoluzione che c’è stata tra il lancio del sopracitato Bitcoin e quello del più recente Ethereum.

    Bitcoin è un sistema di pagamento internazionale: una riserva di valore altamente volatile, che utilizza un database distribuito tra nodi di reti; che sfrutta la crittografia per gestire alcuni aspetti fondamentali e che determina il proprio valore tramite la leva della domanda e dell’offerta.

    Ethereum invece è una piattaforma blockchain decentralizzata: una rete che permette la creazione di contratti intelligenti, da utilizzare per le operazioni più disparate. Gli smart contracts di Ethereum possono infatti venire utilizzati nell’ambito della registrazione di domini, ma anche in quello dei mercati finanziari, in quello della proprietà intellettuale e persino in quello dei sistemi elettorali.

    Le diverse applicazioni che contraddistinguono blockchain, Bitcoin e le varie crypto attualmente in circolazione aiutano a capire meglio la differenza esistente tra la valuta digitale e i sopracitati “token”. In linea generale, i token sono degli strumenti utilizzati nell’ambito dell’autenticazione: di solito si tratta di dispositivi elettronici portatili, che generano codici di tipologia pseudocasuale a intervalli regolari.

    Se si parla di blockchain o blockchain wallet, i token sono invece paragonabili a dei gettoni virtuali: delle rappresentazioni di un bene digitale (nel nostro caso, la criptovaluta), che possono venire utilizzate per acquistare beni e servizi di varia natura.

    Lo sviluppo della blockchain e delle sue diverse applicazioni ha poi portato alla distinzione tra almeno due macro-categorie di token. Da una parte troviamo i token fungibili: gettoni virtuali intercambiabili, che possono venire considerati la moneta o, in alternativa, la “benzina” che alimenta le varie criptovalute.

    Dall’altra troviamo i cosiddetti NFTS, ovvero i token non fungibili: beni che rappresentano una proprietà digitale su blockchain e che però non sono in alcun modo intercambiabili. Ogni NFTS ha caratteristiche uniche e non riproducibili: da questo punto di vista dunque, avere uno o più token NFTS nel proprio blockchain wallet significa possedere dei beni molto più simili a un’opera d’arte che a una moneta virtuale.

    Per approfondimento: NFT, cosa sono e come funzionano

    Per approfondimento: Come creare un NFT passo dopo passo

  • 3. Investire con la blockchain

    blockchain

    Chiunque voglia imparare a investire con la blockchain deve innanzitutto capire quale tipo di strada voglia effettivamente percorrere. Fare trading con la blockchain può infatti portare a tante diverse tipologie di operazione. Una su tutte, il trading legato alle varie criptovalute che sfruttano reti e registri decentralizzati.

    Ciò vuol dire fare trading con valute digitali storiche quali Bitcoin, Ripple ed Ethereum, o magari con i più recenti meme token: delle particolari crypto che alimentano il proprio valore grazie alla viralità di meme distribuiti all’interno di community digitali.

    Per investire con le criptovalute è sufficiente iscriversi a un broker online pensato per il crypto-trading: una piattaforma che consentirà diverse opportunità di investimento legate alle diverse valute digitali.

    Indicato il sito di trading più adatto alle proprie esigenze, si procederà alla creazione del proprio blockchain wallet: un portafoglio dotato di chiave privata, che permette all’investitore di accedere ai suoi contenuti.

    In alternativa, è possibile investire sulla blockchain facendo trading con le azioni di aziende legate alla produzione e/o allo sviluppo di questo genere di tecnologia. Questo potrebbe portare, ad esempio, a investire in società come Nvidia e Texas Instruments, che producono rispettivamente hardware e dispositivi a semiconduttori.

    Infine, investire sulla tecnologia blockchain può significare finanziare l’avvio di una nuova catena di blocchi: un nuovo registro condiviso, che potrebbe ospitare al suo interno le transazioni più disparete.

    A ciò si aggiunga che, a prescindere dalla tipologia di investimento prediletto, è possibile optare per differenti modalità di trading sulla blockchain: si va infatti dalla compravendita diretta di token alla partecipazione ad attività di crowdfunding e all’ingresso nei cosiddetti Exchange-traded funds (anche noti con l’acronimo ETF).

    Gli ETF sono dei fondi di investimento a responsabilità limitata che vengono “riforniti” attraverso partecipazioni azionarie da parte dei soci. Dunque per alimentare un ETF non si immettono soldi: si acquistano azioni, che potranno chiaramente sia aumentare che diminuire la propria quotazione.

    Per approfondimento: Cosa sono le criptovalute

  • 4. Il futuro della blockchain

    blockchain

    Come visto, la parola blockchain ha un significato davvero ricco di sfaccettature: questo genere di tecnologia si presta infatti a tante diverse interpretazioni e, non a caso, sta portando ad applicazioni non necessariamente simili tra loro. Appare dunque evidente quanto sia difficile fare previsioni in merito al futuro di blockchain, Bitcoin e via dicendo.

    Anche in questo caso però è possibile per lo meno distinguere tra diversi modi di intendere il futuro della blockchain.

    Da una parte infatti troviamo tutte le possibili prestazioni derivanti dalla tecnologia attualmente disponibile. È il caso delle criptovalute sempre più performanti, così come è il caso dei meme token e dei non fungible token: beni e servizi che si fondano sulla blockchain e che stanno rendendo la finanza decentralizzata una realtà sempre più forte e diffusa.

    Dall’altra è possibile parlare di futuro della blockchain in termini di rapporto tra queste tecnologie e il mondo economico e politico. In tal senso, negli ultimi mesi hanno fatto scalpore le decisioni di due nazioni quali El Salvador e Cina, che si stanno muovendo in maniera diametralmente opposta nei confronti di Bitcoin.

    El Salvador ha reso la crypto più famosa del mondo una forma di moneta a corso legale, annunciando addirittura il lancio di un’obbligazione Bitcoin. La Cina ha invece annunciato un vero e proprio bando verso il Bitcoin, ma sembra invece intenzionata a sviluppare un’industria nazionale dei token non fungibili. Due storie che aiutano a immaginare quante siano le possibilità esistenti per il futuro della blockchain.

    Blockchain e gestione documentale, come funziona e vantaggi

    persona che gestisce documenti online

    Il livello di sicurezza garantito dalla blockchain rende questo insieme di tecnologie potenzialmente perfette per la cosiddetta “gestione documentale”. Il termine rimanda a procedure differenti, tutte legate alla conservazione e all’archiviazione di documenti. 

    Parlare di gestione documentale significa parlare di utilizzabilità di un documento, ma anche di identificabilità univoca, di reperibilità e soprattutto di integrità. Infatti uno dei maggiori problemi legati alla conservazione dei documenti è quello della loro deperibilità col passare del tempo.

    L’immodificabilità delle informazioni contenute all’interno dei blocchi è uno dei principi cardine della blockchain. Ecco quindi spiegato come mai i registri digitali sono potenzialmente perfetti per venire utilizzati nell’ambito deldocument management.

    Grazie alla blockchain sarebbe possibile garantire la durevolezza nel tempo dei documenti digitali, la loro rintracciabilità e ovviamente la loro identificabilità univoca. Va inoltre considerato come un approccio digitale alla gestione documentale digitale abbia evidenti vantaggi in termini di sostenibilità

    La blockchain permette di garantire l’identificazione, ma anche la reperibilità e l’integrità nel tempo dei documenti digitali

    Una delle tecnologie blockchain più avanzate di document management sono le cassette digitali. Prodotti specifici, che garantiscono un livello di sicurezza elevatissimo, rendendo la contraffazione praticamente impossibile.

    Le cassette digitali garantiscono la validità legale di tutti i documenti presenti al loro interno. Ogni file infatti viene dotato di un due sigilli: uno di identificazione digitale e uno di marca temporale.

    Il sigillo di identificazione digitale consente di attribuire la paternità del documento in maniera univoca. Il sigillo di marca temporale serve invece a garantire l’esistenza del singolo documento in un singolo momento temporale.

    Le cassette digitali sono una soluzione ideale per tutti coloro che debbano mettere al sicuro documenti sensibili. Anche perché, purtroppo, quasi la metà delle aziende vittima di perdita o furto di dati finisce per chiudere.

    Per approfondimento: Blockchain e gestione documentale, come funziona e vantaggi

  • 5. Cos’è il Web 3.0

    Web 3.0

    Il concetto di web 3.0 è di difficile definizione. Questa parola viene utilizzata per fare riferimento a tecnologie anche molto lontane tra loro: dall’intelligenza artificiale alla costruzione di pagine online sempre più interconnesse.

    Il web 3.0 è l’ultimo step (ad oggi) di un processo di evoluzione iniziato già a partire dai primi anni ’60. Era il 1962 quando venne pubblicato il primo documento scientifico che parlava espressamente della possibilità di sviluppare una rete mondiale di computer

    Per arrivare alla nascita del web come lo intendiamo oggi si sarebbero dovuti aspettare più di trent’anni. Le tecnologie che avrebbero costituito lo scheletro del World Wide Web sarebbero state rese pubbliche dal CERN soltanto nel 1993.

    In prima istanza Internet venne concepito come luogo di scambio di informazioni tra personale selezionato: rappresentanti dei diversi governi e membri della comunità scientifica. Le cose cambiarono drasticamente con la diffusione sempre più capillare di computer nelle case degli utenti. 

    Il web 1.0 è stato quello dell’interazione passiva, mentre il web 2.0 ha permesso all’utente di creare contenuti inediti

    Si arriva così al web 1.0: quello dei siti con contenuti statici, concettualmente simili alle pagine di un documento cartaceo o di un foglio di Word. Il web 1.0 è quello in cui l’utente interagisce passivamente con il contenuto, anche nel caso in cui si tratti di un’immagine o di un video.

    Il web 2.0 è invece altamente dinamico: l’utente diventa parte attiva della rete e acquista la possibilità di generare contenuti autonomamente. Il cosiddetto “User Generated Content” riguarda tanto i social network, quanto le pagine wiki e podcast. 

    Infine il web 3.0, che rappresenta un po’ il presente e un po’ i tanti possibili futuri di Internet. Ad oggi infatti il web 3.0 è soprattutto una serie di sfide. Una di queste consiste nel trasformare tutto il web in un database globale condiviso.

    Un altro obiettivo del web 3.0 è sviluppare una rete semantica: un Internet in cui le singole pagine e i singoli contenuti saranno tutti collegati tra loro grazie a keyword specifiche.

    Per approfondimentoWeb 3.0, cosa sappiamo sul prossimo stadio evolutivo della rete

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Fonte Fastweb.it

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