Cos’è la tappigrafia

Ogni giorno produciamo una quantità altissima di tap, ovvero di tocchi, sullo schermo del nostro smartphone. Tappiamo per telefonare e comunicare tramite sms e messaggistica istantanea, per navigare tra i menu o utilizzare le applicazioni disponibili: tutto pane per i denti della tappigrafia. Tutti questi gesti possono delineare un preciso profilo psicologico: cosa rivelano, di preciso, i tap sullo schermo dello smartphone e perché potrebbero svelare molto di più di quanto pensiamo?

Tappigrafia, in cosa consiste?

Smartphone, indossabili e altri dispositivi digitali sono in grado di registrare la serie di tocchi del dito effettuati su di essi. L’orario, la quantità in determinati momenti della giornata, i tempi di reazione: tutto viene raccolto e analizzato dalla tappigrafia. Attraverso l’applicazione di complessi algoritmi, è possibile studiare e intercettare la presenza di eventuali anomalie nelle onde cerebrali, fornendo un quadro estremamente preciso sulla salute mentale e neurologica dell’utilizzatore sotto studio.

La presenza di momenti complessi che creano situazioni di stress, insonnia e difficoltà che si ripercuotono sullo stato mentale possono essere identificati dai tap.

A studiare tali dati sono alcune società come QuantActions, azienda europea che ha tra i suoi intenti quello di creare report accurati dai quali estrapolare indicatori da sfruttare a livello sanitario. Le applicazioni non mancano, a partire dall’opportunità di intercettare l’arrivo di attacchi in persone colpite da epilessia; a confermarlo è Arko Ghosh, neuroscienziato della Leiden University e cofondatore della compagnia che negli anni scorsi ha pubblicato molteplici lavori a riguardo.

Tappigrafia, quali applicazioni?

tappigrafiaLo studio dei biomarcatori digitali, ovvero tutti quei segnali digitali che possono essere connessi a eventuali sintomi di patologie in atto, potrebbe aprire la strada a nuove applicazioni terapeutiche nel campo della neurologia, per la diagnosi e il monitoraggio di patologie cerebrali. Non mancano elementi, seppur ancora da approfondire, su modelli di digitazione che potrebbero fungere da cartina tornasole per alcune patologie anche di grave entità, come disturbo bipolare, autismo nei bambini di età prescolare e molto altro.

A essere sotto esame sono le informazioni raccolte dai sensori dei device, come quelli dedicati alla percezione della luce, l’accelerometro o il Gps, da affiancare ai contenuti generati dall’utente stesso tramite individuazione di parole chiave o frasi specifiche. In maniera silenziosa, questi sistemi fotografano il nostro comportamento, collezionando quantità di dettagli potenzialmente infinite e di sicuro interesse da parte delle aziende che vedono in esse una reale miniera d’oro. I motivi? Sono molti e facili da immaginare. Già dalla metà del 2021 alcune grandi compagnie del settore informatico, prime Apple e Google, hanno mostrato la loro intenzione di ritagliarsi una posizione di rilievo nell’ambiente.

Nel mese di settembre, il Wall Street Journal ha segnalato come l’azienda di Cupertino avesse rivelato le proprie intenzioni di studiare metodi per l’individuazione di segnali relativi alla presenza di segnali riconducibili al declino cognitivo e alla depressione; simile è stata la reazione di Mountain View. Ma c’è già chi fa del tapping sullo schermo del telefono il proprio core business: una è Mindstrong, azienda del settore Salute della Silicon Valley che, utilizzando una tecnologia brevettata e finanziata addirittura da grandi nomi del settore quale il papà di Amazon Jeff Bezos, compie uno studio dettagliato sulla salute mentale dei propri utilizzatori a partire da tap e scroll sul monitor dello smartphone.

Il risultato: un approccio personalizzato e cure specifiche da parte del personale medico che opera attraverso l’app proprietaria.

Simile è il lavoro svolto da Ginger: anche questa app, come la precedente, punta tutto sullo studio dell’interazione con il proprio smartphone per fornire terapie ritagliate sui propri pazienti. Se lo scopo appare piuttosto chiaro, ciò che lascia molti dubbi soprattutto tra gli esperti è l’utilizzo dei dati raccolti da parte delle aziende. La strada da compiere appare ancora molto lunga, però, senza considerare che dati sensibili come quelli relativi alla salute richiedono una particolare attenzione, sotto molti punti di vista.

Tappigrafia, c’è ancora tanto da fare

tappigrafiaAnalizzando le ricerche già svolte, appare evidente che il percorso verso un utilizzo più proficuo della tappigrafia richieda ancora del tempo. Gli studi finora completati hanno coinvolto esclusivamente piccoli gruppi di pazienti, decisamente troppo pochi per risultati che possono essere ritenuti validi dal punto di vista scientifico. Leggendo tra le pagine web del sito di Mindstrong, l’unico studio citato riporta la partecipazione di 27 persone; sono invece solo otto le persone precedentemente coinvolte negli studi sull’epilessia di Ghosh. Numeri esigui, rispetto alle migliaia di persone necessarie per produrre dati effettivamente utilizzabili per informazioni determinanti su cui basare un percorso futuro.

Un esempio è la ricerca effettuata dagli studiosi dell’Università dell’Illinois, di Chicago, chiamata “BiAffect”. Qui sono circa 2mila i partecipanti coinvolti.

Attraverso l’uso di un’applicazione per smartphone dedicata, pazienti affetti dalla sindrome bipolare e un gruppo di controllo formato da coloro che non hanno mai riportato episodi simili, hanno l’opportunità di dimostrare le differenze tra i modi di tappare sul display. Una volta raccolti tutti gli elementi necessari, i ricercatori potranno trarre importanti segnali che potrebbero poi aiutare a comprendere meglio i comportamenti di chi presenta tale condizione. Proprio gli studi realizzati da Apple potrebbero fare la differenza.

Svolti rispettivamente in collaborazione con l’Università della California per quanto riguarda l’intercettazione di biomarcatori digitali connessi a depressione e ansia e con il colosso farmaceutico Biogen per la ricerca di danni cognitivi moderati, tengono traccia dei dati registrati da iPhone e Apple Watch per delineare i propri risultati. Il primo si basa su di una ricerca che conta circa 3000 partecipanti mentre il secondo, quello realizzato unendo le forze con BIogen, dovrebbe arrivare addirittura a 23mila. Cosa emergerà dai dati? Sicuramente un quadro più completo – e scientificamente valido – rispetto ai precedenti.

Tappigrafia, e la privacy?

tappigrafiaÈ una questione, come già accennato, particolarmente annosa. Se i dati estratti dalla ricerca accademica seguono dei protocolli stringenti in fatto di gestione, catalogazione e analisi, ciò che può accadere a ciò che è in mano alle aziende lascia spazio a forti dubbi e questioni spinose tutte da risolvere. Cosa potrebbe accadere se le informazioni sullo stato mentale finissero in mano ai datori di lavoro o ad altre persone intenzionate a rendere noto tale dettaglio?

L’anonimizzazione dei dati, infatti, non assicura l’impossibilità di ricondurre tali dettagli a una persona specifica, con il rischio di creare situazioni di discriminazione, mettendo a repentaglio posti di lavoro e molto altro.

Ecco perché diventa di fondamentale importanza segnare i confini entro i quali consentire alle aziende di muoversi. Si tratta di un campo ancora ampiamente inesplorato sotto molti aspetti: un fenomeno che, inevitabilmente, richiede maggiori approfondimenti non solo dal punto di vista della scienza ma anche quello della legge.

Fonte Fastweb.it

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