Eletta parola dell’anno nel 2005 dal dizionario New Oxford, il podcast è entrato a far parte dell’uso quotidiano in Italia solo nell’ultimo decennio.
In un’epoca dove le immagini la fanno da padrone, la diffusione dei contenuti audio ha segnato un cambiamento importante, che continua ancora oggi. Negli ultimi tempi, le persone stanno prediligendo sempre più un’interazione vocale, dall’uso dei voice assistant agli audiolibri. E il successo del podcast ne è la prova.
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0. Cosa sono i podcast
Il termine podcast è la crasi tra le parole iPod e broadcasting, ossia i lettori mp3 portatili di Apple.
Il podcast è una trasmissione audio suddivisa in episodi che viene registrata digitalmente e resa disponibile su Internet attraverso l’utilizzo di piattaforme dedicate.
Gli utenti possono scaricare le diverse puntate del programma e ascoltarle quando preferiscono su qualsiasi device, che sia un computer, un tablet o uno smartphone.
Il caricamento sulla piattaforma di hosting avviene con una certa frequenza seguendo una precisa pubblicazione periodica, che può avere una cadenza variabile in base alla tipologia di podcast.
Esistono programmi di attualità che vengono registrati e resi disponibili quotidianamente, podcast settimanali o mensili.
Per scaricare un podcast basta avere un dispositivo connesso ad una rete Internet, accedere ad una piattaforma di hosting e scaricare il proprio programma preferito.
Si può anche decidere di iscriversi ad un podcast: in questo caso verranno scaricate in automatico tutte le puntate che saranno caricate sulla piattaforma.
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1. La storia del podcast
Anche se negli ultimi decenni si è sempre più sentito parlare di questo servizio, la nascita del podcast risale alla fine degli anni ’90, quando sul mercato tecnologico sono arrivate tre innovazioni che hanno agevolato molto la nascita di questo fenomeno.
La prima è stata la distribuzione di una rete Internet che fosse in grado di trasferire un’importante mole di dati, seguita dalla vendita dei primi lettori mp3 portatili. Infine, il tassello mancante è stato il processo di digitalizzazione che ha investito la strumentazione legata alla produzione audio, tra software di editing e registratori portatili.
Grazie alle novità del settore audio, i costi legati alla produzione e alla diffusione di musica diminuirono moltissimo, permettendo a molti appassionati di creare e distribuire autonomamente il proprio programma radiofonico.
È nel 2004 che viene coniato il termine podcasting, precisamente dalla mente di Ben Hammersley, giornalista del The Guardian. Scrivendo di quella nuova moda che stava spopolando, in un articolo si chiede quale nome dare al fenomeno e finisce per proporre proprio il termine podcasting.
Gli Stati Uniti sono stati il primo Paese dove i podcast hanno avuto un grandissimo successo, complice anche l’assenza di una vera e propria radio nazionale. Fino a quel momento i programmi radio venivano trasmessi solo in uno specifico territorio. Se anche le altre radio locali volevano trasmetterli, dovevano acquistarlo.
Il podcast evitava questo passaggio macchinoso e permetteva a tutti i programmi esistenti nel Paese di arrivare a tutta la popolazione nazionale passando attraverso una piattaforma digitale.
L’ascesa continua nel 2005, quando Steve Jobs prende in prestito il termine podcasting e dichiara che i suoi nuovi iPod avrebbero avuto una specifica funzione dedicata alla navigazione e alla collezione di podcast presenti sulla piattaforma di iTunes.
La presentazione del primo iPhone, che racchiudeva sia le funzionalità del cellulare che dell’mp3, aumenta ancora di più la popolarità del podcast.
L’anno della consacrazione è il 2014, quando negli Stati Uniti il podcasting diventa un fenomeno di massa grazie al caso di Serial.
Il programma era concepito con un format di puntate legate tra loro da un filo conduttore che raccontava la storia di una giornalista che seguiva un vero caso di omicidio e che denunciava l’incompetenza di polizia, giudici e avvocati. Il successo del programma è stato tale da arrivare a circa 250 milioni di ascolti e tantissimi blog dedicati al tema, programmi che parlavano del podcast e perfino una parodia televisiva.
Mentre gli Stati Uniti vivevano la piena ascesa del podcast, la crisi in Europa costringeva a tagliare quei programmi ritenuti non indispensabili, come i radiodrammi e i documentari. Le radio pubbliche hanno utilizzato la tecnologia del podcast soltanto per rendere disponibili a tutti i programmi radiofonici che erano già andati in onda, senza aggiungere nessun contenuto interessante.
Sono stati i podcaster indipendenti a creare una propria produzione originale, senza appoggiarsi alle radio nazionali.
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2. I numeri dei podcast
Sempre più in crescita, i podcast non sono più solo una prerogativa americana. I numeri degli ultimi anni parlano chiaro: nel primo trimestre del 2022 gli audio-lettori italiani sono cresciuti del 2% rispetto all’anno precedente, arrivando ad interessare il 17% della popolazione nazionale. In media, un italiano su cinque ascolta podcast o audiolibri.
Gli abitanti dello stivale prediligono ancora il made in Italy: il 98% degli intervistati ascolta podcast in italiano, seguiti da un 20% che seguono anche prodotti inglesi e un 5% che si dedica allo spagnolo.
La fruibilità di questi programmi è uno degli aspetti chiave del loro successo. Le persone possono ascoltare le loro puntate preferite ovunque e avere le mani libere per fare qualsiasi cosa.
Nonostante questo, il 74% degli italiani preferisce accendere il tasto play a casa, magari mentre si fanno le pulizie, si cucina o si fa giardinaggio.
Tra i luoghi preferiti compare anche la macchina, dove il 24% preferisce ascoltare i podcast piuttosto che la radio.
Per quanto riguarda i generi più amati, al primo posto si trovano i classici e i thriller, che conquistano rispettivamente il 30% della popolazione nazionale, seguiti da fantasy e science fiction che arrivano al 22%.
Sono tantissimi i motivi per cui le persone scelgono di ascoltare un contenuto piuttosto che leggere un libro. La maggior parte ha dichiarato di riuscire a rilassarsi di più, ma c’è anche un 46% che li usa per imparare o approfondire argomenti di interesse. Sono in molti che li considerano ottimi compagni e una perfetta soluzione contro la noia, la solitudine e lo stress.
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3. Come funzionano i podcast
La tecnologia che sta alla base del podcast permette agli utenti di ascoltare file audio su Internet grazie alla distribuzione dei feed RSS, ossia di aggiornamenti, a cui gli utenti si possono iscrivere.
A differenza della radio, che funziona attraverso la diffusione di un segnale elettromagnetico, nel podcast questo segnale viene rimpiazzato da un’elaborazione in numero del suono.
L’insieme di questi numeri diventa un file audio, che viene collocato su un server. L’indirizzo del posizionamento del file viene inserito in un database, il cosiddetto feed RSS.
Nel feed si possono leggere tutte le info che riguardano il file. La caratteristica più importante e interessante per la creazione e la fruizione di un podcast è che il feed si aggiorna automaticamente ogni volta che viene caricato un nuovo episodio del podcast.
Chi si iscrive al podcast raggiunge l’indirizzo e scarica il file sul suo computer, lettore mp3 o smartphone. Gli basterà avviarlo per iniziare l’ascolto.
Spesso si confonde il podcast con una radio on demand, ma le differenze tra loro sono molteplici. Per esempio, in un podcast non si possono trasmettere suoni dal vivo, è necessario registrare prima e passare successivamente dalla fase di caricamento sul web il prodotto finito e pronto per essere ascoltato dagli utenti.
Un’altra differenza riguarda la fruibilità del servizio: mentre per accedere ad una stazione radiofonica basta spingere un pulsante o cercare una determinata frequenza, per ascoltare un podcast bisogna sceglierlo, cercarlo, scaricarlo e, solo in questo momento, schiacciare il tasto play.
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4. Come creare un podcast
Se si vuole entrare nel magico mondo dei podcaster, bisogna prima di tutto attrezzarsi con gli strumenti giusti.
Un microfono da collegare al computer e un software di registrazione sono la base per chi vuole iniziare a creare contenuti amatoriali.
Se si ha intenzione di raggiungere traguardi più professionali, conviene investire fin da subito in attrezzature di alta qualità, a partire da un microfono che sappia cogliere le sfumature della propria voce a un programma di audio editing per migliorare la resa della registrazione, aggiungere un sottofondo musicale o tagliare parti in cui la voce per esempio non è ferma come dovrebbe o in cui si sono fatti errori di dizione.
Dopo aver confezionato una buona registrazione, occorre pubblicare su un sito di hosting che permette agli utenti di Internet di ascoltarla.
Sono tantissimi i siti creati appositamente capaci di ospitare i podcast.
Per essere fruibile sul sito, la registrazione appena creata deve essere convertita in un feed RSS, un’azione che si può fare in modo molto semplice affidandosi a software appositi.
La strada verso il successo nel mondo del podcasting è costellata di difficoltà e molta competizione, ma avere un’importante audience è possibile.
Qualsiasi sia l’argomento del podcast, è sempre meglio scegliere un sito client famoso e frequentato da molti utenti. In questo modo si sfrutta la popolarità della piattaforma per dare maggiore visibilità al proprio programma. Se si ha intenzione di registrare delle puntate in inglese, si può pensare anche di puntare ad un sito internazionale per avere una cassa di risonanza ancora più grande.
Inoltre, occorre scegliere con cura l’argomento da trattare. Il web è pieno di contenuti e per distinguersi e riuscire a spiccare serve un’idea brillante e molta passione. Bisogna evitare di scegliere argomenti di cui non si è esperti o che non rispecchiano il proprio carattere, si rischierebbe di abbandonare il progetto dopo poco tempo.
Infine, è meglio non comportarsi come se si volesse compiacere un eventuale pubblico, perché sarà ancora più difficile conquistarlo. Il consiglio migliore è quello di mettersi in gioco, testare e fare quello che più piace, trasmettendo la propria passione o le proprie conoscenze agli altri.
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5. Come monetizzare con i podcast
Guadagnare con un podcast è possibile, ma un errore molto comune tra chi vuole entrare in questo mondo è quello di metterlo come obiettivo numero uno.
Portare avanti un progetto di questo tipo richiede molto impegno e dedizione e se si inizia pensando solo al guadagno si rischia di perdere di vista l’obiettivo principale, quello di far divertire, emozionare, appassionare il pubblico.
Ciò però non toglie che tantissimi podcaster sono diventati famosi e sono riusciti a trasformare la propria passione in lavoro.
Sono diverse le modalità con cui si può monetizzare con un podcast, dalle sponsorizzazioni alla creazione di un semplice link PayPal dove i fan possono fare delle donazioni.
Esistono anche piattaforme ad hoc che permettono di raccogliere seguaci che acquistano i contenuti. Tra questi spicca Patreon, piattaforma in abbonamento che consente ai creator di ricevere compensi.
Se il programma cresce e diventa molto conosciuto, gli autori possono iniziare a richiedere un compenso per sponsorizzare i prodotti o i servizi delle aziende. Si può anche pensare di entrare a far parte di un programma di affiliazione come Amazon o utilizzare servizi come ShareASale.
Si possono offrire contenuti aggiuntivi e servizi speciali a tutti i fan che decidono di sottoscrivere un abbonamento.
In aggiunta, si possono proporre contenuti premium, interviste speciali, racconti, accessi anticipati e Q&A: c’è solo l’imbarazzo della scelta.
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6. Le piattaforme di hosting per podcast
Quando ci si approccia al mondo del podcast, optare per il caricamento su una piattaforma di hosting è la scelta migliore, perché si permette che il programma abbia un’esposizione maggiore e si evita che il proprio sito diventi ancora più pesante.
Capita spesso che i neofiti del podcast che hanno già un loro sito Internet, per esempio un blog, decidano di pubblicare lì le registrazioni. È soprattutto un modo per far conoscere il nuovo contenuto ai propri seguaci, ma a lungo andare può diventare un problema se la lista di episodi aumenta, rendendo la situazione sul sito ingestibile.
Per evitare brutte sorprese, basta affidarsi ad una piattaforma esterna. Sia i siti gratuiti che quelli a pagamento concedono servizi utilissimi e sono capaci di ospitare file di qualsiasi dimensione.
Tra le piattaforme più famose ci sono Blubrry, che offre una serie di funzionalità legate alla sfera del marketing. Da dati accurati a statistiche precise sugli ascoltatori, permette di ottenere molte informazioni sul proprio pubblico, tra cui la posizione geografica.
Buzzsprout, con i suoi oltre 100.000 utenti, è una realtà nata nel 2009, punto di riferimento per i podcaster. Tra le diverse opzioni permette di scegliere anche un piano totalmente gratuito con account illimitati, anche se si possono caricare solo due ore di contenuti, che saranno ospitati sulla piattaforma per 90 giorni.
Il consiglio è di utilizzare il piano gratuito per avvicinarsi al mondo del podcasting, per poi effettuare l’upgrade ad uno dei piani a pagamento, che estendono la permanenza dei file sulla piattaforma ad un tempo indeterminato.
Se si cerca un servizio professionale, non si può non consigliare PodBean, hosting per podcast con più di 50 mila user in tutto il mondo. Per testare la piattaforma si può sfruttare il piano gratuito di un mese. Nel momento in cui si decide di passare ai piani a pagamento, la piattaforma permette anche di aggiungere campagne sponsorizzate ai nuovi episodi per monetizzare con il programma.
Per chi cerca un servizio da veri professionisti, Transistor è il sito di hosting più adatto. Tra le sue migliori funzionalità, permette di incorporare un lettore di podcast direttamente nel proprio sito web.
Accedendo alla sua dashboard analitica, si può vedere il numero di ascoltatori di ogni episodio nei primi 90 giorni dalla sua pubblicazione. Si possono conoscere caratteristiche della propria audience , come la posizione dalla quale si collegano per ascoltare il podcast.
La soluzione migliore dipende molto dal tipo di podcast e dalle esigenze a cui il creator va incontro. Alcuni host, per esempio, permettono di caricare solo poche ore di audio al mese, mentre altri hanno upload illimitati. Per esempio, se si progetta un podcast settimanale con una lunga durata, sarà meglio scegliere la seconda opzione.
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Fonte Fastweb.it