(di Maurizio Salvi) (ANSA) – BUENOS AIRES, 02 APR – ‘Rien ne va plus’ in Costa
Rica, dove domani oltre 3,5 milioni di persone sono chiamate a
scegliere il nuovo presidente per il quinquennato 2022-2026 fra
un ex capo dello Stato, José Maria Figueres, presidente dal 1994
al 1998, e un economista della Banca mondiale, Rodrigo Chaves.
Una lunghissima campagna elettorale è riuscita a far emergere
i nomi di questi due candidati, peraltro assai discussi, fra i
25 presentatisi al primo turno, ma non a rassicurare
l’elettorato che il successore del presidente uscente Carlos
Alvarado porterà davvero un vento di rinnovamento e di buon
governo.
L’ultimo sondaggio realizzato dal Centro de Investigación y
Estudios Políticos (Ciep), dell’Università di Costa Rica, ha
mostrato una sostanziale parità fra Chaves (41,4%), del Partido
Progreso Social Democrático (Ppsd), e Figueres (38%), leader
Partido Liberación Nacional (Pln).
E se, a conferma dell’incertezza per il risultato, la
differenza fra i due candidati è di poco superiore al margine di
errore statistico, quello che realmente può spostare l’ago della
bilancia è la presenza di una importante fetta di indecisi,
stimata al 18%.
Il Costa Rica è universalmente noto per essere il Paese di
maggiore stabilità e democrazia in una regione, il
Centroamerica, caratterizzata da regimi autoritari e/o populisti
e da un forte tasso di povertà e criminalità.
Ma le cose si sono fatte più difficili negli ultimi anni,
perché la pandemia ha praticamente paralizzato il turismo,
principale fonte di entrate per le casse statali, facendo
crescere l’indebitamento pubblico al 70% del Prodotto interno
lordo (Pil), la disoccupazione al 14% e la povertà al 23%.
I punti centrali del programma di governo di Chaves sono una
riorganizzazione e un maggiore controllo della spesa pubblica,
un aumento degli investimenti nell’energia rinnovabile, una
pensione minima universale e forti stimoli agli investimenti
stranieri.
Da parte sua Figueres propone la definizione di nove aree
chiave: promozione delle esportazioni con particolare attenzione
all’Asia, incentivi agli investimenti e alla competitività,
rinnovamento tecnologico, innovazione, con riduzione della
povertà e della disoccupazione, e protezione dell’ambiente.
(ANSA).
Fonte Ansa.it