(ANSA) – BUDAPEST, 08 NOV – Con l’aumento dei tamponi e una
media di oltre 5.000 nuovi contagi da Covid-19 al giorno, il
servizio sanitario in Ungheria “si avvicina al collasso” e fra
poco “si arriverà al dilemma il cui il medico deve decidere chi
salvare e chi no”: lo ha dichiarato il vicepresidente
dell’ordine dei medici ungheresi (Mok), Tamas Sved. Ieri si
sonio registrati cinquemila nuovi casi e 103 morti, un record,
che fanno dell’Ungheria il terzo Paese per decessi in rapporto
alla popolazione dopo il Belgio e la Repubblica ceca, ricorda.
I letti disponibili negli ospedali – denuncia Sved – sono
ormai pochissimi, e mancano medici ed infermieri qualificati,
nei reparti di terapia intensiva, dove, per supplire alle
carenze, stanno lavorando “anche dentisti e psichiatri”.
Secondo molti osservatori, le misure annunciate la settimana
scorsa dal premier Viktor Orban sono largamente insufficienti,
visto, fra l’atro, che non è stato chiuso nulla, che restano
aperti scuole, ristoranti e locali, negozi, impianti sportivi.
“Il paese deve funzionare, l’economia non va fermata”, aveva
detto Orban, che ha tuttavia promesso di impegnarsi a importare
da gennaio, i futuri vaccini russo o cinese, malgrado il fatto
che nessuno di questi prodotti abbia ancora ottenuto luce verde
dalle autorità dell’Ue perché non hanno ancora completato la
sperimentazione. (ANSA).
Fonte Ansa.it