I leader dei paesi
dell’Associazione delle nazioni del sudest asiatico (Asean) e
dell’Australia, riuniti oggi a Melbourne, intendono denunciare
la “minaccia o l’uso della forza” per risolvere le controversie
nella regione, un riferimento implicito alla Cina.
“Aspiriamo a una regione in cui la sovranità e l’integrità
territoriale siano rispettate” e “dove le differenze siano
gestite attraverso un dialogo rispettoso e non attraverso la
minaccia o l’uso della forza”, si legge in una bozza di
documento di dichiarazione congiunta.
“Abbiamo tutti la responsabilità di plasmare la regione che
vogliamo condividere: pacifica, stabile e prospera”, ha
affermato il ministro degli Esteri australiano Penny Wong.
“Questa responsabilità è più importante che mai, poiché la
natura della regione è messa in discussione”, ha aggiunto.
“Siamo di fronte ad azioni destabilizzanti, provocatorie e
coercitive, compresi comportamenti pericolosi in mare e in aria
e la militarizzazione degli elementi contestati”, secondo il
ministro australiano.
Le mire espansionistiche di Pechino nel Mar Cinese
meridionale, attraverso il quale transitano ogni anno trilioni
di dollari di scambi commerciali, dovrebbero occupare un posto
preponderante durante questo vertice speciale Asean-Australia,
che si chiuderà mercoledì. Negli ultimi mesi le controversie
territoriali si sono intensificate lungo questo corridoio
marittimo, alcune zone del quale sono rivendicate anche da
Filippine, Vietnam e Malesia, anch’essi membri dell’Asean.
Le Filippine esortano la Cina a “smettere di molestarle” e si
dicono intenzionate a risolvere pacificamente le controversie
marittime tra Manila e Pechino. Lo ha dichiarato il ministro
degli Esteri filippino Enrique Manalo.
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Fonte Ansa.it