(ANSA) – ROMA, 07 OTT – Il mondo tanto amato da conquistare
sulla tela, anche se da quel mondo è irrimediabilmente
rifiutato. L’attenzione appassionata alla terra e a quell’umiltà
sacra che nobilita la fatica dell’uomo. L’occhio sulle periferie
parigine, un universo così attraente da rapirne la fantasia. E,
sempre costante, una sofferenza che si trasforma in energia
inesauribile, in colori da reinventare e forme continuamente
nuove e in quella luce, trovata nella pace rigogliosa del Sud
della Francia di fine ‘800, che ancora oggi scalda l’anima. Dopo
un lungo lavoro di preparazione durato 5 anni, si apre
finalmente l’8 ottobre a Palazzo Bonaparte di Roma la mostra su
van Gogh, che espone fino al 26 marzo 2023 ben 50 capolavori
provenienti dal Museo Kröller-Müller di Otterlo e mette al
centro tutta la parabola esistenziale e creativa del pittore più
amato di sempre.
Prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Maria Teresa
Benedetti e Francesca Villanti, la mostra segue passo passo ogni
fase dell’intensa (seppur breve, solo una decina di anni)
carriera del genio olandese e offre al pubblico la possibilità
di ammirare non solo pezzi universalmente noti ma anche opere
viste raramente. Se il “pezzo forte” della mostra è senza dubbio
l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887 (qui
nella sua prima uscita pubblica dopo il restauro fatto a
Otterlo, un’opera di una audacia straordinaria, con la quale il
pittore vuole lasciare una traccia di sé e della sua
inquietudine), non mancano infatti pregevoli disegni e lavori su
carta di rado usciti dal museo olandese. Tra le opere presenti
nelle 5 sezioni anche il Seminatore, realizzato ad Arles nel
giugno del 1888, Il giardino dell’ospedale a Saint-Remy del 1889
fino al Vecchio disperato del 1890 che precede e in un certo
senso diviene metafora della morte del pittore, suicida quello
stesso anno. (ANSA).
Fonte Ansa.it