“Negli ultimi giorni ho espresso
delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono
invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti.
Intendo scusarmi con quelli, e sono tanti, a partire dalle
persone a me più vicine, a cui ho provocato disagi,
trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me
inimmaginabili”. E’ quanto scrive su Facebook, Marcello De
Angelis, responsabile istituzionale della comunicazione della
Regione Lazio in riferimento alle sue parole sulla strage di
Bologna. Nel lungo post De Angelis non annuncia dimissioni.
Nel suo nuovo post, De Angelis dichiara il suo “rispetto” per la
magistratura, “composta da uomini e donne coraggiosi che si sono
immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini” e ritiene “che tutti abbiano diritto ad una verità più completa possibile
su molte vicende ancora non del tutto svelate”. “Ho appreso che
l’attuale governo, completando un percorso avviato dai governi
precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico
periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980: mi
auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione
permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già
emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti,
restano ancora oscuri”. Poi torna sulle scuse. “Ribadisco le mie
profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo
turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio
diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle
conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo
per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri
deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei
propri diritti”. De Angelis aggiunge di avere “servito e
rappresentato le istituzioni democratiche per anni e ne ho il
massimo rispetto, così come per tutte le cariche dello Stato,
che da parlamentare ho contributo ad eleggere e che oggi
sostengo come cittadino elettore. Fra queste e prima di tutte,
la presidenza della nostra Repubblica”.
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Fonte Ansa.it