Si tiene domani a Mansura
l’11esima udienza del processo a carico di Patrick Zaki, l’ormai
dottore egiziano in studi di genere presso l’Università di
Bologna che – pur da tempo a piede libero – rischia altri cinque
anni di carcere per il contenuto di un suo articolo.
Come sottolineato dallo stesso Patrick subito dopo la
precedente udienza del 9 maggio, il giudice monocratico della
Corte della Sicurezza dello Stato ha ormai ricevuto tutte le
carte della difesa e, almeno in teoria, non ha più motivi per
rinviare il pronunciamento della sentenza, inappellabile. In
passato però i tre giudici che dal settembre 2021 si sono
avvicendati alla guida del processo hanno comunque spesso
smentito le previsioni della vigilia.
Dato che il 5 luglio scorso Zaki ha conseguito la laurea
discutendola da remoto, si presume che il laureato all’ateneo
bolognese e attivista per la difesa dei diritti umani sia sempre
su una lista nera che non gli consente di lasciare l’Egitto.
Il caso giudiziario del 32enne Patrick era iniziato con il
fermo del 7 febbraio 2020 (con formalizzazione dell’arresto il
giorno dopo) e dura da tre anni e mezzo, di cui 22 passati in
carcere. L’accusa di ‘diffusione di notizie false dentro e fuori
il Paese’ si basa su un articolo che scrisse nel 2019 su
attentati dell’Isis e due casi di presunte discriminazioni di
copti, i suoi correligionari cristiani d’Egitto.
Anche per domani è prevedibile la presenza a Mansura di
diplomatici stranieri impegnati a seguire il processo
nell’ambito di un programma di monitoraggio europeo e su impulso
dell’ambasciata d’Italia al Cairo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Fonte Ansa.it