Se non riuscite più a trovare con facilità ciò che state cercando sul web, potreste non essere voi il problema. La qualità dei risultati forniti dai motori di ricerca sta peggiorando, e non è solamente una questione di percezione. Uno studio durato un anno, condotto da informatici provenienti da diverse università tedesche e pubblicato da Webis Group, ha analizzato a fondo le procedure di navigazione online ed è giunto a una conclusione: i risultati di Google sono peggiori perché internet è qualitativamente peggiore.
Google & Co: Risultati inutili. Nel corso del 2024, un numero crescente di utenti ha continuato a descrivere sui social network il peggioramento dei risultati forniti da Google & Co., lamentando di riuscire a trovare sempre meno contenuti genuini e utili a soddisfare le personali esigenze di informazione. Stando a quanto comprovato dallo studio, un vero e proprio “torrente” di contenuti di bassa qualità, soprattutto nell’ambito dei siti commerciali, sta sommergendo ogni tipo di pagina utile nei motori di ricerca, fagocitando le prime schermate dei risultati.
Pagine mangia-clic. Gli studiosi si sono concentrati sulle cosiddette “query”, ossia sulle frasi che gli utenti scrivono per trovare informazioni, prevalentemente su quelle relative ai beni di consumo e allo shopping. Ebbene, dopo un anno passato a monitorare ben 7.392 diverse stringhe su Google, Bing e simili, è emerso come i contenuti di spam, ossia quelli ingannevoli e meno significativi, abbiano via via guadagnato posizioni, spingendo ai margini le informazioni utili e di qualità. Il problema deriva dal fatto che questi contenuti ricalcano pedissequamente i criteri di ottimizzazione richiesti da parte dei motori di ricerca (noti con l’acronimo inglese SEO, Search Engine Optimization) e hanno invaso il web spodestando le pagine non costruite ai soli fini commerciali.
Valanghe di spam. A meno di una radicale revisione degli algoritmi da parte dei colossi tech, la situazione non migliorerà. Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa, infatti, sempre più indirizzi sul web saranno realizzati da chatbot e approntati al solo scopo di raccogliere introiti pubblicitari. In questo modo, le pagine di spam finiscono per spingere sempre più in fondo i contenuti migliori.
D’altra parte, si tratta di un problema di difficile soluzione. «Quando ho iniziato a lavorare in questo settore – ha raccontato Marissa Mayer, ex dirigente di Google ed ex Ceo di Yahoo – internet era composto da circa 30 milioni di pagine, ed era controllabile piuttosto facilmente.
Oggi, invece, ve ne sono più di mille miliardi».
Fonte Focus.it