(ANSA) – POZZILLI, 14 AGO – Acquisire i segnali cerebrali in modo da elaborarli al computer per controllare protesi robotiche. È una delle frontiere più avanzate negli studi volti ad aiutare pazienti paralizzati in seguito a eventi acuti come l’ictus o a causa di patologie degenerative. Una ricerca condotta dall’Irccs Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma e altri centri di ricerca italiani, dimostra la possibilità di usare nanotubi di carbonio al posto degli elettrodi tradizionali, basati su metalli, per effettuare registrazioni di segnali cerebrali a lungo termine.
La precisa registrazione dei segnali elettrici del cervello si ottiene applicando, attraverso un intervento di neurochirurgia, particolari elettrodi sulla corteccia cerebrale. I segnali così rilevati possono essere elaborati e interpretati da dispositivi informatici che li potranno trasformare in istruzioni dirette a protesi robotiche o utilizzare per modulare l’attività cerebrale. In questo modo, diventa possibile comandare con il pensiero un braccio meccanico, oppure un ‘esoscheletro’ robotico. Significa ridare autonomia e qualità della vita a pazienti parzialmente o interamente paralizzati. “Gli elettrodi tradizionalmente usati nelle ricerche in questo campo – spiega Luigi Pavone, dell’Unità di Bioingegneria del Neuromed, primo firmatario del lavoro scientifico assieme alla professoressa Slavianka Moyanova – sono costituiti da dischi metallici, depositati su film di materiale plastico o polimerico, che vengono impiantati, tramite intervento chirurgico, sulla corteccia cerebrale. Noi puntiamo a utilizzare, invece – prosegue – i nanotubi di carbonio, un materiale più flessibile e quindi maggiormente capace di seguire tutte le curvature e le irregolarità della superficie del cervello e che consente di realizzare dispositivi di dimensioni molto piccole”.
“Questo è un campo emergente – commenta Moyanova – che potrebbe aprire nuove frontiere per aiutare alcune categorie di pazienti. Questi dispositivi neurali, basati su materiali conduttivi innovativi, potrebbero essere utilizzati per sviluppare interfacce uomo-macchina per aiutare le persone paralizzate a condurre una vita più indipendente, essendo in grado di controllare dispositivi esterni utilizzando i segnali elettrici del cervello. Potremmo anche pensare di utilizzare questi elettrodi nei pazienti epilettici per inviare stimoli elettrici nell’area epilettogena per interrompere le crisi epilettiche. Queste – conclude – sono le principali applicazioni possibili in cui l’affidabilità, la sicurezza e la precisione dei sensori sono cruciali”. (ANSA).
Fonte Ansa.it