Enea, nel 2023 emissioni -8% e -2,5% i consumi d’energia

Di fatto, spiega il Rapporto
dell’Enea, “il calo della domanda è legato prevalentemente a
fenomeni non strutturali, come la diminuzione dei consumi di gas
per riscaldamento nel primo trimestre 2023, dovuti a un inverno
molto mite, al Piano nazionale di contenimento dei consumi e ai
prezzi dell’energia ancora alti, ma anche alla contrazione della
produzione industriale che ha toccato punte quasi drammatiche in
alcuni settori energivori, scendendo sotto i livelli del 2020”.
    L’unico settore in controtendenza sono i trasporti, con una
domanda di energia tornata a crescere ai livelli pre-crisi (+2%)
sulla spinta del comparto aereo (+20%). La diminuzione delle emissioni di CO2 (-8%) è imputabile al
minor utilizzo di fonti fossili: oltre i tre quarti del calo si
è registrato nei settori Ets (generazione elettrica e industria
energivora), le cui emissioni sono stimate in calo del 16%, il
resto è riconducibile alla contrazione dei consumi di gas nel
settore civile (non-Ets), le cui emissioni sono stimate in calo
del 3%.
    Più nel dettaglio, il 70% della riduzione delle emissioni
riguarda il settore elettrico, in gran parte per fenomeni
congiunturali come il ‘riaggiustamento’ del mix delle fonti dopo
le tensioni del 2022 sui mercati dell’energia. “Infatti,
l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è
dimostrato un fenomeno temporaneo per un insieme di fattori: è
risalita la produzione idroelettrica (+10 TWh dal minimo storico
del 2022), è diminuita la produzione da gas (-25 TWh), è cessato
il programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone (-9
TWh) e dell’olio combustibile, mentre l’import elettrico (+8
TWh) ha raggiunto un record storico”, sottolinea Stefano
Gracceva, il ricercatore che ha curato il rapporto.
   

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Fonte Ansa.it

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