Nelle app di tracciamento bisogna adottare “approcci decentralizzati” con i dati conservati localmente sui dispositivi. Dovrà essere “esclusa la geolocalizzazione” e i dati dovranno essere “tutti cancellati al termine del periodo di utilità degli stessi ai fini della ricostruzione del contagio”.
Sono alcuni dei punti messi nero su bianco in una lettera aperta, una iniziativa intrapresa dal Nexa Center for Internet and Society del Politecnico di Torino a cui hanno aderito accademici, esperti e scrittori, da Juan Carlos de Martin del Politecnico di Torino a Stefano Zanero del Politecnico di Milano, dal giurista Vladimiro Zagrebelsky allo scrittore ed editorialista Evgeny Morozov. La lettera è rivolta “ai decisori” alla vigilia dell’audizione, domani al Copasir, del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Per essere ampiamente usata dalla popolazione si legge nella lettera, “è essenziale che tale tecnologia sia trasparente, sicura e rispetti i diritti e le libertà fondamentali delle persone”.
Oltre a decentralizzazione e conservazione dei dati, per i firmatari della lettera è necessario che l’uso dell’app sia “volontario e libero, nessuna limitazione o discriminazione potrà essere determinata dal mancato utilizzo”. E che “il software delle tecnologie da adottare deve essere disponibile pubblicamente” così come “il protocollo su cui si basa l’applicazione, i documenti che hanno portato alle scelte dei decisori, incluso il parere del Garante della Privacy” e deve essere “trasparente il governo complessivo dell’intero processo di tracciamento inserito nelle più ampie strategie di contenimento del virus nella “fase 2”.
“Tale tecnologia – si legge nella lettera – dovrà essere inserita in una efficace strategia sanitaria ed essere largamente accettata e usata dalla popolazione. Le scelte politiche che faremo in questo particolare momento saranno determinanti nel disegnare domani il rapporto tra cittadini e Stato. Siamo preoccupati che nell’effettiva messa in campo dell’app si possano insinuare interessi che hanno priorità diverse da quella della tutela dei diritti fondamentali dei cittadini”.
Fonte Ansa.it