(ANSA) – TARANTO, 04 APR – I legali dei commissari di Ilva in
Amministrazione straordinaria hanno presentato alla Corte
d’Assise di Taranto un’istanza di dissequestro degli impianti
dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico, ora gestito da
Acciaierie d’Italia. Sono gli impianti sotto sequestro dal 26
luglio 2012 in base a un’ordinanza che firmata dal gip Todisco
nell’ambito dell’inchiesta per associazione per delinquere
finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di
sostanze alimentari e alla omissione dolosa di cautele sui
luoghi di lavoro. All’azienda fu poi concessa la facoltà d’uso.
Secondo i commissari straordinari di Ilva in As è cambiato lo
scenario delle emissioni rispetto a dieci anni fa grazie ai
lavori ambientali e ci sono i presupposti per revocare i
sequestri.
La Corte d’Assise di Taranto che ha ricevuto l’istanza è la
stessa che l’1 giugno 2021 ha emesso la sentenza di primo grado
del processo ”Ambiente Svenduto” infliggendo 26 condanne (tra
dirigenti della fabbrica, manager e politici) per 270 anni di
carcere e disponendo sia la confisca degli impianti dell’area a
caldo che la confisca per equivalente dell’illecito profitto nei
confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva forni
elettrici per una somma di 2,1 miliardi. Tra i principali
imputati, spicca la condanna rispettivamente a 22 anni e 20 anni
di reclusione per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e
amministratori dell’Ilva. Le motivazioni della sentenza non sono
ancora state depositate. (ANSA).
Fonte Ansa.it