(ANSA) – MILANO, 09 GIU – L’aumento del costo del denaro e la
corsa sfrenata dei prezzi minacciano i salvadanai di famiglie e
imprese. Da dicembre 2021 a marzo 2023, il saldo dei conti
correnti è calato di oltre 61 miliardi di euro, da 2.076
miliardi a 2.015 miliardi. In soli tre mesi, da dicembre 2022 a
marzo 2023, la variazione negativa è stata pari a oltre 50
miliardi. E’ quanto emerge da una ricerca della Federazione
autonoma bancari italiani.
Il carovita non solo ha invertito la tendenza al risparmio
delle famiglie, pressoché prossima allo zero nei primi 5 mesi
(in media 0,2%), ma ha cominciato a erodere le riserve
accumulate dal sistema produttivo. Tra i fenomeni monetari più
sorprendenti dei conti italiani, non c’è solo l’erosione della
liquidità che giace in banca, ma anche la sfida che si gioca sui
tassi applicati ai depositi. Con il costo del denaro portato al
3,5% a marzo (poi al 3,75% a maggio), i tassi sui mutui alle
famiglie sono arrivati al 4,36% mentre quelli per i prestiti
alle imprese sono arrivati al 4,33%. Non si è verificato un pari
aumento, però, per quanto ha riguardato i tassi passivi: gli
interessi bancari a favore dei depositi della clientela hanno
sfiorato appena lo 0,4%, risultato della media tra quelli alle
famiglie (0,50%) e imprese (0,30%).
L’inflazione è la più “ingiusta delle tasse, perché colpisce
soprattutto chi ha redditi bassi e ha pochi risparmi”, afferma
il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “La
soluzione – aggiunge – va quindi cercata nel rinnovo dei
contratti di lavoro. Le banche, inoltre, adesso restituiscano
alla clientela una parte di quei benefici dell’aumento del costo
del denaro, alzando i tassi d’interesse sui conti correnti”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it