(ANSA) – VENEZIA, 04 SET – E’ “pura casualità” che
Pierfrancesco Favino negli ultimi tempi sia a ricordarci sullo
schermo il nostro passato, personaggi storici come Bettino Craxi
di Hammamet di Gianni Amelio, il pentito Buscetta del Traditore
di Marco Bellocchio o come l’avvocato opportunista degli Anni
più belli di Gabriele Muccino, fino al papà eroe di Padrenostro
per il quale è alla Mostra del cinema di Venezia, protagonista e
coproduttore del film in gara per il Leone d’oro e in sala dal
24 settembre con Vision. La storia diretta da Claudio Noce è
ispirata alla vicenda vera del regista, il cui genitore è stato
vicequestore responsabile della sezione antiterrorismo di Lazio
e Abruzzo, scampato ad un attentato dei Nuclei Armati Proletari
il 14 dicembre 1976 e da lì in poi messo sotto scorta.
“Questo film è una lettera a mio padre, per dirgli perché ho
paura ancora oggi”, dice all’ANSA Noce, cresciuto con l’incubo
che i terroristi tornassero a finire il lavoro, respirando in
famiglia l’aria pesante di quegli anni. Favino è appunto quel
padre, Alfonso Noce nella realtà, “nel quale ho riconosciuto
anche il mio, quei padri di una volta che non ti abbracciavano,
non mostravano sentimenti, non piangevano perché se lo avessero
fatto sarebbero stati ‘meno maschi’ e tu dovevi capirli così’,
carpirne le emozioni di nascosto”. Nel rapporto tra questo padre
e il figlio protagonista traumatizzato dall’evento, c’è molto
l’affresco della famiglia degli anni ’70, quella non ancora
cambiata dal femminismo e dalle istanze di parità, quella dei
padri che non erano ancora amici dei figli e nascondevano ogni
fragilità. Favino ci riesce benissimo, con i suoi gesti fermi,
quello sguardo autoritario prima ancora che autorevole che tanti
ragazzi di quel tempo hanno conosciuto in casa come modalità
anche formativa. “Non ho rancore per quei genitori, era un loro
modo di proteggerci”, prosegue Noce che ha spiegato “l’emozione
fortissima della proiezione privata di Padrenostro a Roma. Mio
padre era felice, ha difficoltà a viversi le emozioni, ma io ho
capito che lo era”. (ANSA).
Fonte Ansa.it