Favino alla Festa di Roma, la mascolinità solidale del Colibrì

(ANSA) – ROMA, 13 OTT – “Quello che mi è piaciuto del romanzo
di Veronesi è il personaggio che interpreto, con un tipo di
mascolinità che non viene raccontata spesso al cinema. È un uomo
circondato da donne, proprio come capita a me, e con una
mascolinità che non ruota sull’ossessione delle sessualità. In
questo film c’è poi una cosa non da poco: la borghesia non viene
mai giudicata”. Così Pierfrancesco Favino racconta il suo
personaggio nel COLIBRÌ di Francesca Archibugi, film ispirato al
libro omonimo di Sandro Veronesi (Premio Strega 2020), che
racconta, in maniera ondivaga, la storia di Marco Carrera
(Favino). Una vita come tante, e straordinaria allo stesso
tempo, segnata da dolorosi lutti e da un amore assoluto, anche
perché volutamente non consumato, quello che prova per la
bellissima Luisa Lattes (Berénice Bejo). La vita affettiva di Marco, che fa l’oculista, è infatti
tutt’altra; una vita coniugale a Roma insieme all’inquieta
Marina (Kasia Smutniak) e all’amata figlia Adele (Benedetta
Porcaroli). Un’esistenza piuttosto ordinaria dedicata agli
altri, alla sua famiglia, e in cui troverà un fedele alleato in
Daniele Carradori (Nanni Moretti), lo psicoanalista di Marina,
da cui si separerà non senza problemi. E tutto questo nel segno
di quel soprannome che il protagonista si è conquistato per un
duplice motivo: da ragazzo era molto piccolo di statura e poi
per il fatto che, proprio come il colibrì, nella vita ha
utilizzato sempre un grande dispendio di energie per stare alla
fine del tutto fermo.
    Già a Toronto, la pellicola, in sala da domani con 01 in 460
copie, è il film d’apertura della Festa del cinema di Roma 2022.
    Prodotta da Domenico Procacci, ha nel cast anche Laura Morante e
Massimo Ceccherini. Marco Mengoni interpreta ‘Caro amore
lontanissimo’, brano inedito di Sergio Endrigo. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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