Il digitale e le nuove tecnologie sono prepotentemente entrate a far parte della vita di tutte le vite, dando vita a continui cambiamenti sociali, culturali, politici, economici e individuali. Hanno investito ogni campo, modificando il modo di vedere il mondo, di affrontare la realtà e di relazionarsi con il prossimo.
Questi cambiamenti hanno influenzato il mondo dell’istruzione, portando alla nascita di nuove discipline e di nuovi modi di fare didattica. Nel mondo delle relazioni hanno aperto nuovi spazi di socialità, che prevedono nuove modalità di entrare in contatto, di conoscere e di instaurare rapporti tra gli esseri umani.
Infine, hanno fatto il loro ingresso nella pubblica amministrazione e, soprattutto, nel mondo del lavoro, dando vita a nuove opportunità da cogliere per aziende e organizzazioni che vogliono restare competitive sul mercato. Al contempo, però, sono sorte anche nuove esigenze in termini di risorse, soprattutto umane, che devono essere in possesso di competenze trasversali per poter affrontare una realtà in costante evoluzione.
La necessità di nuove figure professionali, che sappiano interpretare i cambiamenti apportati dal digitale, cogliere le tendenze che più possono essere favorevoli all’azienda, percepire i rischi e i pericoli a cui si va incontro e dialogare con altri esperti si è fatta sempre più impellente.
Il digitale, quindi, ha avuto un forte impatto ed è diventato non solo oggetto di studio, ma anche un mezzo per comprendere ed interpretare la realtà utilizzato da molte discipline. La trasformazione digitale richiede di nuovi saperi. È così nata la filosofia del digitale, una nuova interpretazione di alcune intuizioni filosofiche antiche alla luce degli sviluppi tecnologici e digitali.
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0. Filosofia del digitale: come e quando è nata
La nascita e la diffusione del computer è il primo tassello che ha dato il via alla nascita di quella che viene chiamata filosofia del digitale. L’invenzione del calcolatore elettronico, infatti, ha segnato il sorgere di una nuova era, che è caratterizzata da una serie di profondi cambiamenti.
L’invenzione del computer è l’elemento che ha dato il via a dei cambiamenti che hanno avuto forte impatto sulla vita di tutti
Oltre a compiere numerose azioni di calcolo, organizzazione dati e informazioni e ad essere lo strumento principale alla base di internet, ha ispirato la filosofia del digitale, che vede la realtà come una struttura di informazioni e il suo divenire come un processo computazionale.
La filosofia del digitale è nata in seguito ad alcuni eventi che si sono susseguiti in un lasso di tempo piuttosto ampio e che, soprattutto all’inizio, hanno avuto una forte connotazione tecnico-scientifica e poi metafisica. A portare avanti nuove riflessioni sono stati, infatti, scienziati, fisici e matematici.
Il primo evento a cui si può ricondurre un accenno alla filosofia del digitale è la pubblicazione, nel 1943, dell’opera A Logical Calculus of Ideas Immanent in Nervous Activity, nata da lavoro a quattro mani del neuropsichiatra Warren Mcculloch e del matematico Walter Pitts, che per la prima volta mettono a confronto l’attività della mente a quella di un dispositivo a due stati.
Successivamente, nel 1948, nasce la Teoria dell’informazione grazie alla pubblicazione, da parte di Claude Shannon nel Bell System Technical Journal dell’articolo ‘Una teoria matematica della comunicazione’ (A Mathematical Theory of Communication). Lavoro estremamente importante, non solo perché definì le componenti base delle comunicazioni digitali, ma anche perché per la prima volta venne coniata l’espressione ‘bit’ (binary information unit), intesa come unità di misura dell’informazione.
Nel 1946 esordisce anche la cibernetica, in prima conferenza delle Macy Conferences tenutasi a New York. Nel 1967 Konrad Zuse, inventore del primo computer programmabile e del primo linguaggio di programmazione di alto livello, pubblicò un saggio, Rechnender Raum, in cui suggerì che l’Universo fosse un enorme calcolatore.
È però diversi anni dopo, precisamente negli anni ’80, quando si diffondono gli studi nel settore delle comunicazioni di massa e l’informazione diventa un elemento importante, che prende vita l’evento che darà slancio alla filosofia digitale.
Nel 1981 Edward Fredkin organizza al Centro Congressi del Massachusetts Institute of Technology un convegno sulla Fisica e sulla computazione, a cui prendono parte importanti scienziati e studiosi autorevoli come Richard Feynman, John Archibald Wheeler e Rolf Landauer.
L’universo viene visto dagli studiosi di filosofia digitale come un grande computer
È in questo contesto che è stata ribadita l’idea di guardare all’Universo come ad un grande computer e che, soprattutto, venne utilizzata per la prima volta la locuzione ‘filosofia digitale’. Venne inoltre sottolineata l’importanza dell’informazione intesa come grandezza fisica. La computazione viene visto come il comun denominatore tra il mondo e il computer.
Viene così reinterpretata la teoria pitagorica del numero come archè. Per archè si intende il principio, l’origine, la forza che domina il mondo. Nella filosofia del digitale non è più il numero, bensì l’informazione o il bit, inteso come unità elementare dell’informazione. Il divenire della realtà è dato da un processo computazionale.
Tre sono i principi alla base della filosofia digitale: tutto computa, tutto viene prodotto da un processo computazionale e tutto può essere tramutato in un dispositivo che computa. ‘Tutto’ qui significa ogni parte della realtà, anche le sue più piccole porzioni. È una teoria che segue le regole degli automi cellulari, modelli matematici usati per descrivere l’evoluzione di sistemi complessi.
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1. I nuovi filosofi del digitale: concetti ed esponenti
Sempre più studiosi si sono avvicinati nel tempo alla filosofia del digitale, assumendo un approccio differente a seconda della loro area di appartenenza: umanistica, sociale, matematica, scientifica o fisica. Hanno così approfondito i diversi concetti, come la computazione, l’informazione, gli algoritmi, gli automi cellulari, etc.
Uno dei più grandi esponenti della filosofia del digitale è Edward Fredkin, colui che ne ha coniato il termine e che ha riunito in una conferenza personaggi di rilievo del mondo scientifico e fisico che hanno approfondito la riflessione secondo la quale è possibile vedere il Cosmo come un grande computer. Nel 2002, per ribadire le sue idee, ha pubblicato un libro dal titolo Introduction to Digital Philosophy.
Fredkin è convinto che tutte le grandezze presenti in natura sono finite e possono essere rappresentate da quantità intere. Queste grandezze corrispondono a configurazioni di bit, e si evolvono tramite processi computazionali.
È stato Fredkin, inoltre, a elaborare una delle assunzioni che sono alla base della filosofia del digitale: l’informazione come arché, come principio base della realtà. Un’asserzione presa per buona anche da tutti i suoi colleghi.
Altro esponente è Gregory Chaitin, matematico, che ha sottolineato a più riprese l’immenso valore che ha avuto l’invenzione del computer, a cui ha attribuito una valenza filosofica. È il computer, infatti, che ha reso necessario il ritorno ad una riflessione metafisica.
La macchina diventa per Chaitin un concetto filosofico-matematico da studiare e analizzare e conferisce nuovi significati ai verbi ‘comprendere’ e ‘capire’. Si capisce qualcosa solo se si è in grado di programmarla e di identificare il programma informatico che la restituisce sullo schermo. Il linguaggio della programmazione, secondo Chaitin, è l’unico che riesce a restituire e a descrivere la realtà nel migliore dei modi, poiché è lo stesso con cui si esprime la Natura.
Stephen Wolfram ha pubblicato, nel 2002, A New Kind of Science, opera in cui afferma che per interpretare la Natura occorre utilizzare un altro codice, quello binario e non più quello matematico.
Si rende così necessario sviluppare una nuova scienza che possa affrontare anche fenomeni di una complessità maggiore.
Cerca così di sviluppare un software che generi programmi in grado di riprodurre i sistemi naturali. Oggi Wolfram possiede un’azienda di grande successo, che ha sviluppato Mathematica, il programma più utilizzato negli istituti di formazione di alto livello e nelle istituzioni scientifiche.
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2. Filosofia del digitale: gli impatti filosofici, sociali globali delle nuove tecnologie digitali
Le nuove tecnologie e gli sviluppi del digitale hanno favorito un processo di globalizzazione, il contatto tra persone anche geograficamente molto distanti fra loro, il diffondersi di nuovi saperi, di nuove idee e di nuove conoscenze. Tutti aspetti positivi, a cui fanno da contraltare, però, anche delle questioni complesse da gestire e da studiare.
Uno degli aspetti che l’applicazione delle tecnologie e del digitale sollecita è quella etica. Ci si chiede se l’innovazione possa mettere in crisi le dimensioni essenziali dell’essere umano e portare a riconsiderare, modificare o addirittura eliminare alcuni principi che a lungo sono stati il cardine della vita sociale e comune.
Anche per questo la filosofia del digitale e la conseguente riflessione costante su ciò che accade intorno alle persone e su come questo ne influenzi la vita e le decisioni è importante. Solo in questo modo si potrà capire quali limiti non superare, quali sfide cogliere, quali cambiamenti accogliere ed accettare e quali sono le opportunità e gli stimoli per il futuro.
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3. La reimpostazione dei rapporti sociali ed esistenziali scatenati dallo sviluppo del digitale
La filosofia del digitale è nata grazie a studiosi dalla formazione prettamente tecnico e scientifica. Il digitale, però, non è solo tecnologia, algoritmi, nuovi device e strumenti, ma rappresenta anche l’ambiente in cui gli individui vivono e si relazionano.
“Il digitale interviene in maniera incisiva sui rapporti sociali ed esistenziali degli individui”
Oggi le persone possono accedere ad un mondo virtuale dove, spesso, riescono a fare anche ciò che nella vita reale gli risulta impossibile o difficile. Grazie al digitale riescono a trovare il modo per trascorrere il loro tempo libero, per instaurare rapporti sociali ed esistenziali. Riescono addirittura a scambiarsi beni.
Nel tempo, poi, sono sorte delle vere e proprie realtà virtuali, che simulano la vita vera. Qui le persone si incontrano, socializzano e svolgono delle attività di vario genere insieme. Grazie alla tecnologia e al digitale si possono visitare musei, ascoltare concerti, reperire notizie ed informazioni, scoprire nuovi hobby e nuovi passioni.
Il modo di rapportarsi al prossimo, quindi, viene completamente reimpostato. Ci sono nuove modalità di comunicazione e di socializzazione. Inoltre, il digitale non promuove solo cambiamenti sociali, ma anche individuali, che incidono sul modo di pensare e di agire delle persone.
Affrontando questi aspetti, la filosofia del digitale deve andare ben oltre una visione puramente tecnica e scientifica e abbracciare il campo umanistico e quello delle scienze sociali.
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4. La filosofia digitale e nuove opportunità di studio
Recentemente si è avvertita sempre più la necessità di formare individui in grado di comprendere e governare le trasformazioni digitali e di coglierne le sfide. Sono sorti, così, sempre più percorsi formativi, in particolar modo corsi di laurea e master di primo e secondo livello incentrati sulla filosofia del digitale.
Il primo master in Italia sulla Filosofia del Digitale è nato dall’Università di Udine nel 2019, con un programma didattico completamente innovativo che mira a fornire agli studenti un quadro di riferimento generale utile a lavorare in un mondo che si sta velocemente trasformando a causa della ‘rivoluzione digitale’.
Sono sempre di più i percorsi formativi, in Italia e nel mondo, che fanno incontrare le discipline umanistiche con quelle scientifiche per offrire agli studenti un set di strumenti per comprendere la realtà circostante e coglierne le sfide
In seguito, poi, sono sorti anche diversi corsi di laurea e percorsi erogati da altre realtà universitarie. Gli scopi sono sempre gli stessi: permettere agli studenti di accedere a nuovi sbocchi professionali dimostrando di saper cogliere nuove sfide, di essere in grado individuare i principali trend e capire come possono influire sulla vita delle aziende e di saper dialogare con esperti di tecnologie emergenti.
Non si tratta di una formazione altamente specializzata, ma di un percorso che fa riferimento a più ambiti disciplinari con la connotazione di un approccio filosofico. Vi è, infatti, un forte dialogo tra mondo umanistico e mondo scientifico, coinvolge discipline delle aree più disparate anche apparentemente molto lontane tra di loro.
Una formazione così innovativa è l’ideale quando non esiste più un mondo del lavoro stabile, ma estremamente dinamico e che cambia velocemente. I lavoratori devono adattarsi velocemente, devono sperimentare e provare ad assumere i panni di nuove figure professionali che non hanno ancora contorni ben definiti.
Adottando questo approccio, è stata fondata a Londra anche la London Interdisciplinary School, una delle prime università a far incontrare le discipline umanistiche con quelle scientifiche con l’obiettivo di far sviluppare agli studenti la capacità di problem solving, ovvero l’abilità a trovare soluzioni creative a problemi inaspettati o che mai si erano presentati in precedenza.
Un’iniziativa particolarmente apprezzata dalle aziende. Grandi realtà, infatti, si sono sin dall’inizio messe a disposizione dell’ente per offrire agli studenti stage che potessero metterli subito a contatto con il mondo del lavoro facendogli acquisire competenze pratiche. Tra queste spiccano la Virgin di Richard Branson e la McKinsey, una multinazionale di consulenza.
La necessità di figure ibride, quindi, ha portato alla rinascita delle discipline umanistiche. Materie legate alla filosofia, al linguaggio, all’hi-tech, alle scienze umane, alle Belle arti e alla psicologia stanno vivendo un periodo estremamente positivo e sono sempre più gli studenti che hanno intenzione di avviare percorsi di formazione che le vedono protagoniste.
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5. Filosofia del digitale e nuove opportunità di lavoro
Con la rivoluzione digitale e il sorgere di nuove tecnologie il mondo del lavoro è estremamente cambiato. È diventato più dinamico, aprendo così le porte soprattutto a chi è in grado di dimostrare di possedere forte competenze trasversali. Ha, inoltre, aperto le porte alle macchine, che stanno sostituendo sempre di più il lavoro fisico e umano.
L’intelligenza artificiale, e in particolar modo il machine learning, sono realtà all’interno delle aziende. Vi è, così, la necessità di nuovi professionisti che sappiano essere flessibili, abbiano voglia di apprendere costantemente nuove abilità e conoscenze, siano in grado di comprendere le nuove tendenze e sfruttarle per portare vantaggio ad organizzazioni, aziende e imprese.
I nuovi lavoratori devono essere poliedrici, avere un bagaglio culturale e di conoscenze ampio, che gli permetta di conversare e di collaborare con esperti di tecnologie. Devono saper intervenire in nuovi settori, lavorare di concerto con gli altri per saper vincere le sfide poste dal mercato.
Essere in possesso di competenze trasversali, come la capacità di problem solving, lo spirito critico e una naturale curiosità per il mondo circostante, è la chiave per restare competitivi e per poter cogliere nuove ed interessanti opportunità di lavoro. Alcuni dei lavori che più richiedono una formazione interdisciplinare sono di alta responsabilità, soprattutto nei settori della consulenza e dell’industria culturale, in istituti, imprese e organizzazioni.
Molti dei lavori in cui c’è richiesta di professionisti in possesso di abilità disparate e di una formazione interdisciplinare, poi, sono afferenti proprio all’ambito del digitale, dove il saper comunicare, saper utilizzare le nuove tecnologie, saper creare contenuti di valore e, al contempo, avere anche una buona capacità di analitica, è essenziale.
Tra questi, spiccano figure professionali come quella del social media manager o strategist per imprese o per la pubblica amministrazione, content manager, editor, esperti di storytelling e digital storytelling, advertiser e analisti dei dati.
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Fonte Fastweb.it