(ANSA) – NEW DELHI, 05 MAR – Freedom House ha declassato
l’India dalla categoria di “paese libero” a quella di “parzialmente libero” nel suo report annuale sui diritti
politici e le libertà civili presentato ieri. L’istituto di
ricerca di Washington, un organismo globale indipendente, finanziato dal governo americano, aveva classificato il paese
come libero nel 2020.
“Il governo di Narendra Modi sta elevando gli interessi dei
nazionalisti indù alle spese dei valori basilari
dell’inclusione e dei diritti uguali per tutti. I diritti
politici e le libertà civili si sono deteriorati da quando Modi
è diventato premier nel 2014, con una pressione crescente sulle
organizzazioni dei diritti umani, l’intimidazione di accademici
e giornalisti, e una serie di attacchi, e spesso linciaggi
contro i musulmani,” recita il rapporto.
Freedom House sottolinea anche che l’India di Modi sembra
aver abbandonato il ruolo di leadership globale democratica a
cui puntava. “Invece di proporsi come campione della democrazia
e contrappeso alle influenze autoritarie di paesi come la Cina,
Modi e il suo partito stanno tragicamente conducendo l’India
verso l’autoritarismo”, si legge ancora nello studio di Freedom
House. Il rapporto è stato accolto con la prevedibile indignazione
dagli ambienti governativi indiani, che hanno subito rifiutato
le ingerenze dall’estero.
Ma, tra gli altri, il quotidiano moderato The Indian Express
risponde oggi con un editoriale che segnala come non sia
opportuno parlare di “cospirazione straniera”.
“Quello di Freedom House è uno studio, non una cospirazione.
Il declassamento deriva dall’esame di 25 parametri ed indici
che suscitano allarme, in particolare sulla libertà di
espressione. Se siamo una democrazia matura, non possiamo usare
un doppio standard: applaudire i rapporti internazionali quando
ci premiano, come quello della World Bank’s sulla facilità di
impresa nel 2020, e rifiutare le critiche”. (ANSA).
Fonte Ansa.it