Fukushima: rabbia e sconforto industria pesca giapponese

(ANSA) – TOKYO, 14 APR – All’indomani della decisione di
riversare nell’oceano l’acqua radioattiva utilizzata per
raffreddare i reattori nucleari di Fukushima, continua la
protesta delle cooperative dei pescatori giapponesi nelle
prefetture a nord ovest del Paese, che anticipano ulteriori
difficoltà per la loro industria.
    Dal 2011 a oggi la ripresa delle attività è inferiore del 20%
al fatturato precedente alla catastrofe, una percentuale che
sarà soggetta a un ulteriore declino.
    “Una decisione inaccettabile ed estremamente spiacevole”,
l’ha definita Hiroshi Kishi, il presidente della Federazione
nazionale delle cooperative ittiche, spiegando che l’annuncio
del governo colpisce al cuore non soltanto i pescatori di
Fukushima, ma l’intera industria ittica del Giappone. Una
comunità che si trova a fare i conti con la sua stessa
sopravvivenza, dicono i residenti locali, dal momento che le
nuove generazioni non avranno alcun interesse a intraprendere
una professione che non ha un futuro.
    Malgrado le restrizioni in atto negli ultimi 10 anni – che
consentono la pesca nell’area a un massimo di due giorni a
settimana, l’industria della regione aveva registrato una
graduale ripresa negli ultimi anni, che adesso – con molta
probabilità – verrà stroncata sul nascere viste le nette
proteste e i bandi alle importazioni già sventolati dai Paesi
vicini, tra cui Cina e Corea del Sud.
    In un editoriale del giornale progressista Asahi Shimbun, si
fa riferimento alle mancate promesse fatte dal gestore
dell’impianto di Fukushima Daiichi, la Tokyo Electric Power
(Tepco). Dai mancati indennizzi ai residenti sfollati,
all’assenza di un confronto diretto coi residenti per una
soluzione che faciliti la sostenibilità dell’economia locale.
    “Dal momento che occorreranno altri due anni per l’ideazione di
un sistema adeguato per lo sversamento dell’acqua”, commenta
l’editoriale, piuttosto che fissare delle scadenze Tepco non
dovrebbe escludere la possibilità di aumentare la capienza dei
serbatoi esistenti, e continuare il dialogo con la popolazione
locale”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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