Saranno le decisioni della Fed a
influire maggiormente sui prezzi delle materie prime piuttosto
che l’andamento del Pil Usa.
E’ quanto sostengono gli analisti di Goldman Sachs in uno
studio in cui viene indicato che “di recente le materie prime
hanno avuto oscillazioni legate agli attesi tagli della Fed”.
Secondo gli analisti sarà quindi una possibile riduzione dei
tassi d’interesse statunitensi indotta da un “atteggiamento più
accomodante della Fed” a determinare le quotazioni delle
differenti materie prime. In questo momento – spiegano gli
analisti – “prevale una crescita della domanda e l’impatto
positivo dei tassi d’interersse più bassi sia sulla domanda che
sull’offerta rende teoricamente difficile prevedere l’andamento
dei prezzi dei materiali”. “In pratica – proseguono – sta
prevalendo sui prezzi l’effetto dell’aumento della domanda, che
riguarda in particolare il rame e l’oro”. Seguono i prodotti
petroliferi e il greggio, mentre è escluso un effetto sui prezzi
del gas e dei prodotti agricoli, che dipendono anche
dall’andamento climatico. Sul greggio, l’effetto di un calo di
100 punti base sui rendimenti dei titoli di stato Usa a due anni
può triplicare, salendo dal 3% legato normalmente a una
decisione della Fed al 9% nel giro di 1 o 2 anni.
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Fonte Ansa.it