Google Dunant Cable, cos’è e a cosa serve

Molte persone credono che il grosso dei dati che ogni giorno il mondo invia e riceve su Internet viaggi via satellite. Ma non è così: i dati viaggiavano via satellite negli Anni ’80 e ’90, ma oggi viaggiano soprattutto lungo enormi cavi in fibra ottica che vengono stesi sul fondo dei mari e degli oceani per collegare Stati e persino continenti, lontani tra loro migliaia e migliaia di chilometri.È il caso di “Curie“, il cavo steso da Google tra gli Stati Uniti e il Cile la cui realizzazione è terminata ad aprile 2019. O di “Dunant“, il cavo di Google attualmente in fase di dispiegamento tra gli Stati Uniti e la Francia. E, accanto ai cavi “privati” di Google, passano e passeranno anche quelli di altri big delle telecomunicazioni e del Web: l’Havfrue (dagli USA alla Danimarca e all’Irlanda) finanziato da Google, Facebook, Aqua Comms e Bulk Infrastructure, il HK-G (da Hong Kong all’isola di Guam) voluto da Google, RTI-C e NEC, e il Marea (dagli Stati Uniti alla Spagna) costruito da Microsoft, Facebook e Telefónica.Questi sono solo gli esempi più famosi, ma la rete di cavi in fibra ottica già esistenti o in fase di realizzazione è ormai veramente enorme. Le dorsali in fibra, dunque, stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore, tanto da esser diventate degli “obiettivi strategici” nelle dispute tra stati nazionali. fonte: GooglePerché i dati viaggiano sui cavi a fibra otticaChe la fibra ottica sia la tecnologia attualmente migliore per trasferire grandi quantità di dati, con una bassissima latenza, è ormai noto anche al consumatore medio. D’altronde tutti sanno che le migliori connessioni Internet domestiche sono tutte in fibra, meglio ancora “Fiber-to-the-Home” (FTTH, cioè fibra ottica fino a casa del cliente), quindi è solo una questione di scala: la fibra è la tecnologia migliore anche per i collegamenti dati intercontinentali.Naturalmente tutto ciò avviene con dimensioni e complessità esponenzialmente maggiori, rispetto alle connessioni domestiche. Le reti in fibra ottica funzionano inviando segnali luminosi su sottili fili di materiale trasparente (fibra di vetro o materie plastiche), i cavi a fibre ottiche, che hanno più o meno il diametro di un tubo per l’irrigazione da giardino, racchiudono più filamenti di queste fibre. Maggiore è il numero di filamenti e maggiore è la quantità di dati che possono viaggiare lungo il cavo simultaneamente. Poiché il segnale luminoso si degrada lungo il suo tragitto, mediamente ogni 100 chilometri di cavo sottomarino viene inserito un ripetitore di segnale. Questo lascia intuire la complessità di progetti come Curie o Dunant, che viaggiano per migliaia di chilometri sul fondo del mare e richiedono decine di ripetitori di segnale per trasportare efficacemente i bit tra un continente e l’altro.Posa di Dunant fonte: GoogleGoogle Dunant: perché è il migliore (fino ad ora)Il nuovo cavo di Google è al momento il progetto più veloce di tutti: quando sarà ultimato potrà trasportare 250 Terabit al secondo di dati. Si tratta di oltre il 50% in più rispetto alla velocità del cavo Marea di Facebook, Microsoft e Teléfonica che ha una banda dati di 160 Terabit al secondo. Dunant è così veloce perché è costituito da un numero maggiore di filamenti di fibra ottica rispetto agli altri cavi: oggi la maggior parte dei cavi sottomarini a lunga distanza contiene da sei a otto filamenti di fibra ottica, mentre Dunant ne conterrà 12. La supremazia, però, durerà poco: la giapponese NEC ha dichiarato di aver pronta una tecnologia da 16 filamenti. Ma Google ha già risposto che sta lavorando ad un progetto di cavo sottomarino da 24 filamenti di fibra ottica.A cosa serve tutta questa velocità?È logico che, in un mondo in cui la produzione, il consumo e la trasmissione di dati sono in sempre più rapida crescita, servano cavi per trasportare questa enorme mole di dati in giro per il globo. Oggi oltre 400 cavi sottomarini, tra grandi e piccoli, sono già operativi e altri 60 entreranno in funzione entro il 2021. Ma, secondo una analisi condotta nel giugno 2018 dalla società di consulenza Telegeography, la maggior parte della banda dati già esistente è inutilizzata: al momento viene sfruttata al massimo il 30% della capacità, il restante 70% no. Per quale motivo, allora, si continuano a stendere altri cavi? Di motivi ce ne sono più di uno. Il primo è che, ovviamente, i dati cresceranno (ma solo a patto che abbiano già una infrastruttura pronta a trasportarli in giro per il mondo). Il secondo motivo è che, vista la crescente importanza e delicatezza dei dati che circolano in rete, è necessario prevedere una capacità di backup: se un cavo sottomarino dovesse avere un problema, ce ne dovrebbe essere almeno un altro pronto a sostituirlo temporaneamente. Il terzo motivo è che i big del Web (in primis Google, Facebook, Microsoft e Amazon) vogliono possedere la propria infrastruttura di trasporto dei dati, piuttosto che affittarla da qualcun altro.La mappa delle dorsali Google fonte: GooglePerché i big del Web vogliono possedere i caviGoogle, Facebook, Microsoft, Amazon sono tutte società che fanno girare una enorme quantità di dati e che fanno enormi fatturati proprio su questi. Google guadagna sulle inserzioni dei video di YouTube, Facebook su quelle di Facebook Video, Amazon vende in abbonamento i contenuti di Amazon Prime Video ed è, insieme a Microsoft, tra i leader mondiali dei sistemi di storage in cloud, sui quali vengono depositate ogni giorno enormi quantità di dati. Dal punto di vista finanziario, queste società sono al sicuro soltanto se l’infrastruttura che fa muovere i dati è solida e funzionante, quindi il valore in borsa dei big del Web cresce enormemente se sono anche proprietari di questa infrastruttura. E, da questo punto di vista, quasi tutti hanno scelto di dispiegare cavi sottomarini in fibra ottica di proprietà.Amazon crede nei satellitiTra i big appena citati, solo Amazon non ha scelto un’infrastruttura di cavi sottomarini per trasferire i propri dati. Al contrario, la società di Jeff Bezos crede molto nella tecnologia satellitare e ha lanciato il progetto Kuiper: 3.236 satelliti a bassa orbita da lanciare nei prossimi anni per connettere gran parte del pianeta Terra. Secondo Morgan Stanley questo progetto vale almeno 100 miliardi di dollari. E qui c’è la conferma a quanto già detto sulla fibra ottica: chi possiede l’infrastruttura, vince.

Fonte Fastweb.it

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