Internet cresce di dimensioni e di complessità anno dopo anno, ma poggia ancora su una base tecnica ormai molto vecchia: il protocollo di comunicazione TCP, che risale al 1974.
Tale protocollo è stato negli anni aggiornato e potenziato per rispondere alle nuove esigenze di traffico, è stato affiancato dall’HTTPS per la crittografia delle connessioni e dallo standard IPv6 che permette di connettere un numero elevatissimo di dispositivi in rete. Ma è sempre il TCP di una volta, con tutti i suoi pregi e difetti. I difetti, a breve, diventeranno limiti: di velocità di trasmissione troppo bassa e latenza troppo alta.
Per questo, già nel 2012 Google ha iniziato a parlare di un nuovo protocollo per sostituire il TCP: lo ha ufficializzato l’anno dopo, nel 2013, con il nome di Quic (Quick UDP Internet Connections).
Il nuovo protocollo di trasmissione per l’Internet del futuro è stato sviluppato e affinato da Google nel corso degli anni e recentemente, a maggio 2021, è stato standardizzato dalla IETF (Internet Engineering Task Force, organismo indipendente internazionale che sviluppa e promuove gli standard per Internet) con il nome di RFC 9000.
Come funziona Quic e perché è più veloce
Secondo Google grazie al protocollo Quic è possibile incrementare la velocità di navigazione sul Web dell’8% sui PC e del 4% sugli smartphone. Guardando allo streaming, invece, le prestazioni possono salire rispettivamente del 18% e del 15%.
Per ottenere il risultato, però, bisogna superare il protocollo TCP. TCP funziona dividendo il flusso dei dati in pacchetti, per poi inviare ogni pacchetto individualmente al dispositivo dell’utente che provvederà infine a riassemblarli nell’informazione originale.
Questo sistema rende Internet molto resistente agli attacchi, perché ogni informazione viene frazionata in più pacchetti ed è così più difficile da intercettare per intero.
TCP prevede anche un meccanismo per il recupero di eventuali pacchetti di dati persi o corrotti durante la trasmissione. Lo scopo di Quic è esattamente lo stesso, ma il metodo è diverso: viene infatti usato il protocollo UDP (User Datagram Protocol), che è molto snello e veloce anche perché prevede solo una procedura iniziale di riconoscimento (il cosiddetto “Handshaking“) tra i due dispositivi che, dopo tale procedura, possono continuare a dialogare senza interruzioni. Inoltre, Quic utilizza il “multiplexing“, invia cioè più pacchetti contemporaneamente per velocizzare il trasferimento.
Il problema dell’UDP è che non ha un meccanismo per scoprire se ci sono estati errori nella trasmissione dei dati e, se ci sono stati, per recuperare la corretta informazione inviata inizialmente.
Per questo motivo, oggi, l’UDP è usato soprattutto nelle connessioni ai server dei videogame: durante le frenetiche sessioni di gioco, infatti, la velocità viene prima di tutto e se c’è qualche imperfezione nella grafica o nel sonoro, dovuta ad un pacchetto di dati corrotto o perso, è ampiamente sopportabile. Nella visualizzazione di una pagina Web o di un contenuto multimediale, invece, la presenza di errori non è tollerabile affatto.
Quic risolve questo problema introducendo la Forward Error Correction (FEC), cioè prevedendo l’invio di pacchetti aggiuntivi di backup tramite i quali è possibile recuperare l’informazione originale in caso di errore nella trasmissione. Se però ad essere corrotti sono molti pacchetti di dati, allora anche la correzione risulterà probabilmente inefficace.
Infine, una caratteristica importante e interessante di Quic è che è indipendente dall’hardware e dal sistema operativo usato: viene gestito direttamente dall’applicazione che scambia i dati, cioè nella maggior parte dei casi dal browser.
Non stupisce, per questo, che Google stia già sperimentando “dal vivo” Quic sul suo browser Chrome.
Quic vs TCP: chi vincerà?
Da diversi anni Google Chrome contiene una impostazione nascosta per attivare Quic: la si trova facilmente inserendo nella barra degli indirizzi la stringa chrome://flags/#enable-quic e premendo invio. Anche altri browser basati su Chromium possono usare questo protocollo che, tuttavia, non è ancora universalmente riconosciuto come quello sul quale si baserà l’Internet del futuro.
Oggi stanno sperimentando Quic un po’ tutti i big di Internet, da Mozilla con Firefox ad Apple con Safari, da Facebook con le app mobile (Instagram compresa) alla stessa Google con le app di YouTube e Gmail.
Affinché Quic si diffonda, però, è necessario che anche i server utilizzino questo protocollo. Alcune grandi Content Delivery Network (cioè le grandi reti di server che distribuiscono i contenuti Web in tutto il mondo) e fornitori di hosting lo stanno già facendo: Akamai ha iniziato nel 2016, LiteSpeed nel 2017, Cloudflare nel 2018. È quindi probabile che l’uso di questo protocollo, che è oggi persino standardizzato dall’IETF, crescerà notevolmente nei prossimi anni.
Non è facile prevedere, però, esattamente quando Quic sorpasserà TCP nel ruolo di protocollo sul quale si basa il Web.
Fonte Fastweb.it