In tutto il mondo la consuetudine ad utilizzare esperienze immersive digitali è in forte aumento e, allo stesso modo, si moltiplicano i musei e le organizzazioni culturali pronte a trasferirsi nel Metaverso per far vivere al pubblico collezioni e mostre con nuove modalità sensoriali e su nuove piattaforme.
In un futuro prossimo, i visitatori potranno godere di un nuovo tipo di esperienza grazie a phygital e onlife che, fin dalla loro etimologia, vanno a sottolineare la commistione di fisico e digitale e di vita reale e virtuale, nella evidenza di una crescente difficoltà a stabilire un confine netto tra i due mondi.
Il Louvre, ad esempio, ha iniziato a rendere fruibili in digitale le proprie collezioni ampliando la platea di visitatori virtuali.
Ad esempio, l’app Mona Lisa, scaricabile da Google Play Store e Apple Store, è disponibile sia in versione a 360° sia in V Ray per chi è muniti di apposito visore Cardboard.
Photo Mona Lisa: Beyond the Glass
Immaginate quindi di stare di fronte al dipinto, lo inquadrate con il visore e Monna Lisa prende vita raccontando la sua storia. Non solo: è possibile, grazie ad una serie di comandi, accedere ad informazioni più dettagliate, video, gallerie fotografiche oppure dialogare con altri appassionati del capolavoro di Leonardo da Vinci.
Molti musei di scienza e storia naturale di tutto il mondo utilizzano i visori per consentire ai visitatori di entrare letteralmente dentro alle civiltà scomparse.
Diventa possibile camminare per siti storici e archeologici ammirandone la ricostruzione al tempo della loro edificazione o del massimo splendore. Diventa anche possibile assistere ad una cronistoria delle modifiche architettoniche che si sono succedute nel tempo in un dato sito di interesse storico artistico.
La portata di questa innovazione è rivoluzionaria, ed è semplice comprendere come tutto questo non possa che rendere ancora più totalizzante ed indimenticabile l’esplorazione di siti archeologici e di luoghi storici.
Invece, le esperienze immersive, applicate ad una realtà totalmente immaginaria, mai esistita e solo virtuale, definiscono il concetto di Metaverso (termine comparso per la prima volta nel 1992 nel romanzo Snow crash di Neal Stephenson che indica “uno spazio tridimensionale nel quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire” all’interno di una realtà virtuale).
Tra i musei esclusivamente virtuali si colloca il Museo Meta Vanity presentato all’ultima Biennale di Venezia. Progetto rivoluzionario, a cui si accede semplicemente scaricando l’app Hadem.
Photo Hadem
Un luogo nel Metaverso in cui è possibile ammirare opere uniche. Accedendo in questo ambiente virtuale che prende ispirazione dal Pantheon di Roma, ossia un grande vano sormontato da una cupola aperta, ci si ritrova all’interno di un museo vero e proprio nel quale, spostandosi tra le varie stanze, si possono ammirare le opere esposte di 19 artisti emergenti tra i più quotati del panorama artistico-digitale e crypto-internazionale vivendo un’esperienza di intrattenimento oltre che di conoscenza. Le opere d’arte esposte sono veri e propri NFT (Non Fungible Token), opere uniche ed irripetibili registrate su Blockchain che non possono essere copiate da altri.
Tra gli spazi fisici dedicati esclusivamente agli NFT, troviamo quello di Seattle, The Seattle NFT Museum, mentre in Italia c’è il Ninfa Labs di Milano, inaugurato a settembre 2022.
Anche il Museo Nazionale del Cinema di Torino si prefigge di raccontare in chiave moderna il cinema, la fotografia e l’immagine presentando il suo spazio virtuale nel Metaverso di The Nemesis, piattaforma di intrattenimento che offre esperienze innovative di realtà virtuale.
Grazie a queste nuove tecnologie anche le piccole realtà di nicchia potranno essere raggiunte con facilità dagli appassionati di tutto il mondo.
Ricordiamo, fra gli altri, la Vetreria Vistosi di Venezia e il suo museo virtuale, Vistosivirtualmuseum: uno spazio virtuale iper realistico, concepito come un luogo reale e ispirato a strutture esistenti. Un luogo cui accedere dal proprio pc e dentro cui muoversi come in un vero museo, visionando le collezioni di oggetti che la vetreria ha realizzato negli anni, semplicemente inquadrandole con il proprio mouse.
Il nuovo museo virtuale, come anche l’ambiente della fornace, sono stati riprodotti fedelmente nelle immagini 3d; una volta compiuto l’accesso, la sensazione è proprio quella di trovarsi sull’isola di Murano, circondati dalle acque della laguna, con i suoi tipici colori e suggestioni. E’ dunque il Metaverso che copia la realtà, raccontando anche la cultura e la storia di una azienda, diventando anche uno strumento di supporto alla vendita tradizionale.
Adottare una soluzione di questo tipo consentirebbe di vivere l’intrattenimento e la cultura senza il bisogno di spostarsi fisicamente. Pensiamo agli anziani, divenuti poco inclini a viaggiare, o ai ragazzi che studiano, che potrebbero avere un riscontro immediato con le testimonianze e i reperti storico-artistici custoditi nei musei di tutto il mondo senza uscire di casa o direttamente dai banchi di scuola.
gremlin / E+ via Getty Images
Non dimentichiamo che il Metaverso potrebbe essere utilizzato anche per monitorare la fruizione di una mostra reale in corso da parte dei visitatori. Una volta predisposto un allestimento virtuale della stessa mostra, sarà possibile misurare le reazioni emotive dei visitatori grazie a dispositivi per individuare, ad esempio, le opere che suscitano un impatto emotivo maggiore, raccogliere informazioni importanti sull’illuminazione degli ambienti, sulla collocazione delle opere, sulla musica diffusa. Una siffatta raccolta di dati nell’ambiente virtuale contribuirà quindi ad operare degli aggiustamenti e delle migliorie della mostra anche nel reale.
Infine è necessario evidenziare che, allo stato attuale delle cose, purtroppo, non esiste un unico Metaverso ma esistono una serie di realtà proprietarie, tra loro non interoperabili, che vengono chiamate Metaversi.
Personalmente ritengo che l’interoperabilità sia necessaria.
Il Metaverso dovrebbe essere unico; inteso come una sorta di rete della realtà virtuale che consente a tutti un’esplorazione libera e interconnessa, a differenza degli attuali vari Metaversi proprietari che sono più simili a delle app distinte che non comunicano tra di loro.
Ad oggi questo lo stato delle cose; molto è stato fatto ma ancora molto resta da fare.
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Fonte Fastweb.it