I senegalesi si sono presentati oggi
in gran numero ai seggi elettorali per eleggere il loro quinto
presidente in una votazione con un risultato del tutto
imprevedibile dopo tre anni di disordini e crisi politiche. Il
candidato antisistema Bassirou Diomaye Faye si è detto “convinto” della sua vittoria al primo turno, presentandosi come
l’incarnazione della “rottura”. “Rimango fiducioso nella scelta
per la rottura che posso incarnare meglio di qualsiasi altro
candidato”, ha detto insieme alle sue due mogli dopo aver votato
nel suo villaggio di Ndiaganiao a ovest del Paese. “Resto
convinto che queste elezioni si decideranno al primo turno”, ha
aggiunto.
Dello stesso avviso anche il candidato del governo senegalese
alle presidenziali, Amadou Ba, che si è detto “molto fiducioso”
di avere in tasca la vittoria già al primo turno. Dopo aver
votato a Dakar ha affermato che il voto nel Paese sta andando “molto bene” e che “non c’è dubbio che alla fine di oggi
dovremmo conoscere il prossimo presidente della Repubblica”.
La votazione terminerà alle 18 ora locale ed i risultati
provvisori potrebbero essere resi noti durante la notte, mentre
i primi risultati ufficiali sono attesi nel corso della prossima
settimana.
Circa 7,3 milioni di elettori sono registrati nella nazione
dell’Africa occidentale dove sono emersi due favoriti: l’ex
primo ministro della coalizione di governo Amadou Ba e il
candidato anti-establishment Bassirou Diomaye Faye. Entrambi una
volta erano ispettori fiscali, ma ora sembrano avere poco in
comune. Ba, 62 anni, offre continuità mentre Faye, 43 anni,
promette un cambiamento profondo e un panafricanismo di
sinistra. Sebbene entrambi abbiano affermato che otterranno una
vittoria al primo turno, un secondo turno sembra probabile con
altri 15 candidati in campo, tra cui una sola donna.
Le elezioni vengono seguite con molta attenzione dalle
cancellerie occidentali, in special modo dalla Francia, ex
potenza coloniale , poiché il Senegal è considerato uno dei
Paesi più stabili in un’Africa occidentale scossa dal colpi di
stato. Dakar mantiene forti relazioni con l’Occidente mentre la
Russia rafforza le sue posizioni nei Paesi confinanti. La
società civile, l’Unione africana, la Comunità economica degli
Stati dell’Africa occidentale (Cedeao-Ecowas) e l’Unione europea
stanno inviando centinaia di osservatori.
Inizialmente il voto dei senegalesi era previsto per il 25
febbraio, ma il rinvio del voto ha scatenato violenze che hanno
provocato la morte di quattro persone. Diverse settimane di
violenza e forti tensioni politiche hanno messo a dura prova la
democrazia del Senegal, fino a quando non è stata decisa come
data per il voto la giornata del 24 marzo. La campagna è stata
ridotta a due settimane, a metà del mese di digiuno musulmano.
Il presidente uscente Macky Sall, in carica da 12 anni e
ampiamente rieletto nel 2019, non si è candidato alla
rielezione.
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Fonte Ansa.it