Il caso Sgarbi e il quadro comprato da Sforza Fogliani

Ruota attorno all’acquisto all’asta
di un quadro, il grimaldello su cui poggia l’indagine della
procura di Roma nei confronti del sottosegretario e critico
d’arte Vittorio Sgarbi per sottrazione fraudolenta al pagamento
delle imposte. Debiti che il critico d’arte ha con l’Agenzia
delle Entrate per un totale di circa 715mila euro.
    Secondo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, i pm
contestano a Sgarbi di aver acquisito un dipinto all’asta
facendo figurare la fidanzata Sabrina Colle come acquirente e
con denaro di una terza persona. Con l’intento, appunto, di
mettere l’opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del
Fisco.
    L’acquisto del dipinto, “Il giardino delle fate”, opera del
1913 di Vittorio Zecchin, secondo la tesi di Sgarbi sarebbe
stato realizzato grazie alla munificenza dell’ormai defunto
Corrado Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere, ex
presidente di Confedilizia e vicepresidente dell’Abi.
    “Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata da Corrado
Sforza Fogliani, come risulta da bonifico. Avrà diritto di avere
un quadro? Io inoltre non ho mai partecipato all’asta. Il quadro
è stato battuto dalla mia fidanzata, è intestato a lei, ed è
notificato dallo Stato a suo nome. Lei batte il quadro e dopo un
certo tempo, attendendo di pagarlo, ne parla con Sforza Fogliani
che decide di regalarglielo” dice Sgarbi al quotidiano e Sabrina
Colle conferma: “Sforza Fogliani era un mio grandissimo amico,
mi ha fatto un regalo. Tutto questo lo abbiamo già spiegato alla
Finanza. Il vostro è un fatto inquisitorio”. Quanto al dipinto,
si tratta di un’opera di Vittorio Zecchin, artista nato a Murano
nel 1878, e risale al 1913. “Il giardino delle fate” era stato
messo in vendita dalla casa d’aste Della Rocca e aggiudicata per
148mila euro. Sforza Fogliani, morto nel dicembre 2022, era in
amicizia con Sgarbi per le attività di mecenatismo culturale
della Banca di Piacenza della quale era storico presidente.
    D’altra parte i magistrati insistono nel rivendicare la reale
proprietà del dipinto a Sgarbi, facendo leva sulle notizie che
emergono dal Calendario 2022 edito da Il Cigno Edizioni e da lui
curato e in cui compare il dipinto in oggetto.
   

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Fonte Ansa.it

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