All’ospedale Del Ponte di Varese i bambini continuano a venire al mondo con entrambi i genitori presenti in sala parto, che si faccia in modo naturale o con il taglio cesareo, nonostante l’epidemia di Covid-19 in corso. A confermarlo è Massimo Agosti, direttore del dipartimento Donna e bambino e dell’unità di Neonatologia.
Per mantenere la “normalità” in un ospedale dove si fanno quasi 3000 parti l’anno, sono stati disposti dei percorsi “puliti” o Covid-free, e altri “sporchi” Covid-positivi, dove far transitare le donne in gravidanza e i neonati. “Rispetto a Bergamo e Brescia abbiamo avuto meno casi, e abbiamo anche avuto il tempo di prepararci”, sottolinea Agosti, “ma anche noi abbiamo avuto casi di Covid tra le gestanti e i neonati, e sostanzialmente non si sono differenze rispetto a prima nella loro gestione”.
A parte i casi più gravi di neomamme positive, che vengono inviate all’ospedale Sacco di Milano, “abbiamo stabilito, in accordo con le recenti linee guida della Società europea di neonatologia, che la donna sospetta o positiva al Covid-19 deve comunque allattare al seno e può tenere il bambino in stanza con sé, se non ha sintomi importanti”. Se ha sintomi lievi, la madre può dare il proprio latte al piccolo, indossando guanti e mascherina. Se i sintomi si aggravano, il bimbo viene allontanato dalla madre, che comunque continua a raccogliere il proprio latte, in modo da farlo avere al figlio. Per quanto riguarda il parto “da noi si continua a fare il cesareo dolce, che consente di accogliere subito il piccolo sul grembo materno e far stare il padre in sala operatoria, ovviamente dopo aver fatto uno screening sul coronavirus”, continua Agosti. Papà ammesso anche nel caso di parto naturale, dove il suo sostegno è particolarmente utile durante le fasi del travaglio.
Nessun cambiamento neanche nella gestione dei bambini ricoverati in terapia intensiva neonatale. “In questo contesto si è già abituati a lavorare con mascherine e il massimo delle tutele – prosegue – perché i prematuri sono esseri delicatissimi”. L’ospedale dispone di 10 posti letto in stanze singole per la terapia intensiva neonatale, dove possono fermarsi i genitori, e altri 20 di terapia sub-intensiva. L’unica differenza “è che in questi giorni facciamo alternare un genitore per volta nelle stanze singole di terapia intensiva. Gli altri 20 posti – conclude Agosti – sono invece distribuiti in 4 stanze da 4 e due da 2 posti, dove ovviamente i letti sono ben distanziati l’uno dall’altro. Ma in questo modo ci continua a essere anche quel confronto con gli altri neogenitori che può essere d’aiuto in questa fase così delicata”
Fonte Salute.gov.it News