Da alcuni anni c’è un’espressione che gira nei corridoi delle big della tecnologia, due sole parole che riassumono il futuro prossimo del mercato dell’elettronica di consumo: “ambient computing“. Due parole che, in italiano, possono essere tradotte semplicemente con “ambiente intelligente”, grazie ai computer.
Come è chiaro ormai da tempo, però, l’intelligenza di cui stiamo parlando è quella artificiale, l’AI degli assistenti digitali come Amazon Alexa, Google Assistant e Apple Siri sui quali si basano le nostre smart home.
Sono proprio Amazon, Google e Apple le tre aziende naturalmente candidate a spartirsi il nuovo mercato dell’ambient computing, anche se ci stanno provando con tre strategie differenti tra loro, che potranno avere conseguenze altrettanto differenti sul nostro futuro.
Prima di analizzare la visione di Amazon, Google e Apple sull’ambient computing, però, è meglio precisare cosa intendono gli esperti con queste due parole.
Cosa vuol dire ambient computing
L’ambient computing è il calcolo diffuso, ottenuto spargendo nell’ambiente che ci circonda oggetti intelligenti che raccolgono ed elaborano dati per offrire risposte e servizi, gratuiti o a pagamento.
Mentre il computing tradizionale è legato ad pochi dispositivi con i quali l’utente agisce volontariamente, come i computer o gli smartphone, l’ambient computing lavora “di sottofondo”: sensori, smart speaker, smart display ed elettrodomestici intelligenti costantemente attivi e in ascolto, che raccolgono dati sui nostri gusti, le nostre richieste (esplicite ed implicite) e ci forniscono delle risposte sempre più accurate e servizi sempre più raffinati e personalizzati, grazie al machine learning processato da una sorta di “computer dematerializzato”.
Chi oggi ha in casa uno smart speaker collegato ad una smart tv, al suo smartphone, ad una videocamera IP smart è già pienamente dentro l’ambient computing. Ma siamo solo all’inizio.
Ambient computing: la visione di Amazon
Amazon è oggi il maggiore protagonista del mercato degli smart speaker, ma non è ancora dominante: Google, soprattutto, e Apple, molto meno, hanno quote di mercato che non permettono ad Amazon di dormire sugli allori.
La visione dell’ambient computing di Amazon, almeno al momento, è “smart home centrica”: l’ambiente da riempire di AI è quello della casa, come dimostrano i prodotti che l’azienda fondata da Jeff Bezos continua a proporre agli utenti
L’attuale gamma di hardware Amazon comprende gli smart speaker Echo e gli smart display Echo Show, in vari formati, le videocamere Blink e Ring, le smart plug. Ci sono poi i tablet Fire e le chiavette Fire TV Stick tramite i quali è possibile accedere a tutti i servizi digitali in streaming di Amazon, ma anche interagire con i dispositivi smart.
Recentemente, negli Stati Uniti, Amazon ha presentato la sua prima smart tv e ha annunciato due nuovi prodotti innovativi: il robot Astro e l’Echo Show 15.
Il primo è uno strano incrocio tra un cagnolino e il personaggio Wall-E della Pixar, dotato di microfoni, videocamera e guida autonoma tra le mura domestiche, mentre il secondo è un enorme smart display da 15 pollici da tenere appeso al muro per controllare tutta la domotica della casa.
Fatto salvo Amazon Echo Auto, un dispositivo che è poco più di un microfono vivavoce per l’app di Alexa per smartphone, tutto l’ecosistema smart di Amazon ruota intorno ad un “ambient” ben delineato: la casa dell’utente.
Ambient computing: la visione di Google
Google, rispetto ad Amazon, non ha una presenza così massiccia nelle case degli utenti: i suoi dispositivi Nest, pur avendo una buona penetrazione nel mercato, non raggiungono i numeri degli Echo. L’azienda di Mountain View, però, ha un enorme vantaggio: è dentro 3 miliardi di smartphone Android, sparsi in tutto il mondo.
L’ambient computing secondo Google non si limita affatto alle mura domestiche, all’interno delle quali, però, Google fa di tutto per entrare, ma è virtualmente il mondo intero
Ogni smartphone con sistema operativo Android, infatti, fa parte di una enorme rete di dispositivi che raccolgono informazioni che, poi, possono tornare utili ad altri utenti, con altri smartphone o smart device.
Un esempio di questo approccio è il navigatore di Google Maps, che ancor prima della partenza ci dice già se sul tragitto troveremo traffico grazie ai dati raccolti dagli smartphone di chi sta facendo lo stesso percorso, da prima di noi.
Questa informazione la possiamo apprendere aprendo lo smartphone, oppure chiedendo al nostro smart speaker con Google Assistant quanto tempo ci vuole per andare da casa al lavoro.
Nell’ambiente domestico, quindi, Google porta anche i dati raccolti nell’ambiente extra domestico.
A differenza di Amazon, poi, Google ha in corso da anni piani massicci per entrare dentro le automobili (altro ambiente dove passiamo sempre più tempo): il più facile da realizzare, a breve termine, è Android Automotive, nuovo sistema operativo per automobili da non confondere con Android Auto, mentre il più difficile è la guida autonoma di Waymo.
Dentro casa, invece, Google immagina un ambiente simile a quello proposto da Amazon e con prodotti praticamente speculari a quelli del concorrente, ma in minor numero: gli smart speaker Nest Mini, Nest Audio, gli smart display Nest Hub e Nest Hub Max e le videocamere Nest Cam cablate e wireless.Ci sono poi i termostati Nest, che non hanno un equivalente nella gamma Amazon Echo.
Anche in questo caso le informazioni raccolte dai microfoni e dalle videocamere dell’hardware Nest possono essere visualizzate su altri dispositivi, come gli smartphone e le smart tv con sistema operativo Android TV, che sono milioni nel mondo.
Ambient computing: la visione di Apple
Il detto dice che tra i due litiganti il terzo gode, ma non sembra questo il caso di Apple: l’azienda di Cupertino, a fine 2021, ha una penetrazione nel mercato della smart home di appena il 5% e non sembra che nel 2022 possa fare molto meglio.
Ad Apple manca una linea di prodotti smart realmente per la massa: gli unici due a marchio Apple sono Homepod e Homepod Mini, e non vengono neanche venduti su tutti i mercati in cui Apple è presente
C’è poi qualche decina di prodotti di altre aziende, compatibili con Apple HomeKit (l’ecosistema smart di Apple), ma non si può parlare di una vera e propria gamma Apple per l’ambient computing.
Secondo Mark Gurman di Bloomberg, però, Apple starebbe pensando ad un iPad da 15 pollici da posizionare sul mercato come diretto concorrente di Amazon Echo Show 15. Ipotesi affascinante, ma quanto costerebbe un dispositivo del genere?
L’assistente vocale Apple Siri è presente su tutti gli iPhone, con una buona parte degli utenti iOS che lo usano almeno ogni tanto e che oramai lo trovano familiare.
Apple, quindi, avrebbe già le fondamenta per entrare nel mercato dell’ambient computing da protagonista (o almeno da coprotagonista), ma gli manca decisamente una cosa: una gamma di prodotti economici, dal prezzo così basso da invitare i potenziali acquirenti a comprarne uno e a metterlo a casa.
Quando parliamo di ambient computing e ambiente intelligente, infatti, la quantità è importante almeno quanto la qualità. Quantità di microfoni, videocamere e sensori sparsi per la casa, ovviamente.
Fonte Fastweb.it