Il “potere” del 5G nel rispondere ai disastri naturali

di Antonino Caffo (ANSA) – MILANO, 11 SET – Gli incendi divampati in
California si sono portati via, finora, oltre 800 mila ettari di
terreno. Sono una quindicina le vittime e più di 3 mila le
strutture distrutte. Ancora una volta, come anni fa, il problema
principale non riguarda solo il fumo o le fiamme che divampano
senza tregua, ma la mancata conoscenza di ciò che sta per
accadere. Di fatto, le immagini delle città americane avvolte in
una nube rossa, che tanto rimandano a film apocalittici
holliwoodiani, sono la conseguenza di un’assenza di operazioni
pro-attive nel contrasto di calamità naturali. Una situazione
che la tecnologia avrebbe già potuto risolvere e a cui, si
spera, il 5G darà una svolta.
    Gran parte dell’interesse intorno al 5G si concentra sui
vantaggi per il consumatore e sulle velocità di accesso ai
servizi di intrattenimento via smartphone. Ma ovviamente non è
tutto qui. Una delle caratteristiche principali del network è il
cosiddetto “slicing”, che consente di creare livelli di servizio
differenti. Ad oggi, ogni attività che utilizza una rete mobile
deve condividere quella stessa rete con le altre app in
esecuzione su un dispositivo. Ma la capacità, la latenza, la
sicurezza, la durata, l’affidabilità, il consumo di energia e la
copertura geografica possono essere totalmente differenti dalle
esigenze dei vari servizi. Quindi, ad esempio, lo streaming
video richiede molta capacità ma non una bassa latenza (ossia un
tempo di risposta più breve per la ricezione dei dati). Le
applicazioni che sfruttano l’internet delle cose (IoT), invece,
possono richiedere una bassa latenza ma non consumano così tanti
dati quanto un filmato.
    Questa differenza, con il 5G, verrà meno. Il protocollo crea
infatti reti virtuali individuali, tramite lo slicing, che
possono essere ottimizzate per diversi servizi, tra cui le
comunicazioni di emergenza e, soprattutto, adattate e modificate
all’occorrenza. Avremo dunque un traffico coordinato, basato su
un mix di sorgenti di dati: previsioni meteo, immagini
satellitari live, operazioni delle unità di soccorso
territoriali, avvisi nazionali, notifiche e messaggi da parte
dei cittadini, attività sui social network, e così via. Un
simile concetto di coordinamento oggi non esiste, proprio per i
limiti della rete mobile esistente, che porterebbe ad una rapida
saturazione della banda.
    A quel punto, un vigile del fuoco potrà beneficiare di un
canale 5G a bassa latenza per comunicazioni critiche, mentre il
fornitore di luce o gas trasmetterà i dati dei contatori con
richieste minori in termini di velocità. La complessità del 5G e
la natura in continua evoluzione della risposta ai disastri
creano uno scenario per il quale una comprensione “analogica”,
manuale alle emergenze non è più possibile. Sebbene esista una
quantità crescente di automazione nei flussi che attivano un
certo tipo di soccorso, le forme di automazione prenderanno
presto il largo. Il 5G arriva in un momento in cui le
comunicazioni di emergenza sono più necessarie che mai, perché
le condizioni considerate “estreme” diventano una minaccia
quotidiana. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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