Dopo mille peripezie Immuni funziona, ma solo tecnicamente. Tra gli italiani l’app di monitoraggio del contagio non ha fatto breccia e a scaricarla, pur in piena ripartenza, sono state solo 4 milioni di persone. Un andamento che, di fronte ai nuovi focolai di Covid nati da Nord a Sud del Paese, soddisfa ben poco il governo, pronto ad un vero e proprio appello all’utilizzo del sistema, a discapito delle simili applicazioni lanciate dalla singole Regioni, giudicate poco utili negli spostamenti di lavoro e ormai anche di vacanza.
“L’app tecnologicamente e tecnicamente sta funzionando”, ha sottolineato il ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, fornendo i dati aggiornati sul download. Immuni “si sta integrando bene con il sistema sanitario, non più sotto pressione come prima: dialoghiamo settimanalmente con tutte le Regioni”, ha spiegato insistendo però proprio sul fatto che, nella Fase 3, la necessità è di un’app “unica, altrimenti non si ha il controllo dei dati e non si riescono a individuare focolai di ammalati”.
Un messaggio arrivato in modo ancora più esplicito dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che, insieme al viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ha invitato “tutti quanti a scaricare l’app che serve a proteggerci a livello nazionale. Non bisogna fare delle app per le singole Regioni, occorre – ha spiegato – avere una protezione a livello nazionale”.
A lanciare sistemi di tracciamento simili sono state diverse Regioni (come Lombardia, Sicilia e Sardegna), con esiti differenziati tra i cittadini a seconda della diffusione del contagio. Stando ai dati di metà giugno, quella della Lombardia, AllertaLom, sarebbe stata scaricata da 1,3 milioni di persone. In Sicilia è stata invece messa a disposizione “SiciliaSiCura”, nome simile a quello scelto dalla Sardegna per “SardegnaSicura”, disponibile dal 12 giugno soprattutto per i turisti in arrivo nell’isola per le vacanze estive.
Fonte Ansa.it