(ANSA) – GENOVA, 28 OTT – La procura di Genova ha chiuso le
indagini per il filone bis sulle autostrade liguri nato dopo il
crollo del ponte Morandi. Riguardano i falsi report sullo stato
dei viadotti, le barriere antirumore pericolose e il crollo
della galleria Bertè in A26 (30 dicembre 2019) e il mancato
rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel. Sono
46 le persone indagate, 10 le posizioni archiviate. Le accuse, a
vario titolo, sono falso, frode, attentato alla sicurezza dei
trasporti, crollo colposo. Tra gli indagati l’ex Ad di Aspi
Giovanni Castellucci, gli ex numeri due e tre della stessa
società Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli e Stefano
Marigliani, ex direttore di tronco. Archiviato invece Mirko
Nanni, direttore del primo tronco. Secondo gli investigatori
della Guardia di finanza, coordinati dai pm Stefano Puppo e
Walter Cotugno, i tecnici di Spea ammorbidivano i rapporti sullo
stato dei ponti per evitare i lavori. Era stato scoperto,
inoltre, che le barriere fonoassorbenti montate su alcuni tratti
autostradali erano difettose e si erano staccate causando
problemi agli automobilisti. Uno degli indagati aveva anche
detto al telefono che erano “attaccate con il Vinavil”. Il 30
dicembre 2019 era invece crollata una parte della volta della
galleria Bertè, in A26. Si erano staccate quasi due tonnellate
di cemento che per fortuna non avevano colpito mezzi. Anche in
questo caso la procura aveva scoperto che i controlli non
venivano fatti in maniera adeguata. Le due società Aspi e Spea
sono uscite dall’inchiesta dopo avere patteggiato per questo
filone circa un milione. (ANSA).
Fonte Ansa.it