(ANSA) – ROMA, 02 SET – È stato svelato il pregiudizio
inconscio che gli esseri umani nutrono verso l’Intelligenza
Artificiale (AI) come ‘artista’: sembra, infatti, che il
pubblico non ne riconosca ancora la capacità creativa, dando un
giudizio sfavorevole a quelle opere che si pensa essere frutto
di un’AI. Lo ha scoperto uno studio italiano guidato
dall’Università Sapienza di Roma e pubblicato sulla rivista
Computers in Human Behavior, condotto presso la fiera d’arte
ArtVerona e frutto della collaborazione tra la startup di
Sapienza BrainSigns ed il collettivo di artisti e ricercatori
Numero Cromatico. Lo studio, non solo dà una nuova chiave di
lettura del concetto di autorialità, ma può anche aprire la
strada a nuovi scenari sulla creazione e sulla fruizione delle
opere d’arte.
I ricercatori, guidati da Salvatore Chiarella, hanno
utilizzato due dipinti astratti mai esposti in precedenza e
analoghi per forme e caratteristiche, dichiarandoli ai
partecipanti come realizzati da un pittore ‘in carne ed ossa’ o
da un Intelligenza Artificiale. I partecipanti sono poi stati
osservati misurandone la percezione emozionale, mediante sensori
di battito cardiaco e conduttanza cutanea e tramite le risposte
fornite a domande specifiche. I risultati hanno mostrato che il
pubblico indicava come meno piacevole il quadro il cui autore
dichiarato era l’AI, se valutato dopo aver visto quello
dichiarato come prodotto da un essere umano. Si registrava però una maggiore risposta di coinvolgimento
emotivo in corrispondenza del secondo quadro, indipendentemente
dal fatto che fosse dichiarato come generato da AI o da artista
umano. “Abbiamo ottenuto un dato importante in ambito estetico –
commenta Fabio Babiloni, co-autore dello studio – soprattutto
alla luce del momento storico che stiamo vivendo, caratterizzato
da un’ascesa delle tecnologie creative e intelligenti, molte
delle quali sono in grado di produrre opere d’arte originali”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it