IoT, l’Internet delle Cose: una nuova frontiera

L’Internet of Things è un insieme di tecnologie, ma non solo: è un paradigma, oltre che una scommessa sul futuro. I promotori dell’IoT credono nella possibilità di fare interagire in maniera nuova gli oggetti e la rete internet. Credono in una vera e propria integrazione tra mondo digitale e mondo fisico: un nuovo modello, in cui il trasferimento costante di informazioni tra oggetti intelligenti rivoluzionerà il mondo.

Quando si parla di rivoluzione, è difficile fare riferimento a una singola branca tecnologica. Non a caso dunque, quando si fa riferimento all’Internet of Things, spesso si finisce con lo “sforare”, entrando in altri temi scientifici di stretta attualità: dall’intelligenza artificiale alla connettività 5G, dal machine learning alle reti neurali.

Tecnologie differenti, che però, in un futuro non troppo lontano, contribuiranno al raggiungimento dello stesso obiettivo: rendere le varie esperienze che caratterizzano la vita di tutti i giorni più semplici, più veloci e forse addirittura più sostenibili.

Uno dei benefici più affascinanti di uno sviluppo completo dell’Internet of Things è infatti proprio quello che riguarda i vantaggi ambientali.

Secondo degli studi realizzati dal Politecnico di Milano, una città dotata di contatori intelligenti, sarebbe in grado di fare risparmiare fino a 20 milioni di metri cubi d’acqua all’anno per famiglia. Allo stesso modo, una smart home dotata esclusivamente di lampadine intelligenti e elettrodomestici IoT, potrebbe portare a risparmiare fino a 44.000 KWh all’anno. Un risparmio che, come è facile intuire, si tradurrebbe in un traguardo clamoroso in termini di eco-sostenibilità.

Detto questo, l’IoT presenta anche diversi problemi potenziali, specie nel caso in cui il suo sviluppo non vada di pari passo con un costante controllo dei rischi e con uno studio preventivo di correttivi e soluzioni. I problemi riguardano sia l’effettivo utilizzo degli smart objects, sia la tutela della privacy di cittadini chiamati ogni giorno ad affidare dati sensibili a oggetti e macchine.

Per non parlare poi del fatto che, a breve, gli utenti potrebbero mettere persino la propria vita in mano alle macchine: il riferimento, volutamente provocatorio, è alla mobilità intelligente e alle automobili a guida autonoma. Due ambiti che, assieme alla sopracitata domotica, giocheranno un ruolo chiave nella crescita dell’Internet of Things e nella sua affermazione.

Indice dei contenuti

  • 0. Cosa si intende per IoT

    Prima di entrare nel merito delle diverse applicazioni dell’IoT relative a domotica, smart home e mobilità intelligente, sarà sicuramente utile partire dalle basi. Ciò vuol dire innanzitutto fornire qualche indicazione in più in merito al significato della parola “IoT”: un acronimo che sta per “Internet of Things” e che, in italiano, viene generalmente tradotto con “Internet delle Cose” (o IdC).

    Parlare di Internet of Things significa fare riferimento all’estensione del mondo della rete dentro il mondo fisico degli oggetti e/o dei luoghi concreti.

    Il concetto di IoT è stato introdotto per la prima volta nel 1999, da un ingegnere inglese di nome Kevin Ashton, per poi venire sviluppato da una società di consulenza strategica, ricerca ed analisi nell’ambito della tecnologia dell’informazione di nome Gartner.

    L’idea di un’Internet of Things è una possibile evoluzione di internet così come già lo conosciamo: una nuova rete in cui gli oggetti fisici diventano in grado sia di comunicare informazioni su sé stessi, sia di accedere a dati provenienti da altre fonti.

    Il termine “oggetti” può poi fare riferimento alle categorie più disparate: per parlare di “smart objects” (“oggetti intelligenti”) è infatti sufficiente che l’object in questione abbia la possibilità di connettersi a internet e la capacità di elaborare informazioni, interagendole con l’ambiente che lo circonda.

    Poco importa dunque che si tratti di una sveglia che riesce a modificare il proprio timer, piuttosto che di un blister capace di allertare il suo proprietario nel caso in cui abbia dimenticato di assumere uno o più farmaci. In entrambi i casi (e in tanti altri) si può parlare di IoT.

    Un’altra applicazione dell’Internet of Things prevede poi che i diversi oggetti siano dotati di segnali identificativi univoci: ad esempio ricorrendo a un codice QR, o magari utilizzando un’etichetta RFID che permetta l’identificazione a radiofrequenza.

    I codici QR sono dei codici a barre bidimensionali, capaci di contenere migliaia di caratteri numerici e alfanumerici: sono composti da una serie di moduli neri posizionati all’interno di uno schema quadrato bianco e possono essere letti tramite sensori ottici presenti ormai anche negli smartphone. L’acronimo QR sta per “Quick Response”, ovvero “Risposta Veloce”: una volta inquadrato il codice infatti, lo smartphone propone immediatamente all’utente un link su cui cliccare.

    Link che può rimandare alle pagine e/o alle informazioni più disparate. Anche RFID è un acronimo e sta per “Radio-Frequency IDentification”, ovvero “identificazione a radiofrequenza”. Le etichette RFID permettono di riconoscere, di validare e di memorizzare automaticamente informazioni a distanza.

    La comunicazione tramite radiofrequenza avviene generalmente tra due elementi: il primo, passivo, risponde alle chiamate di prossimità che partono dal secondo, attivo, anche noto col nome di “lettore”.

    Detto questo, a prescindere dalla singola tecnologia coinvolta, uno degli obiettivi più ambiziosi dei promotori della IoT consiste nella realizzazione di un mondo elettronico capace di tracciare una mappa di quello reale. In altre parole, uno sviluppo completo dell’Internet of Things permetterà di fornire un’identità elettronica alle cose, ma anche ai luoghi che caratterizzano il mondo fisico.

  • 1. I vantaggi dell’IoT

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    L’Internet delle Cose promette diversi cambiamenti più o meno radicali, all’interno di tanti ambiti differenti. Una corretta applicazione del paradigma dell’IoT potrebbe infatti portare a una riduzione del consumo delle risorse energetiche e, più in generale, a una riduzione degli sprechi. L’Internet of Things potrebbe portare a un miglioramento della capacità di raccolta e di analisi dati in tempo reale, che potrebbe a sua volta tradursi in una vera e propria prevenzione degli eventi sfavorevoli (guasti, malattie ecc.).

    E, ancora, la diffusione sempre più capillare di smart objects potrebbe consentire un potenziamento della sicurezza, uno sviluppo dell’automazione di tante attività quotidiane e, più in generale, un complessivo miglioramento della qualità della vita.

    Le premesse dell’IoT sono già di per sé notevoli e, con ogni probabilità, cresceranno ulteriormente man mano che verranno sviluppate altre tecnologie abilitanti. Si pensi, in tal senso, all’implementazione delle reti 5G, che permetteranno una velocità di trasmissione dati mai vista prima e una contemporanea riduzione del cosiddetto “tempo di latenza”.

    Il termine “tempo di latenza” fa riferimento alla misurazione della velocità di risposta di un sistema: in informatica infatti, il tempo di latenza è proprio quell’intervallo di tempo che passa tra il momento in cui viene inviato un segnale di input e quello in cui diventa disponibile il suo output.

    Con ogni probabilità l’IoT gioverà in maniera considerevole anche del parallelo sviluppo dell’intelligenza artificiale, del machine learning, del deep learning e delle reti neurali: tecnologie che consentiranno una gestione di quantità di dati sempre maggiori. Tecnologie che, al tempo stesso, permetteranno agli elaboratori elettronici di prendere decisioni e, addirittura, di sviluppare previsioni sempre più rapide e corrette.

    Nel nuovo mondo dell’Internet of Things è dunque possibile immaginare aziende in grado di automatizzare persino i processi più complicati.

    Aziende in grado di raccogliere informazioni dettagliatissime sui clienti e di trasformarle in smart objects sempre più utili e performanti. Lo stesso utente trarrà dei benefici concreti da una crescita costante dell’IoT: benefici legati non solo alle esperienze di acquisto, ma anche alla vita quotidiana.

    Si pensi, da questo punto di vista, alla domotica, grazie a cui le case potrebbero presto trasformarsi in smart home: luoghi intelligenti, capaci di ottimizzare al meglio le risorse energetiche, di semplificare l’utilizzo della tecnologia e addirittura di aumentare la sicurezza di chi vive al loro interno.

    Lo stesso discorso vale per la cosiddetta “smart mobility”, o “mobilità intelligente”: una nuova idea di mobilità che sfrutta a pieno l’IoT per rendere gli spostamenti del singolo più comodi, più convenienti e meno impattanti dal punto di vista ambientale.

    E, ancora, la diffusione capillare della domotica e della mobilità intelligente, potrebbe portare alla costruzione di vere e proprie smart city: città intelligenti che, potenzialmente, saranno in grado di fornire ai loro cittadini un’esperienza quotidiana totalmente inedita. Un’esperienza flessibile, connessa, personalizzata e sostenibile.

  • 2. Limiti e pericoli dell’IoT

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    L’Internet of Things non presenta soltanto vantaggi e scenari ipotetici positivi. Come tutte le tecnologie infatti, anche questa porta con sé tutta una serie di limiti, di rischi e di pericoli potenziali, soprattutto nel caso in cui si sviluppi in maniera incontrollata.

    La prima tipologia di rischio legato all’IoT è di natura strettamente tecnica ed è legata alle tante, piccole falle che potrebbero emergere in un sistema sempre più diffuso. Un chiaro esempio di falla è rappresentato da un esempio apparentemente “innocuo”.

    Basta immaginare che due utenti, magari appartenenti alla stessa famiglia, siano entrambi collegati a un oggetto intelligente dell’Internet of Things: magari a un frigorifero smart, che potrebbe notificare la raggiunta data di scadenza di un qualunque alimento al suo interno.

    Cosa accadrebbe nel caso in cui entrambi gli utenti ricevessero la stessa notifica? Ricorderebbero di confrontarsi tra loro, o invece andrebbero entrambi ad acquistare l’alimento scaduto? Questo, ovviamente, è un problema relativo, che però aiuta a capire quanta strada ci sia ancora da fare per rendere l’IoT più semplice e più performante.

    La seconda tipologia di rischio legato all’IoT chiama invece in causa un campo importante quale quello della sicurezza. Nel capoverso precedente si è visto come, in un futuro neanche troppo lontano, gli elaboratori saranno in grado di immagazzinare, analizzare e gestire quantità sempre maggiori di dati. Purtroppo però, la presenza crescente di informazioni all’interno di un singolo sistema è di per sé pericolosa: anche il più sicuro dei sistemi corre infatti il rischio di essere compromesso.

    In tal senso, poco importa che la compromissione sia figlia di una violazione esterna (ad esempio, una violazione provocata da un attacco hacker), piuttosto che di un errore interno. Il risultato potrebbe essere comunque lo stesso: la diffusione di informazioni riservate e potenzialmente sensibili.

    Per avere un’idea della portata di questo problema, basterà pensare a tutti i dispositivi che generalmente memorizzano password e credenziali di accesso.

    Immaginare che un sistema contenente milioni di informazioni possa venire compromesso rappresenta un vero e proprio pericolo, sia dal punto di vista economico che da quello delle libertà individuali. I dati sensibili infatti non sono soltanto i codici alfanumerici con cui un utente accede al proprio conto corrente online: sono anche informazioni personali, come quelle relative allo stato civile o allo stato di salute.

    Informazioni che devono essere tutelate anche a fronte di possibili vulnerabilità di oggetti e/o sistemi dell’Internet of Things. Proprio per questo, le società stanno giù predisponendo delle possibili contromisure, applicando particolari metodologie di classificazione del rischio, in modo da “securizzare” i propri ecosistemi digitali.

    Come è facile intuire, le soluzioni da applicare cambiano a seconda della componente hardware o software presa in questione. Da questo punto di vista, l’IoT viene generalmente distinta in quattro macro-categorie fondamentali: i dispostivi, la comunicazione, il cloud e l’interfaccia utente.

    Le aziende più sensibili e attente al tema della sicurezza e dei rischi, devono dunque provvedere a realizzare un framework che sia capace di proteggere l’intera catena dei sistemi. Per farlo, è necessario analizzare ognuna delle quattro aree di cui sopra, tenendo conto dei diversi processi che utilizzano.

  • 3. Ambiti di applicazione dell’IoT

    iot

    Quando si parla di concetti vasti come l’Internet of Things si finisce gioco forza col tirare in ballo i settori più disparati. Non a caso, già in questo momento storico, sono molteplici gli ambiti in cui è possibile parlare di un’applicazione concreta dell’IoT, o in cui è addirittura possibile osservare in azione veri e propri smart objects.

    Inoltre, lo stesso paradigma dell’Internet of Things prevede un coinvolgimento continuo tra oggetti e luoghi appartenenti ai campi più diversi: ci sono le macchine intelligenti che ricevono informazioni dalle infrastrutture stradali, le smart home che organizzano il funzionamento dei singoli elettrodomestici in modo da ridurre il consumo energetico, e infine i dispositivi medici capaci di localizzare immediatamente la struttura più adatta a gestire il singolo paziente.

    Insomma, tutti gli oggetti e tutti i luoghi sono potenzialmente in grado di dotarsi di un sistema di identificazione unico, di assorbire informazioni sull’ambiente circostante e di comunicarle in caso di bisogno. Allo stesso modo però, non tutti gli ambiti dell’IoT possono progredire con la stessa velocità: i diversi settori infatti presentano diverse condizioni di partenza e non è detto che le soluzioni tecnologiche consolidate nel singolo campo permettano un aggiornamento in chiave smart nel medesimo intervallo temporale. 

    Ad oggi, uno dei principali settori che usufruiscono quotidianamente dell’Internet of Things è sicuramente la domotica, ovvero quell’insieme di tecnologie che permettono di migliorare la qualità della vita all’interno di una casa.

    Nelle smart home più all’avanguardia è infatti già possibile controllare impianti e dispositivi da remoto, ricevendo diverse informazioni in tempo reale. Allo stesso modo, già ad oggi si sta sviluppando la cosiddetta mobilità intelligente: una rivoluzione che riguarda sia il mondo dell’automotive che quello della sicurezza stradale.

    Grazie all’IoT, i singoli veicoli possono comunicarsi dati fondamentali alla prevenzione del traffico e degli incidenti stradali.

    Parlando invece di scenari futuribili, proprio la connessione di smart home, smart car e mobilità intelligente potrebbe portare alla realizzazione delle cosiddette smart city: città intelligenti, in cui i vari servizi (uno su tutti il trasporto pubblico) verranno gestiti grazie ad aggiornamenti continui provenienti da migliaia di smart objects.

    A ciò si aggiunga che l’Internet of Things prevede anche numerose applicazioni slegate dalla vita quotidiana in città. Si pensi, in tal senso, all’agricoltura e alla possibilità di monitorare i parametri climatici al dettaglio.

    O ancora, all’intelligenza artificiale applicata alla logistica, alle vendite e al marketing, che permette di trasformare il classico customer journey in un’esperienza altamente personalizzata. E, ancora, si pensi alle possibilità legate a smart objects medici e sportivi o, in alternativa, all’impatto che una IoT sufficientemente sviluppata potrebbe avere sui processi e sulle filiere produttive.

  • 4. Esempi di utilizzo dell’IoT

    tablet con iot

    Arrivati a questo punto, non resta che fornire qualche esempio più concreto di attuale utilizzo dell’Internet of Things. Come detto, la domotica è un ambito già particolarmente avanzato da questo punto di vista. Esistono infatti diverse smart home che permettono ai loro proprietari di interagire in maniera intelligente con dispositivi vari, magari ricorrendo a un assistente vocale.

    Dispositivi quali Amazon Alexa o Google Nest possono infatti venire utilizzati non soltanto per richiedere la riproduzione di informazioni e file audio.

    Al contrario, l’utente può usarli per “comunicare” con la televisione, gli elettrodomestici, l’impianto di riscaldamento e persino l’impianto elettrico. L’importante è che ogni anello della catena sia all’insegna dell’IoT: questo vuol dire che la casa in questione, oltre a un assistente vocale, dovrà avere una smart tv, elettrodomestici di ultima generazione, lampadine intelligenti e altri device.

    Per approfondimento: Smart Home: la casa intelligente e connessa

    Un altro ambito particolarmente affascinante dell’IoT è sicuramente quello della mobilità intelligente. Un’Internet Of Things che sale direttamente a bordo dei veicoli può infatti rivoluzionare il classico concetto di spostamento. In questo caso il pensiero corre innanzitutto a Tesla: la casa costruttrice di Elon Musk che già propone automobili a guida autonoma, proprio grazie a particolari hardware e software IoT.

    Questa tipologia di auto è infatti dotata di sensori capaci di “vedere” a 360°, con un raggio di ben 250 metri. Sensori che, tra l’altro, sono in grado di superare eventuali ostruzioni: pioggia, nebbia, polvere e addirittura ostacoli fisici (persone, altre vetture ecc.). Ma le possibilità di un’automobile a guida autonoma non si limitano al pilota automatico.

    Un veicolo che sfrutta a pieno l’Internet of Things è infatti potenzialmente in grado di scegliere il percorso più adatto in base alle condizioni del traffico: di cambiare strada in caso di incidente, di adattare la propria velocità alle condizioni climatiche, persino di cercare un garage qualora riscontri una palese impossibilità a proseguire.

    Per approfondimento: Smart car: automobili intelligenti, guida automatica e mobilità elettrica

  • 5. Come rendere smart l’automobile

    persona che guida una smart car

    Una particolare categoria di dispositivi IoT è quella che riguarda il mondo delle smart car: un insieme di device, software e applicazioni in grado di trasformare il proprio veicolo in un’auto intelligente. 

    Si tratta di soluzioni non necessariamente avveniristiche e costose. Per rendere la propria auto più smart non è dunque necessario dotarsi degli ultimi ritrovati in materia 5G.

    Al contrario, può essere sufficiente utilizzare il bluetooth: una tecnologia disponibile in moltissimi smartphone in circolazione. Grazie al bluetooth diversi device possono venire agganciati al computer di bordo di un’automobile, ma anche al suo autoradio.

    In questo modo l’utente può riprodurre l’audio dei contenuti che preferisce: può usare il bluetooth per sentire musica, per telefonare, ma anche per ascoltare le indicazioni del navigatore a volume superiore. 

    Passando agli smart objects veri e propri, bisogna invece citare il cosiddetto “head up display”: un display a testa alta che rende l’esperienza di guida più ricca e più sicura. 

    L’head up display è un dispositivo IoT che trasmette immagini visibili sul parabrezza. Un dispositivo di realtà aumentata che può venire utilizzato per tanti scopi diversi: ottenere informazioni sulla guida o sugli itinerari e per riprodurre contenuti multimediali. 

    L’head up display e Amazon Echo Auto sono dispositivi IoT perfetti per rendere la propria auto una smart car

    Un altro oggetto intelligente pensato per integrarsi con una smart car è Amazon Echo Auto: un device che viene configurato tramite l’app Alexa e che può collegarsi alla vettura via bluetooth o cavo AUX.

    A volte, però, per sentirsi dentro un’auto intelligente non è necessario dotarsi di device specifici. In certi casi basta ricorrere all’app giusta. In tal senso CarOS è un vero e proprio must per gli utenti Apple. CarOS è un’app che si occupa di gestione delle chiamate e di invio di messaggi. Inoltre, permette di scegliere la stazione radio o di generare percorso sul navigatore.

    In alternativa è possibile optare per Android Auto: un’altra app, stavolta scaricabile da Play Store. Android Auto può collegarsi direttamente con la plancia di un’auto intelligente, a patto che ci sia compatibilità tra i modelli di vettura e software mobile.

    Per approfondimento: Come rendere smart la tua automobile

A cura di Cultur-e Costruisci il tuo futuro con la connessione Fastweb

Fonte Fastweb.it

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