(ANSA) – CANNES, 13 LUG – Oltre 100 film, una quantità di
premi, ben 118 (escluse le nomination e l’Oscar sfumato
all’ultimo minuto per Elle di Paul Verhoeven nel 2016) che è
legittimo chiedersi dove li tenga riposti. E poi ancora
tantissimo teatro, compresa l’ultima piece, Il giardino dei
ciliegi in una nuova versione attualizzata del capolavoro di
Cechov che ha aperto il festival di Avignone il 5 luglio,
diretta dal regista portoghese Tiaro Rodrigues, futuro direttore
della prestigiosa rassegna. Ecco a voi Isabelle Huppert,
monumento vivissimo dello spettacolo francese, carismatica
protagonista musa di Claude Chabrol, diretta da Tavernier,
Kiarostami, Haneke, Benoit Jacquot, Godard, Bellocchio, Taviani,
Anne Fontaine, Ozon. Protagonista oggi al festival di Cannes di
un pomeriggio Rendez Vous in cui ha parlato del suo lavoro,
della costruzione dei personaggi dall’alto del suo fascino, del
suo prestigio di cui ovviamente è perfettamente consapevole.
“Non mi intimidisce nessuno”, dice senza preoccuparsi di
darsi arie. Huppert sa gestire il suo talento da decenni con
l’impeccabile professionalità di cui ha grande fama. Dunque non
si emoziona più? “Cerco sempre di sorprendere me stessa per
poter entrare nei personaggi e dare loro vita, mantenermi sul
crinale tra visibile e invisibile, tra quello che dici e quello
che non dici. Questo per me è la recitazione e non trovo in ciò
alcuna differenza tra cinema e teatro, io non li distinguo dal
punto di vista degli attori. Il mio sforzo è sempre lo stesso:
evitare le vie convenzionali, riuscire ad essere credibile anche
in situazioni improbabili e straordinarie e trattenere, non
aggiungere niente, semmai sottrarre. Io cerco una soggettiva per
creare il ruolo, una strategia che però deve prescindere dalla
libertà. E poi – aggiunge – essere intensa, avere come mantra il ‘qui e ora’, così sorprendi anche te stessa”.
Michel Haneke è il suo regista preferito, un sodalizio con La
Pianista, che resta forse tra i suoi film migliori “il film che
amo”, proseguito con Il tempo dei lupi, Amour e Happy End): “con
lui no fake”, dice esaltando “la verità, la credibilità” dei
suoi film. (ANSA).
Fonte Ansa.it