(ANSA) – TEL AVIV, 31 DIC – Nel 2020 Israele ha colpito circa
50 obiettivi in Siria. Lo rivela il Rapporto annuale diffuso
dall’Idf, l’esercito israeliano, che dettaglia il quadro delle
operazioni sui vari fronti, a cominciare da quello in Siria. Sul
contiguo confine libanese, gli Hezbollah hanno compiuto 2
tentativi di portare attacchi in territorio dello stato ebraico,
entrambi sventati. Da Gaza – ha continuato il Rapporto – nel
2020 sono stati lanciati contro Israele 176 razzi che ha
risposto colpendo circa 300 obiettivi nella Striscia.
In totale – e nonostante la pandemia – l’esercito ha detto
che gli attacchi terroristici in Cisgiordania contro obiettivi
israeliani sono stati 60, più dell’anno scorso quando furono 51
ma meno dei 76 nel 2018 e dei 75 del 2017. Tra i 60, 9
accoltellamenti, 31 attacchi a colpi di arma da fuoco (12 nel
2019), 1.500 lanci di pietre e 229 molotov.
In risposta l’esercito – secondo i dati forniti – ha
effettuato 2.277 arresti (meno del 2019 e degli anni precedenti)
ed ha chiuso 50 impianti sospettati di produrre armi.
Tornando ai 176 razzi lanciati dalla Striscia contro Israele,
circa 90 sono caduti in zone aperte mentre il sistema di difesa
antimissile Iron Dome ne ha intercettati 80, ovvero il 93% di
quelli diretti verso aree popolate.
Sono stati 38 i tentativi di passare da Gaza in territorio
israeliano; 1 il tunnel scoperto, costruito da Hamas per
sboccare in Israele.
Ma l’esercito israeliano – ha continuato il Rapporto – si è
anche contraddistinto nella lotta al coronavirus attraverso il
Fronte del Comando interno che ha gestito il call center
nazionale (1,4milioni di chiamate risposte) e il sito web
(7,7milioni i contatti) centralizzando le informazioni. Oltre
3mila riservisti sono stati chiamati a sostegno del Fronte e
sono stati circa 380mila le confezioni di generi alimentari
distribuiti durante la crisi ai cittadini. (ANSA).
Fonte Ansa.it