(ANSA) – ROMA, 13 GIU – L’Istat racconta “vent’anni di
mancata convergenza” con la politica di coesione in una
conferenza stampa. “Non si è verificato il processo di
convergenza” delle regioni italiane “meno sviluppate”, osserva
in un focus sulla politica di coesione Ue “che hanno continuato
a crescere sempre molto meno della media dei Paesi dell’Ue27”.
Nel 2000 erano dieci le regioni italiane fra le prime 50 per Pil
pro capite a parità di potere d’acquisto e nessuna fra le ultime
50. Nel 2021 fra le prime 50 ne sono rimaste solo quattro
(Provincia autonoma di Bolzano, Lombardia, Provincia autonoma di
Trento e Valle d’Aosta), mentre fra le ultime 50 ora se ne
trovano ben quattro (Puglia, Campania, Sicilia e Calabria).
Il divario crescente in termini di reddito fra le regioni
italiane economicamente meno avanzate e l’Ue27, è spiegato
interamente dal tasso di occupazione, inferiore alla media Ue di
ben 20 punti percentuali. Soltanto nel corso dell’ultimo ciclo
di programmazione 2014-2020 è divenuta determinante anche la
produttività del lavoro inferiore alla media Ue27 di 9 punti
percentuali Nel corso degli ultimi quattro anni, favoriti dalla fase di
investimenti post Covid, “qualcosa però – si legge nel testo –
sembra essere parzialmente mutato: non solo parte di questi
territori economicamente avanzati sembrano crescere ad un ritmo
superiore alla media europea, ma anche intere regioni hanno
fatto registrare crescite superiori alla media Ue. In
particolare, si segnala il caso della Lombardia (+1,9% annuo),
della Puglia e della Basilicata (rispettivamente +1,8% e +2,5%).
(ANSA).
Fonte Ansa.it