(ANSA) – ROMA, 24 MAR – Una persona su 5 ritiene che il
proprio orientamento sessuale l’abbia svantaggiata nel corso
della vita lavorativa in termini di avanzamenti di carriera e
crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento delle
proprie capacità professionali. E’ invece meno diffusa
l’impressione di uno svantaggio riguardo al livello del
reddito. Nel complesso il 26% delle persone occupate o
ex-occupate dichiara che essere omosessuale o bisessuale ha
rappresentato uno svantaggio nel corso della sua vita
lavorativa. Emerge dai risultati di una rilevazione Istat-Unar
sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone
LGBT nel 2020-2021.
Sempre dal rapporto emerge che 1 persona su cinque, occupata
o ex-occupata in Italia, dichiara di aver vissuto un clima
ostile o un’aggressione nel proprio ambiente di lavoro, con
un’incidenza leggermente più elevata tra le donne (21,5% contro
20,4%), sia lesbiche che bisessuali, tra i giovani (26,7%), gli
stranieri o apolidi (24,7%) e le persone che vivono nel
Mezzogiorno (22,6%). Il 38,2% delle persone in unione civile o
già in unione che si sono definite omosessuali o bisessuali ha
subito per motivi legati al proprio orientamento sessuale almeno
un episodio di discriminazione in altri contesti di vita.
(ANSA).
Fonte Ansa.it