L’Italia resta debole nel rapporto
tra il credito erogato da banche o altri intermediari finanziari
e il Prodotto interno lordo: è al 123%, contro il 131% della
Germania e Stati Uniti, Regno Unito e Giappone che si collocano
in una fascia ristretta con dati attorno al 160% e costanti
nell’ultimo decennio.
Sono dati di un report della Direzione studi e ricerche di
Intesa Sanpaolo, secondo il quale il Canada svetta in questo
parametro con un rapporto del 246% tra credito e Pil.
Questo rapporto “è un indicatore fondamentale per la
misurazione del grado di intermediazione finanziaria, che misura
quanto il credito sostiene l’attività economica di un Paese:
l’indice risulta in leggera flessione specie nei paesi avanzati
e nell’Europa emergente, dopo il picco a fine 2020 sostenuto
dalle numerose misure finanziarie di supporto dell’economia in
grave difficoltà a causa del Covid-19”, afferma il report.
“Dopo le crisi finanziarie degli ultimi decenni, a partire da
quella internazionale del 2008 con il fallimento di numerose
banche, è tornata a porsi con forza la riflessione sul ruolo
della finanza, ed in particolare delle banche, nel sostegno
dell’economia. Anche il più ampio utilizzo della tecnologia
potrebbe ridimensionare l’intervento degli intermediari,
favorendo il rapporto diretto fra settori in surplus e settori
in deficit finanziario”, afferma la Direzione studi e ricerche
di Intesa Sanpaolo, secondo la quale tuttavia “la capacità di
valutazione dei rischi propria degli intermediari garantisce
loro il mantenimento di un ruolo fondamentale nel processo di
intermediazione”.
Nei Paesi emergenti, mentre l’America Latina e l’Europa
emergente mostrano valori modesti (75% e 98% rispettivamente al
giugno 2023) e sostanzialmente stabili nell’ultimo decennio, i
dati riferiti all’Asia-Pacifico sono molto elevati (199% al
giugno 2023) e ancora in crescita.
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Fonte Ansa.it