Jasmine Trinca, esordio da regista “E’ l’omaggio a mia madre”

(dell’inviata Alessandra Magliaro) (ANSA) – CANNES, 21 MAG – Giusto 20 anni fa Jasmine Trinca
debuttava poco più che adolescente al cinema, direttamente al
festival di Cannes, voluta da Nanni Moretti per La stanza del
figlio, Palma d’oro 2001. “Ho cominciato con un film speciale e
mi fa un effetto particolare essere qua oggi, guardare tutto
quello che ho fatto, pensare a quanta fortuna e felicità”, dice
l’attrice che è nella giuria presieduta da Vincent Lindon che
assegnerà la Palma d’oro il 28 maggio e accompagna con grande
emozione il suo debutto alla regia con Marcel!, oggi in
proiezione speciale. Il film, una produzione Cinemaundici e
Totem Atelier con Rai Cinema in sala con Vision dal 1 giugno,
racconta il rapporto “di amore e crudeltà” tra una madre e una
figlia, tutto visto con lo sguardo della bambina (Maayane Conti)
che, orfana di padre, viene cresciuta dai nonni paterni (la
nonna è Giovanna Ralli, il nonno Umberto Orsini) nel palazzo
accanto a quello in cui vive la madre (Alba Rohrawcher),
un’artista di strada che propone un numero con il cane Marcel
che sembra amare più della figlia. Tutto ambientato in un
microcosmo di palazzine in cui si conoscono tutti (la Garbatella
a Roma), con echi felliniani e chapliniani. All’origine c’è un
percorso di elaborazione del vissuto di Jasmine Trinca, “una
favola che rielabora il mio passato, come tappa di un percorso
di cura cominciato molto tempo fa ma cui certo – risponde
all’ANSA – questo film da’ una bella botta”. La figlia che
ammira questa madre che sembra avere spazio nel suo cuore solo
per il cane (poi si scoprirà essere un lutto anche quello) fa
crescere dentro di sé anche una parte cattiva. Siamo lontani
dallo “stereotipo della madre protettiva. Io ho avuto una madre
molto più libera di me adesso, avanguardista, pioniera, non una
madre devota alla figliolanza, una madre sghemba come quella del
film, abitata dall’arte e dal dolore, una supereroina mi sembra
oggi, in lotta per vivere. Mi ha trasmesso molto il femminile,
con il poco che avevamo sono arrivata qua a Cannes, e questo
film è il tentativo anche di fare pace con lei e ringraziarla.
    Vengo da anni e anni di gioie e dolori, trasformare
creativamente questo vissuto mi ha dato grande energia e mi fa
sembrare ora tutto più leggero”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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