La centrale che risucchia la CO2 dall’aria

Purificare l’atmosfera con impianti in grado di ridurre drasticamente i livelli di CO2 intervenendo direttamente sull’aria inquinata, risucchiando l’anidride carbonica e utilizzandola per scopi utili alla società. Negli Stati Uniti, questa allettante idea ha portato allo sviluppo di una tecnologia innovativa che ha ricevuto ampi finanziamenti governativi. Unico neo: il costo.

All’avanguardia. Ma andiamo con ordine: a Tracy (California), la start-up statunitense Heirloom Carbon Technologies ha realizzato il primo innovativo impianto commerciale che utilizza la “cattura diretta dell’aria“, ossia l’aspirazione dei gas serra. Al momento sono solo due le strutture del genere operative nel mondo (l’altra si trova in Islanda). Questa tecnologia potrebbe essere cruciale per combattere il cambiamento climatico. Il gas estratto dall’atmosfera, infatti, viene inglobato in modo permanente nell’asfalto dove non potrà più riscaldare il pianeta e potrà essere utilizzato per la costruzione di infrastrutture.

Da potenziare. L’impianto della cittadina californiana è solo un primo passo, visto che è in grado di smaltire appena 1.000 tonnellate di carbonio l’anno, l’equivalente dell’inquinamento prodotto da 200 automobili in 365 giorni. I dirigenti dell’azienda contano però di moltiplicare le centrali e arrivare a prelevare annualmente milioni di tonnellate.

Finanziamenti a pioggia. L’idea è piaciuta molto all’amministrazione Biden, al punto che lo scorso agosto ha assegnato ben 1,2 miliardi di dollari a diverse aziende, tra cui Heirloom, per finanziare la costruzione di impianti di cattura diretta dell’aria in Texas e in Louisiana, ben più grandi di quello di Tracy. Aldilà del bonus governativo, la fonte di guadagno per chi costruirà e gestirà queste centrali deriverà dal poter vendere i crediti per la rimozione del carbonio ad altre aziende, disposte a pagare profumatamente per compensare le proprie emissioni.

Aziende sostenibili? In pratica, colossi come Microsoft, Airbus e JPMorgan Chase – per fare i nomi di chi si è già mosso in tal senso – stanno spendendo milioni che permetteranno loro di rispettare le norme sull’inquinamento. L’azienda fondata da Bill Gates, per esempio, ha già firmato un accordo con Heirloom per rimuovere 315.000 tonnellate di gas serra nel prossimo futuro.

Questione chimica. L’intero processo di rimozione si basa su una semplice reazione chimica: quando l’ossido di calcio entra in contatto con l’anidride carbonica, si forma calcite. Questa viene riscaldata a 900 °C in un forno alimentato da energia rinnovabile, liberando così CO2 che viene a sua volta pompata direttamente in un serbatoio di stoccaggio, per essere successivamente utilizzata nel processo di produzione dell’asfalto.

La parte residua, costituita da ossido di calcio (una polverina simile alla farina), viene successivamente mescolata con l’acqua, spalmata su vassoi di supporto ed esposta all’aria aperta, assorbendo così anidride carbonica nei tre giorni successivi. In questo modo torna a formarsi la calcite e il ciclo può ripartire.

Ambientalisti critici. Si stima che il processo costi circa 600 dollari per ogni tonnellata di CO2 rimossa, ed è questo il primo punto a essere criticato, sebbene la Heirloom sia certa che attraverso economie di scala (quando, ovvero, le centrali saranno molte di più e si sarà standardizzato il processo) si potranno ridurre i costi di circa sei volte, fino a 100 dollari per tonnellata. Secondo gli ambientalisti resta però un problema di fondo, ossia che una soluzione del genere punti a mantenere i livelli attuali del riscaldamento globale sotto controllo e non a ridurli, distraendo così dagli sforzi necessari per abbattere drasticamente le emissioni.

Fonte Focus.it

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