La divulgazione scientifica al tempo dei social

La divulgazione scientifica, ovvero la pratica volta ad informare ed educare le persone sugli argomenti legati alla scienza, nacque durante l’Illuminismo ed è notoriamente legata alla pubblicazione di un piccolo libro scritto da Francesco Algarotti nel 1737 dal titolo “Il Newtonianismo per le dame”. Dal 18° secolo ad oggi, la scienza ha fatto enormi passi in avanti e con essa la comunicazione scientifica. Ma raccontare la scienza ai giovani e, più in generale, ai cittadini non è un compito semplice, oltre ad essere chiari, corretti e comprensibili, è necessario appassionare e coinvolgere le persone.I social network possono essere utilizzati come strumento di comunicazione per la divulgazione scientifica alle masse? Secondo un’inchiesta di Nature nel 2017 circa il 90% degli scienziati usa i social network per motivi professionali. Ma non solo. Anche per divulgare le proprie ricerche a persone non esperte del settore, ma che sono appassionati al mondo della scienza.Skype a ScientistIs there life on MAAAARS?— Skype A Scientist (@SkypeScientist) August 8, 2019Lanciato nel 2017 dalla scienziata Sarah McAnulty, “Skype a Scientist” è un gruppo Skype aperto a studentesse e studenti, insegnanti, scienziati e a tutti coloro che hanno passione per la scienza. Ogni incontro dura dai 30 ai 60 minuti e funziona come una normale conversazione con domande e risposte. Per partecipare basta compilare un modulo reperibile su Google e confermare la propria disponibilità per un determinato giorno da scegliere in un apposito calendario. Sarà poi un algoritmo progettato dal bioinformatico David Jenkins della Boston University a comporre i gruppi secondo le competenze ed i temi prescelti per una sessione live su Skype a Scientist. Il servizio è, ovviamente, gratuito. Durante gli ultimi due anni e mezzo, Skype a Scientist è stato utilizzato in ben 15.000 classi e da oltre 6.000 singoli ricercatori.Squid ScientistsPrima di fondare Skype a Scientist, Sarah McAnulty aveva già provato a portare la divulgazione scientifica sui social nel 2014 utilizzando Tumblr. Con Squid Scientists la McAnulty attirò l’attenzione del pubblico femminile del famoso social ricevendo molte richieste di informazioni sul miglior percorso scolastico da affrontare per diventare una ricercatrice. Un aspetto molto importante per Sarah McAnulty, visto che solo il 30% degli articoli pubblicati sulla rivista scientifica dedicata alla ricerca Nature Index Journals sono scritti da donne.Divulgazione scientifica e socialSe da un lato i grandi divulgatori scientifici della TV come Discovery Channel e NatGeo fanno a gara per proporre la scienza ai propri telespettatori in maniera semplice, dall’altro sempre più scienziati utilizzano YouTube, Instagram e Twitter per parlare delle loro scoperte ed illustrare empiricamente i progressi ottenuti. Questo permette un’interazione diretta tra scienziato e appassionati, dove si ha la possibilità di parlare direttamente con gli esperti, senza nessun tipo di filtro.PodcastAnche i podcast sono uno strumento molto utilizzato per la divulgazione scientifica. Il più famoso al mondo è senza dubbio “This Week In Science” ideato e prodotto nel 2000 dalla neurofisiologa e comunicatrice scientifica Kirsten “Kiki” Sanford. Originariamente “This Week In Science” era un programma radiofonico trasmesso in diretta dalla stazione radio KDVS dell’Università della California, oggi, sotto forma di podcast raggiunge ben 60 paesi a cadenza settimanale. Attualmente il Dottor Kirsten sta pensando di espandere la sua presenza online utilizzando i social network, in particolare YouTube e Twich Junior, come suggerito da suo figlio di otto anni.Divulgazione scientifica e social networkUn ruolo importantissimo e da non sottovalutare quello della divulgazione scientifica sui social, che, però, può portare anche alla diffusione di fake news, soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo. Ma secondo Sarah McAnulty e la dottoressa Sanford, proprio la presenza della comunità scientifica sui social è l’arma ideale per minimizzare i danni scatenati dalle fake news e dalle mistificazioni sulla scienza e le sue scoperte, oltre a fornire fonti sicure di informazione a cui tutti i cittadini possono accedere liberamente. 10 agosto 2019

Fonte Fastweb.it

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